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20.03.2015

 

Blacklist, Ossezia ed altro ancora: le ultime provocazioni di Putin

di Emanuele Vena

 

Una vera e propria guerra di nervi. È quella che sta andando in scena tra il leader del Cremlino Vladimir Putin e l'Occidente, Stati Uniti in testa. Il "romanzo" delle stoccate inferte dal presidente russo si arricchisce di ulteriori puntate.

 

Blacklist

L'ultima (per modo di dire) riguarda la presenza di una lista di personalità politiche ed istituzionali straniere a cui interdire l'ingresso in territorio russo. Secondo quanto rivelato alla testata giornalistica Izvestia da una fonte segreta vicina al ministero della Difesa russo, la "blacklist" in questione sarebbe composta da almeno 200 nominativi, di cui quasi un terzo sarebbe rappresentato da personalità di spicco della politica statunitense.

Secondo ulteriori dettagli, la lista di nomi sarebbe "bipartisan", includendo personalità di spicco sia del Partito Democratico che dei Repubblicani. Tra i primi spicca il nome di Bob Menendez, senatore e presidente della Commissione Esteri al Senato. Tra i secondi in evidenza ci sarebbero i nomi di John McCain - sfidante di Obama nelle presidenziali 2008 - e John Boehner, Speaker del Congresso statunitense. La notizia della blacklist non è nuova - già nella primavera 2014, dopo le prime sanzioni a causa della situazione in Crimea, il Cremlino aveva creato una lista di cittadini statunitensi ed europei cui vietare l'ingresso sul suolo russo - ma la diffusione di ulteriori dettagli e nomi di spicco avvenuta negli ultimi giorni testimonia, ancora una volta, l'innalzamento della tensione tra Mosca e l'Occidente.

Crimea ed Ossezia

Ci ha pensato poi Putin in persona a mettere il carico da novanta, tornando a più riprese sulla questione dell'annessione della Crimea. Dapprima ha rivelato i dettagli del piano di riconquista della zona, ammettendo come la decisione fosse già stata presa al momento della fuga del presidente ucraino Yanukovich da Kiev - e quindi ben prima del discusso referendum che ne sancì formalmente l'annessione.

Quindi, il 18 marzo, il presidente russo è intervenuto al concerto-comizio organizzato nei pressi del Cremlino per festeggiare il primo anniversario dell'annessione della regione. Nel suo intervento, Putin ha parlato della Crimea definendola "non un semplice territorio, ma una radice spirituale che unisce i russi in un'unica nazione", rivendicando l'annessione quale azione che ha contribuito ad "aiutare milioni di compatrioti russi che hanno bisogno del sostegno di Mosca".

A ciò si aggiunge l'accordo firmato, sempre nelle stesse ore, con l'Ossezia del Sud, regione secessionista della Georgia da tempo nelle mire del presidente russo. La firma, che suggella un patto di collaborazione economica e militare, è stata denunciata come illegale e provocatoria dai vertici istituzionali georgiani, che temono un remake a proprie spese delle vicende vissute in Crimea un anno fa.

Ulteriori sanzioni?

Ciò che è certo è che le continue provocazioni del presidente russo vanno di pari passo con un "movimentismo" che negli ultimi tempi ha spinto Mosca a muoversi in territori delicati - come i mari del Nord - e ad irrobustire le relazioni diplomatiche in lungo ed in largo, dall'America Latina a partner come Corea del Nord ed Iran, potenziali "mine vaganti" per l'Occidente. E la sensazione è che nuove sanzioni - minacciate a più riprese dall'asse UE-Stati Uniti - non basteranno per frenare le provocazioni e l'espansionismo del Cremlino.

 

 

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