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13 luglio 2015

 

IRAQ, dal 2014 15.000 vittime civili

 

Baghdad ha oggi annunciato l’inizio dell’operazione militare per riconquistare la provincia dell’Anbar. Si continua a morire in Siria dove i raid del regime, secondo l’Osservatorio siriano, hanno fatto più 35 vittime nella cittadina di al-Bab in mano all’Is

 

Roma, 13 luglio 2015, Nena News

 

Almeno 15.000 civili sono stati uccisi e circa 30.000 sono rimasti feriti dall’inizio del 2014 da quando, cioè, i miliziani jihadisti del califfo al-Baghdadi hanno conquistato alcune parti della provincia irachena dell’Anbar. A sostenerelo è un documento pubblicato oggi dalle Nazioni Unite dal nome: “Rapporto sulla protezione dei civili nel conflitto armato in Iraq”. I dati, però, potrebbero essere più alti perché lo studio considera solo i casi che sono stati accertati. Accanto a questi numeri, inoltre, ci sarebbero poi da aggiungere coloro che sono morti in battaglia e di cui lo studio non si occupa: i miliziani dello Stato Islamico (Is), i soldati dell’esercito iracheno, le milizie curde e sciite. A peggiore il quadro umanitario dell’Iraq attuale vi sono gli oltre 3 milioni di iracheni sfollati a causa del conflitto.

Tra le vittime civili andranno aggiunte anche le 29 persone uccise ieri (81 i feriti) in una serie di attacchi bomba che hanno colpito le aree sciite della capitale Baghdad. Gli attacchi sono stati rivendicati stamattina dall’Is sulla sua agenzia stampa A’amaq.

Oggi, intanto, il governo iracheno ha annunciato di avere iniziata una offensiva militare su larga scala per sconfiggere gli uomini del califfo nell’Anbar, la provincia occidentale del Paese. Il portavoce del comando delle Operazioni Congiunte, il generale Yahya Rasoul, ha detto in un discorso televisivo che le operazioni belliche, cominciate stamane all’alba, sono compiute dalle forze governative e dai combattenti sunniti e sciiti pro-Baghdad. Rasoul non ha specificato, però, se a partecipare ai combattimenti vi sia anche la coalizione internazionale a guida Usa. In una breve dichiarazione il premier iracheno Haider al-Abadi ha giurato “vendetta contro i criminali di Da’esh [termine dispregiativo per indicare l’Is,ndr] e i loro crimini codardi contro civili inermi”.

A mezzogiorno la tv di stato ha riferito che le truppe governative avevano rioccupato alcuni villaggi e aree attorno Fallujah. A sostenere gli sforzi di Baghdad contro gli uomini del califfo, vi sarà a breve un po’ più d’Italia. ll ministro degli interni iracheno, Mohammed Salem al-Ghabban, ha annunciato ieri che 110 istrutturori italiani “condivideranno quest’autunno la loro esperienza militare con l’esercito iracheno”. La dichiarazione di al-Ghabban è giunta a seguito di un incontro tra lui e l’ambasciatore italiano in Iraq, Marco Carnelos, in cui si è discusso della sicurezza irachena e di come sconfiggere l’Is. Lo scorso ottobre Roma aveva inviato 80 consiglieri militari nella capitale irachena e altri 200 insieme a tre aerei da ricognizione a Erbil, la capitale del governo regionale curdo nell’Iraq del nord.

Si combatte e si muore anche nella confinante Siria. Almeno 35 persone sono state uccise oggi in raid aerei compiuti dal governo siriano sulla cittadina di al-Bab nel nord della provincia di Aleppo, attualmente in mano all’Is. A renderlo noto è l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong di stanza a Londra e vicina all’opposizione. Sempre ad al-Bab, sottolinea l’ente di monitoraggio, sono state uccise tre giorni fa dal regime 34 persone, la maggior parte delle quali era costituita da civili.

Le preoccupazioni per la guerra civile siriana sono arrivate da tempo anche in Israele. Secondo il quotidiano israeliano “The Jerusalem Post”, i drusi israeliani avrebbero raccolto 10 milioni di shekel per sostenere i loro “fratelli” in Siria. E’ stato lo shaykh Maufak Tarif, il leader spirituale della comunità, ad affermarlo ieri al Jerusalem Post. La raccolta fondi serve a proteggere i drusi siriani – storicamente vicini a Bashar al-Asad e considerati “miscredenti” dai gruppi islamici più estremi – dagli eventuali attacchi delle forze ribelle siriane. Nena News

 

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