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22-06-2015

 

Hong Kong: un anno vissuto intensamente

 

Due date: 26 settembre 2014-18 giugno 2015. In autunno, esplode il movimento Occupy, che chiede una "democrazia genuina" nell'ex colonia britannica; a primavera, il locale parlamentino boccia invece la riforma elettorale voluta da Pechino. Certo, tutto cominciava ben prima e nulla è ancora finito, ma in questi nove mesi Hong Kong ha smentito la propria nomea di monocoltura finanziario-commerciale, per gettarsi a capofitto nella politica. Ecco gli articoli di China Files che ricostruiscono l'intera vicenda.

 

Il LegCo boccia la proposta

Il 18 giugno, il Consiglio Legislativo di Hong Kong ha bocciato la proposta di riforma elettorale per le elezioni del “chief executive” del 2017. Il draft, fotocopia di quello voluto da Pechino e causa scatenante del "movimento degli ombrelli", concedeva il suffragio universale ai circa 5 milioni di elettori cittadini, ma restringeva la lista dei candidati a due o tre, filtrati da un comitato elettorale di 1200 notabili. Affinché passasse, erano necessari i 2/3 dei voti del LegCo, il numero non è stato raggiunto. A questo punto è probabile che la riforma democratica si interrompa per i prossimi quattro anni, tuttavia lo scenario è cimunque in evoluzione.

 

Ma facciamo un passo indietro.

 

L'autunno di Hong Kong

 

Premesse

La città espropriata: storia, cultura, futuro incerto

La sfida di Shanghai

Le avvisaglie: la lotta dei portuali nel 2013

 

26/09/2014: il giorno di Occupy

Le video-interviste del giorno prima

La cronaca degli eventi

Come si è arrivati alle manifestazioni

Pechino-Hong Kong: l'alleanza indegna

Il governatore Leung

Una visione a 360°

 

La parabola del movimento

La cronaca convulsa dei primi nove giorni

L'esplosione del movimento: audio (interventi radiofonici)

Cosa vuole Occupy?

Io, cane sciolto

Il punto di svolta

Cinesi o non cinesi?

La contraddizione all'interno del movimento

Chi vuole tornare alla normalità?

La città divisa

Fallisce la prova di forza

Fine del movimento

 

Da fine dicembre a giugno, il confronto sulla riforma elettorale avviene soprattutto a livello istituzionale, ma nella società diffusa restano le divisioni.

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