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dic 05, 2015

 

Nuova provocazione del “neo sultano” turco Erdogan: forze dell’Esercito turco avanzano in territorio iracheno

di Luciano Lago

 

Il “neo sultano” turco Recep Erdogan, non contento della tensione provocata con la Russia per l’abbattimento del Su-24 russo, ne ha fatta un’altra delle sue, inviando una brigata corazzata del suo esercito in territorio iracheno, nelle vicinanze della città di Mosul, provincia di Ninive, con il pretesto di effettuare una operazione di addestramento di non precisate “milizie irachene”.

Questa mossa azzardata della Turchia ha immediatamente provocato le proteste del governo di Baghdad che ha reagito con una nota molto dura da parte del primo ministro iracheno, Haidar al-Abadi, il quale ha immediatamente intimato al governo di Ankara di ritirare le sue forze dalla zona rilevando che l’azione turca, violando tutte le norme di diritto internazionale, è destinata ad aggravare le tensioni internazionali visto che il governo di Baghdad si appresta a contrastare l’invasione delle forze turche nel suo territorio.

 

Secondo l’agenzia Sputnik news, “Nella sua dichiarazione il governo di Baghdad ha rilevato che le azioni dell’esercito di Ankara non sono state concordate con la parte irachena, pertanto costituiscono un atto di invasione”.

Il capo dello stato iracheno ha esortato i militari turchi a lasciare il territorio del paese, mettendoli in guardia contro la ripetizione degli incidenti di questo tipo.

Nel frattempo continuano le operazioni russo-siriane in Siria per sgominare l’ISIS ed gli altri gruppi terroristi ed in particolare quelli che si trovano in prossimità della zona con la frontiera turco siriana che sono le bande jihadiste turkomanne armate e sostenute dal governo di Ankara: sono queste quelle che di fatto costituiscono una quinta colonna di Ankara in Siria e che si trovano a presidiare le vie di rifornimento da dove passano armi, munizioni e petrolio di contrabbando.

Il concentramento delle operaziani dell’aviazione russa e delle forze terrestri siriane, appoggiate anche da reparti iraniani ed iracheni sulla zona nord della Siria, rientra nella strategia russo siriana di sigillare la frontiera turca ed impedire il passaggio di rifornimenti ed il flusso del petrolio sottratto illegalmente nei pozzi siriani ed iracheni.

Questo è l’obiettivo strategico che consentirebbe di tagliare fuori la via del contrabbando di Alepo-Azez-Killis che ha consentito fino ad ora alla Turchia (con l’appoggio della NATO) di sostenere e rifornire costantemente l’ISIS.

Il governo di Ankara ha cercato di ostacolare questa azione con l’abbattimento dell’aereo russo Su-24 ma questo episodio ha fatto scoprire il gioco sporco di Ankara nel sostegno e finanziamento ai terorristi dell’ISIS ed ha determinato Putin a reagire con durezza contro la Turchia mediante una serie di misure economiche e restrittive degli interessi turchi in Russia. Inoltre la Russia ha iniziato a rifornire e sostenere i gruppi curdi siriani che operano nella zona del Kurdistan siriano che combattono sui due fronti, contro l’ISIS e contro le forze turche, questa è una ulteriore spina nel fianco per il governo del neo sultano Erdogan.

Erdogan tuttavia non si rassegna e continua nelle sue provocazioni, le ultime in ordine di tempo sono l’invasione del territorio iracheno e l’invio di due sommergibili turchi per tallonare l’incrociatore russo Moskwa al largo delle coste siriane. Il conflitto russo turco rischia così di estendersi per mare e per terra, basterebbe un ulteriore passo falso del neo sultano e questo sembra molto probabile.

In questo quadro che vede avvicinarsi semore di più una prospettiva di conflitto fra Russia e Turchia, si evidenzia anche il ruolo della NATO e dell’Amministrazione USA che continua ad appoggiare incondizionatamente l’impresentabile alleato turco anche nelle sue provocazioni più sfacciate.

La stessa Amministrazione USA, che ha negato l’evidenza delle responsabilità della Turchia nel contrabbando del petrolio dell’ISIS anche di fronte alle schiaccianti prove fornite dai russi, sostiene tutte le provocazioni dei turchi. Risulta evidente anche la strategia di Washington di affidare alla Turchia ha la funzione della pedina che deve svolgere il “gioco sporco” per conto dei Washington, mentre le autorità degli USA e della NATO hanno l’ordine di “negare sempre ed in ogni circostanza” anche quando la loro complicità diventa palese.

La narrazione affidata ai media atlantisti, in ogni caso non cambia: si prosegue nei proclami altosonanti di “lotta senza tregua” allo Stato Islamico anche da parte di quelli che lo riforniscono e lo finanziano.

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