Fonte: Egalitè & Reconciliation

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15 Sett 2015

 

Russia, Europa ed Oriente. La doppia strategia dell’Impero per piegare Mosca

di Youssef Hindi

Traduzione di Luciano Lago

 

La Russia non è soltanto una grande potenza militare, una antica nazione che tende, dall’arrivo di Vladimir Putin al potere, ad equilibrare le forze geopolitiche ed economiche. E’ anche un ponte naturale, in diversi gradi, fra Europa ed Asia, Oriente ed Occidente.

Questo ponte, alcuni vorrebbero distruggerlo da oltre un secolo, in particolare per mezzo di quelle armi che sono le ideologie e la modernità: il bolscevismo, una infezione mortale che attaccò il cuore della Russia, la sua anima, il cristianesimo; e l’ultraliberismo degli anni 90 del secolo XX, per finire la Russia come nazione. A questo si sono aggiunnti l’indipendentismo delle regioni della Federazione Russa, stimolati ed alimentati dagli Stati Uniti per abbattere definitivamente l’orso russo. Se la Russia si è recuperata, dobbiamo comprendere le cause profonde e percepire il ruolo ed il destino della Russia.

 

Antropologia, Religione e geopolitica

Il ritorno “miracoloso” del cristianesimo in Russia non è il risultato di un accidente della Storia, ma piuttosto la manifestazione di leggi antropologiche fondamentali che devono attrarre l’attenzione degli europei. Tutta la società si organizza intorno ad una credenza collettiva maggioritaria; le più durature tra quelle sono ceetamente le grandi religioni che, dall’era industriale in particolare, sono state sostituite progressivamente da credenze profane, materialiste ed effimere, come le utopie comuniste e liberali (sorte dalla medsima matrice giudaica) promettendo un paradiso terrestre, o gli idoli del denaro, del sesso e della violenza, che occupano un luogo importante nelle società neoliberali. Le ideologie antireligiose, allo stesso modo che il comunismo ed il laicismo, esistono solo, per definizione, in opposizione alle religioni trascendentali, protette contro la credenza di un Dio trascendente.

Tuttavia la Storia e l’antropologia ci insegnano che l’ateismo (credenza negativa), quando si converte in maggioritario, conduce ad un collasso inesorabile della società- nel non tenere questa da dipendere più dalla religione su cui si appoggia, nè da una morale stabile- che si traduce in una atomizzazione della società e l’apparizione di individui sprovvisti di ogni orizzontalità (comunità, famiglia, ekklesia), visto che sono privi di verticalità; essendo entrambi gli aspetti complementari dal nostro punto di vista.

La sequenza storica che ha attraversato la Russia ci ha dimostrato come il brutale collasso del comunismo – l’ideologia dominante non può perdurare solo per il permanere della struttura che la sostiene – ha ceduto il passo al ritorno della religione tradizionale in Russia (la natura ha, secondo Lavosier, un sacro orrore del vuoto), ovvero il cristianesimo.

Questo ci permette di anticipare da adesso la manifestazione dello stesso fenomeno in Occidente ed in Europa in particolare. In effetti, il sistema liberale /neoliberista e la sua ideologia sono visibilmente in fase di sprofondamento (o più precisamente in corso di mutazione, ma non andiamo a parlare di questa idea adesso) – dalla crisi finanziaria del 2007/2008 . come il comunismo ieri; in questo contesto, possiamo anticipare un ritorno imminente della Religione in Europa. Nonostante accada che per temere questo ritorno incontrollato (da parte dei responsabili: la gerarchia ecclesiale) alla credenza in Dio o in quello che si voglia di similare, preveda pericolose derive come la moltiplicazione di gurù ed impostori di ogni tipo. La Russia ha ottenuto il suo ritorno all’ortodossia grazie ad una Chiesa solida , fatta con il popolo e con lo Stato.

Quanto esposto prima ci porta a dedurre che la Russia – più in là della sua complementarità economica con l’Europa Occidentale,- potrebbe essere un elemento stabilizzatore in una Europa che dovrà conoscere gravi frastorni sociali, politici e di identità….A questo bisogna aggiungere il ruolo eminente ed importante che la Russia gioca nel Medio Oriente. Si tratta di un vero ponte tra Europa e l’Oriente, il cristianesimo e l’Islam. come ha analizzato molto bene Imran N. Hosein – in tanto che una grande nazione multietnica e multiconfessionale; essa stessa è un esempio, un rimedio potenziale alla strategia dello scontro delle civiltà, strategia di cui essa stessa (la Russia) è uno dei primi obiettivi.

 

La strategia antirussa

Questa Russia cristiana, questa Russia come potenza continentale, tellurocratica, estende una influenza naturale su una ampia zona geografica abitata da popolazioni diverse, che tuttavia tiene effetto sulla maggioranza di queste, paradossalmente, una struttura familiare di tipo russo, comunitria ed egualitaria; è questa relativa omogeneità antropologica quella che, nel lungo periodo, ha permesso alla Russia di trasformarsi in un “impero naturale”, al contrario che il suo nemico, la potenza statunitense talassocratica, erede dell’Impero britannico e portatrice di una ideologia differenzialista, impregnata di darwinismo sociale sotto la facciata di un democratismo fondatore.

La Russia affronta una doppia strategia: una strategia imperiale statunitense, il cui principale cervello è Zbigniew Brzezinski, e d’altra parte, quello che soltanto si può chiamare in forma precisa la strategia” sionista”.

Se la strategia di contenzione e smantellamento della Federazione Russa elaborata da Brzezinski nel suo libro “La grande scacchiera” (1997/2002) si è dimostrata evidente per tutti gli osservatori, la strategia sionista è molto meno chiara e più subdola.

La strategia geopolitica di Zbigniew Brzezinski è un successo a medio termine: in termini di dominio del cuore dell’Europa grazie alla totale sottomissione della Francia e della Germania, questa è cosa fatta, ma in quanto alla rottura dell’unità della Russia in varie province, permettendo agli statunitensi di controllare le risorse naturali , principalmente i combustibili fossili, questo continua a rimanere nell’ordine della fantasia. I sogni di dominio di Brzezinski hanno cozzato contro il muro russo, contro il sovranista Putin.

Tuttavia la crisi in Ucraina – paese a cui Brzeinski ha concesso una particolare attenzione e che voleva assolutamente separato dalla Russia; e quasi ha scritto: “L’indipendenza dell’Ucraina è il fattore che modifica la natura stessa dello Stato russo. Da questo unico fatto deriva una importante nuova casella nel gioco degli scacchi euroasiatico e diventa un cardine geopolitico. Senza l’Ucraina la Russia cessa di essere un Impero in Eurasia . Si dimostra che gli statunitensi in assoluto hanno abbandonato il loro progetto. Fino al momento la Russia di Putin ha mantenuto in scacco gli statunitensi tanto in Siria (nel Settembre del 2013 gli USA hanno dovuto rinunciare al bombardamento), come per lo spettacolare ritorno della Crimea alla Madepatria russa (marzo 2014) in piena crisi ucraina.

La strategia sionista per la Russia si combina con la strategia statunitense ma, in nessun caso, oppone Israele  apertamente o indirettamente contro la Russia, molto al contrario.  Israele mantiene buone relazioni diplomatiche con la Russia mentre si oppone ai suoi alleati nel Levante (Siria). Israele, attraverso della lobby pro-Israele, utilizza in particolare dal giro dell’11 di Settembre del 2001, agli Stati Uniti ed alla NATO come uno strumento di distruzione degli alleati storici della Russia nel Medio Oriente, opponendosi ancora di più ai russi ed agli statunitensi. In parallelo, i leaders sionisti stanno cercando, attraverso di intermediari, di negoziare con la Russia al fine di far abbandonare i suoi alleati siriani e iraniani. Nel Luglio del 2013, il principe Bandar, in qualità di rappresentante dell’Arabia Saudita (alleato di Israele), si riunì con Vladimir Putin el corso della crisi siriana. Nel corso dell’incontro, Bandar aveva proposto a Vladimir Putin un accordo economico, per il petrolio ed il gas, in cambio del quale questo doveva tagliare i legami con l’Iran, abbandonare il presidente siriano, e consegnare la Siria ai terroristi sponsorizzati dai sauditi.

Questa strategia sionista indiretta o “perimetrale” si rende trasparente quando Henry Kissinger dichiara, l’11 di Maggio del 2014, che non bisogna isolare la Russia, ma piuttosto che “è interesse di tutti che rimanga nel sistema internazionale”. Nel 2008 è stato ancora più specifico circa le sue intenzioni, nel tendere le mani alla Russia a detrimento dell’Iran, che viene indicato come “un pericolo per il mondo circostante”. Per il mondo circostante si deve intendere, certamente, Israele. Kissinger si è riunito con Putin nel 2009 ed in Gennaio del 2012, due mesi prima della sua rielezione come Presidente della Russia.

La mano che i sionisti tendono alla Russia è una mano “traditrice”, visto che, dal momento che la Russia ha rifiutato ogni compromesso e si è situata come scudo davanti alla Siria, il fuoco si è acceso in Ucraina. Il messaggio inviato alla Russia era molto chiaro: o abbandona i suoi alleati orientali per consegnarli alla disintegrazione dei loro paesi, geografica, politica, etnica e confessionale a cui sono stati destinati dalla grande strategia dell’impero nord americano (a beneficio immediato di Israele); altrimenti si vedrà attaccata nelle sue frontiere.

Tuttavia questa scelta che gli si propone è anche questa una trappola perchè, se la Russia abbandonasse la Siria, perderebbe il suo unico porto e il punto di appoggio strategico nel Mediterraneo (Tartous)., cosa che non impedirebbe agli statunitensi di mantenere la loro politica di contenzione della Russia, molto al contrario. Di fatto, questa concessione costerebbe cara alla Russia di fronte ad un nemico che mantiene molto poco i suoi stessi impegni.

In sintesi la Russia ha tutte le ragioni per non fare alcuna concessione e per avanzare un pedone ogni volta che si sente attaccata o minacciata. Nonostante questo, senza dubbio l’attuale partita di scacchi si avvicina al suo termine, Israele inizia a rivelare le sue intenzioni rispetto alla Russia; mentre Putin autorizza la consegna di missili difensivi S-300 all’Iran, Israele si prepara ad inviare armi all’Ucraina con la finalità di alimentare il fuoco latente dopo gli accordi di cessate il fuoco di Minsk del Febbraio del 2015.

Soltanto dopo aver inteso l’accoppiamento strategico sionista e statunitense vis-a-vis di fronte alla Russia, possiamo sperare di interpretare meglio la posizione di alcuni analisti geopolitici che, seguendo il discorso di Kissinger, preconizzano di tendere una mano alla Russia senza smettere di essere ostili con i suoi alleati…e che ravvivano segretamente il fuoco della guerra nel Donbass.

La Russia fino ad ora non è caduta in questa trappola e non si è indebolita di fronte alla evidente ed insidiosa aggressione degli Stati Uniti, mantenendosi sulla sua linea. In questo senso, possiamo essere sicuri del fatto che si va a giocare un ruolo ogni volta più determinante nel Medio Oriente ed in Europa, a detrimento della politica espansionista e destabilizzante delle elites sioniste e dei loro omologhi atlantisti. Il destino della Russia si trova ben tracciato; in quanto all’Europa occidentale, se sembra attualmente chiusa sulle posizioni atlantiste, tuttavia potrebbe ben aprirsi nel caso di una crisi maggiore, di fronte ad un trastorno reale politico e sociale. La Russia deve e dovrà avere molta attenzione.