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6 novembre 2015

 

Il 53% degli israeliani ebrei è favorevole alle uccisioni degli attentatori

 

Nel clima di tensione che regna in Israele da oltre un mese, sono i cittadini palestinesi, però, ad avere più paura

 

Roma, 6 novembre 2015, Nena News –

 

E’ giusto uccidere sul posto chi ha commesso un “attacco terroristico” contro gli ebrei. E’ quanto sostiene la maggioranza degli ebrei (53%) in un sondaggio condotto dall’Istituto della Democrazia d’Israele tra il 28 e il 29 ottobre su un campione di 600 persone. I risultati della ricerca sono stati pubblicati ieri.

Lo studio rivela, inoltre, che il 57% degli israeliani teme di poter essere attaccato, mentre la paura di subire violenze sale al 78% presso i cittadini palestinesi d’Israele. A testimonianza del clima di “caccia alle streghe” che si respira in Israele attualmente, è da sottolineare come il 53% della popolazione araba dello stato ebraico (il 35% presso quella ebrea) afferma di aver cambiato le sue abitudini quotidiane dallo scorso ottobre in conseguenza dell’inizio di quella che molti palestinesi chiamano Intifada al-Aqsa (“Intifada dei coltelli” per media e gran parte degli israeliani).

I timori della comunità araba derivano dai numerosi episodi in cui i cittadini palestinesi d’Israele sono stati picchiati, linciati e minacciati senza aver commesso alcun crimine se non quello di essere (o sembrare) “arabi“. Una definizione così vaga di “nemico” che ha prodotto casi tristemente paradossali : un israeliano ebreo accoltellato e un altro colpito mortalmente da colpi di arma da fuoco soltanto perché scambiati per “arabi” dai propri correligionari. Senza dimenticare la vicenda di Haftom Zarhoum, il richiedente asilo ebreo che fu prima crivellato da colpi di pistola e poi linciato (quando ancora era vivo) perché scambiato per il terrorista palestinese che aveva compiuto l’attacco alla stazione degli autobus di Bersheva.

Un altro dato interessante che emerge dal sondaggio è rappresentato dalle differenze su come le due comunità d’Israele (quella ebrea e quella palestinese) pensano di punire i terroristi. L’80% degli israeliani ebrei sostiene che le case dei palestinesi dovrebbero essere rase al suolo se il proprietario dell’abitazione o un membro della famiglia ha compiuto un attentato per “motivi nazionalistici”. La percentuale scende di molto se il responsabile dell’attacco è ebreo (53%). Del tutto diversa è la visione dei palestinesi d’Israele. Il 77% di loro, infatti, si oppone a questa misura (contraria tra l’altro al diritto internazionale) se l’autore è palestinese, mentre la contrarietà scende leggermente (67%) se il responsabile è un israeliano ebreo. Interessante osservare anche come diversamente è giudicata la reazione del governo Netanyahu di fronte agli attentatori: le punizioni finora decretate da Tel Aviv contro i “terroristi” (palestinesi) sono “troppo leggere” per il 60% degli israeliani ebrei, troppo pesanti il 60% dei palestinesi. Nena news