Originale: TeleSUR English

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5 agosto 2015

 

Bernie Sanders, il Dottor King, e i triplici mali

di Paul Street

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Negli ultimi anni della sua vita, il leader sempre più radicale per i Diritti Umani, la pace e la giustizia sociale, Martin Luther King, Jr. parlò e scrisse contro ciò che chiamava “i triplici mali che sono interconnessi.” Il primo di questi era il razzismo, che si intendeva seriamente  che significasse non soltanto sentimenti dei bianchi frutto di pregiudizi e segregazione formale nel Sud degli Stati Uniti, ma il funzionamento separato in senso razziale e ineguale delle istituzioni fondamentali e delle strutture sociali della nazione.

Il secondo male era la povertà e la disuguaglianza economica – l’ingiustizia di classe, che  King considerava radicate nel capitalismo. Quel sistema, pensava King, “produce mendicanti” insieme a opulenza rigogliosa che necessita della “radicale redistribuzione del potere politico ed economico.”

Il terzo male era l’imperialismo militare statunitense – non una semplice ulteriore riflessione nella critica espressa da King al Sistema Americano. Spiegando il motivo per cui si era rivoltato apertamente contro la mostruosa guerra di Washington al Vietnam nel 1967, King sosteneva che la coscienza non gli permetteva di restare in silenzio sui crimini che “liberatori stranieri [americani]” stavano commettendo nel Sud-Est asiatico. Allo stesso tempo, osservava, la sua condanna del ruolo dell’America come “massimo fornitore di violenza nel mondo attuale” (una definizione che sembra ancora vera oggi) era fortemente legata alle sue lotte contro la disparità razziale ed economica negli Stati Uniti.

Riflettendo sulle sommosse razziste che  inondavano  le città degli Stati Uniti nelle estati del 1966 e del 1967, King riprovava l’atteggiamento reazionario della “società bianca, impreparata e riluttante ad accettare un cambiamento strutturale radicale.” Attribuiva anche la violenza al militarismo degli Stati Uniti. Il Pentagono, osservava King, mandava soldati di colore poveri sulle linee del fronte in misura sproporzionata. Dava forma all’idea distruttiva che la violenza era una risposta ragionevole e anche una soluzione ai problemi sociali e politici. I neri americani e altri percepivano ciò che King chiamava “la crudele ironia di osservare ragazzi  neri e bianchi sugli schermi televisivi mentre uccidono e muoiono insieme per una nazione che non è stata in grado di farli sedere insieme nella stessa scuola. Li guardiamo, mentre, in brutale solidarietà, danno fuoco alle capanne di un villaggio povero, ma ci rendiamo conto che non potrebbero vivere mai nello stesso condominio a Detroit,”  diceva King.

Allo stesso tempo, King sapeva che le guerre e il militarismo statunitense sottraevano risorse alla “Guerra alla povertà” dichiarata per breve tempo e a malapena combattuta. Oltre a uccidere contadini e altra gente nel Sud-Est asiatico, le mortali spese militari avevano distrutto “la speranza per i poveri negli Stati Uniti – sia neri che bianchi.” Il programma anti-povertà, “è stato infranto ed eviscerato come se fosse qualche inutile giocattolo di una società impazzita” per un militarismo che risucchiava “uomini e abilità e denaro come farebbe qualche demoniaco tubo di aspirazione distruttivo…Una nazione che continua anno dopo anno a spendere più denaro per la difesa militare che per  programmi di sollievo sociale,” aggiungeva King, “si sta avvicinando alla morte spirituale.”

Di  recente, il candidato Democratico alla presidenza e Senatore degli Stati Uniti (“Indipendente” I – VT) , Bernie Sanders, nominalmente socialista-democratico, ammiratore della Scandinavia, ha parlato presso la vecchia organizzazione del Dottor King – l’ SCLC (Congresso dei leader cristiani degli stati del Sud) – nel tentativo di dimostrare il suo impegno per la giustizia razziale. Rispecchiando l’influenza del movimento “Le vite dei neri contano”, sorto in reazione alle uccisioni razziste compiute dalla polizia, Sanders è arrivato al SCLC armato di un surplus di terribili statistiche sulle disparità razziali negli Stati Uniti e sul razzismo delle istituzioni. Si è dimostrato esperto su questi argomenti, sebbene sia stato fin troppo pronto a rappresentare il razzismo come problema puramente economico e abbia mancato di citare la persistente profonda segregazione residenziale ed educativa de facto – cioè la continua apartheid americana della razza – che contribuisce ampiamente alla attuale disuguaglianza razziale negli Stati Uniti.

Sanders sembrava entusiasta di avvolgersi nell’eredità del Dottor King. Bernie ha strombazzato la sua opera giovanile svolta nel Movimento per i Diritti Civili negli anni ’60. Citava King per la vergognosa esistenza della povertà di massa in una terra di prosperità  e per l’oscenità che (come King fece notare a Memphis, in Tennesssee soltanto pochi giorni prima della sua uccisione) “la maggior parte dei poveri del nostro paese lavorano ogni giorno…e guadagnano salari così bassi che non possono iniziare a funzionare nella corrente della vita economica della nostra nazione.” Dopo aver lodato King per aver capito che (secondo le parole di Sanders) “è inutile cercare di occuparsi della razza senza  affrontare il  anche il problema della disuguaglianza [economica] (si potrebbe rispondere che è essenziale combattere il razzismo e le divisioni razziali per lottare utilmente contro l’ingiustizia economica), Sanders si è spostato su riflessioni lunghe e ben documentate circa la  disuguaglianza della ricchezza e del reddito e della plutocrazia delle grosse imprese nell’America contemporanea  della nuova Età dell’oro. Ha reiterato le  denunce standard della sua campagna nei riguardi del Partito Repubblicano, dei Fratelli Koch, miliardari e di destra, e della sentenza della Corte Suprema oligarchica riguardo al ricorso della Citizens United.

 

Vedi: http://www.aspeninstitute.it/aspenia-online/article/background-il-caso-“citizens-united-vs-fec”

 

Ha denunciato i tentativi Repubblicani di privare del diritto di voto  gli elettori di colore. Ha chiesto maggiori programmi federali per l’impiego e investimenti per le infrastrutture, insieme a una tassazione progressiva e all’assicurazione sanitaria    per combattere la povertà, creare posti di lavoro buoni e redistribuire la ricchezza e il potere negli Stati Uniti.

E’ stato un buon discorso progressista a parecchi livelli. Il Dottor King ne avrebbe educatamente applaudito  la maggior parte. Allo stesso tempo, il grande leader dei Diritti Civili sarebbe stato turbato dal fatto che nell’orazione di Sanders fosse assente qualsiasi comprensione o preoccupazione riguardante il “tre mali” di King. Come osserverebbe certamente King se oggi fosse vivo, Bernie è – proprio come alcuni degli amici di King, leader democratico-socialisti per i Diritti Umani e anti-povertà ((Bayard Rustin, Michael Harrington, and A. Phillip Randolph) a metà degli anni ‘60 –si è attaccato alla macchina  bellica degli Stati Uniti.

Il silenzio di Sanders sull’elemento finale che compone la grande tripletta di King al SCLC è coerente con il suo lungo e continuo curriculum di appoggio dato alle criminali avventure militari di Washington all’estero (quando vengono ordinate dai presidenti statunitensi del Partito Democratico) e di crimini di Israele contro i palestinesi. Il Senatore si precipita avanti, chiedendo programmi nazionali sociali e ambientali  costosi (e di cui c’è una disperata necessità) senza fare alcun serio riferimento al modo in cui il gigantesco bilancio bellico degli Stati Uniti divora più di metà della spese discrezionali federali della nazione – senza prestare alcuna attenzione agli avvertimenti di King sulla “morte spirituale.”  Sanders considera gli stati sociali scandinavi social-democratici come esempi per gli Stati Uniti, senza notare il fatto fondamentale che Danimarca, Norvegia e Svezia destinano porzioni relativamente piccole dei loro bilanci alle spese militari. Sanders  sembra riluttante a riconoscere che gli Stati Uniti non possono avere i cambiamenti progressisti che egli sostiene, fino a quando restano una super-potenza con tentacoli di forza letale e ampiamente costosa in quasi ogni angolo del pianeta.

Riguardo a tutto questo, Sanders non sembra avere per nulla l’accurato senso storico del Dottor King per quanto concerne la lunga cattiva condotta degli Stati Uniti in patria e all’estero. Alla fine del suo discorso alla Southern Christian Leadership Conference, Sanders ha detto che gli americani comuni hanno bisogno “ancora una volta di far diventare gli Stati Uniti il leader mondiale nella lotta per la giustizia sociale ed economica, per la sanità ambientale e per un mondo di pace.” E’ stata una affermazione stranamente propagandistica con poco rispetto per le testimonianze storiche. Il Dottor King la avrebbe giustamente considerata molto strana.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/oil/bernie-sanders-dr-king-and-the-triple-evils

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