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17 novembre 2015

 

Al bando il movimento islamico

di Roberto Prinzi

 

Per Tel Aviv il gruppo di shaykh Raed Saleh istiga alla violenza. Secondo la nuova disposizione, ogni organizzazione o singolo che fa capo al ramo settentrionale del movimento islamico o offre ad esso aiuto commetterrà un reato. I parlamentari palestinesi: “è una dichiarazione di guerra”

 

Roma, 17 novembre 2015, Nena News –

 

A pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina. Approfittando dell’islamofobia dilagante dopo gli attacchi di Parigi e il diffuso clima di paura in Europa, il gabinetto di sicurezza israeliano ha deciso ieri notte di dichiarare illegale il movimento islamico in Israele. A rivelare la notizia è stata una nota ufficiale diffusa in mattinata dall’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Stando a quanto riferiscono i media locali, il provvedimento è stata firmato dal ministro della difesa Moshe Ya’alon in accordo ai poteri che gli spettano per le leggi di emergenza in vigore de facto in Israele dal 1948, anno in cui lo “stato ebraico” è stato fondato. La decisione ufficializzata ieri risale però a due settimane fa: un alto ufficiale israeliano, citato dal liberal Ha’Aretz, ha affermato che i ministri del Gabinetto avevano stabilito di lasciare al premier Netanyahu e al titolare del dicastero della difesa Ya’lon la responsabilità di adottare o meno la disposizione. Al divieto sono subito seguite le perquisizioni della polizia e dell’Intelligence interna (Shin Bet) negli uffici del movimento islamico e in 17 organizzazioni ad essa affiliate all’interno d’Israele.

Secondo la nuova disposizione, ogni organizzazione o singolo che fa capo al ramo settentrionale del movimento islamico o offre ad esso aiuto e sostegno commetterà un reato la cui pena potrebbe essere anche il carcere. Il provvedimento, inoltre, permetterà al governo di confiscare tutta la terra che appartiene al gruppo islamico. Netanyahu, che dopo gli attacchi a Parigi ha riproposto il paragone tra il terrorismo dello Stato Islamico (Is) e quello della lotta palestinese, è apparso stamane molto soddisfatto per l’intesa raggiunta dal Gabinetto: “La decisione, presa dopo una lunga serie di discussioni con i relativi consiglieri di sicurezza e con i legali, si propone di fermare la pericolosa istigazione [alla violenza] e di prevenire qualunque danno ai civili”. “Il mio governo – ha poi aggiunto – continuerà a compiere qualunque azione tesa a contrastare l’istigazione e il terrorismo” rassicurando, però, che “continueremo a investire risorse in favore dei cittadini d’Israele, siano essi ebrei o arabi”.

L’ufficio di Netanyahu ha detto che rimuovere il braccio settentrionale del movimento islamico è una passo essenziale per difendere la sicurezza pubblica precisando, tuttavia, che non si tratta di una azione diretta contro la popolazione araba e musulmana d’Israele la cui “maggioranza rispetta le leggi dello stato e ripudia il terrorismo “. Il pericolo, evidenzia la nota, è il movimento islamico il cui leader shaykh Ra’ed Salah “da anni è impegnato in una falsa campagna di istigazione [alla violenza] secondo la quale [la moschea di] al-Aqsa è in pericolo e Israele ne vuole cambiare lo status quo”. Salah, inoltre, ha fondato un braccio operativo femminile chiamato Murabitat che, sostiene Tel Aviv, “compie provocazioni sul Monte del Tempio [la Spianata delle moschee per i palestinesi, ndr] esacerbando sensibilmente le tensioni”. “Gran parte dei recenti attacchi [contro gli israeliani] – sottolinea la nota – è frutto di questa propaganda e di questa istigazione alla violenza”. Guidato dallo shaykh Raed Salah, il braccio settentrionale del movimento islamico è, secondo l’ufficio Netanyahu “un gruppo razzista e separatista che non riconosce le istituzioni dello Stato d’Israele, che nega il suo diritto e che mira a creare un califfato islamico”.

A festeggiare per il provvedimento promosso dal Gabinetto è stato il ministro dell’immigrazione e di Gerusalemme, nonché membro della Sicurezza, Zeev Elkin (Likud): “E’ una decisione storica che Israele ha preso per affrontare l’agitazione dell’Islam radicale”. “E’ tempo di capire – ha aggiunto Elkin – che se una moderna democrazia vuole vincere la battaglia contro il terrorismo dell’Islam estremista deve imparare a difendersi. L’istigazione nelle moschee, il sistema educativo e i media si traducono in giovani con coltelli per le strade. Abbiamo pertanto deciso di andare alla radice di questa grave malattia usando degli antibiotici piuttosto che una aspirina”.

Soddisfatto per la notizia anche Naftali Bennet, il leader del partito Casa Ebraica megafono delle istanze dei coloni. “Da Parigi a Gerusalemme – ha dichiarato Bennet – c’è solo una guerra al terrorismo. Lo Stato d’Israele si muove dalle parole all’azione: stiamo distruggendo le case dei terroristi, revochiamo gli status di residenza e questa mattina abbiamo messo fuori legge il ramo settentrionale del movimento islamico”. Il ministro dell’educazione ha poi affermato che lo stato ebraico “guida il mondo libero contro l’Islam radicale”. “Noi – ha detto – non proviamo a spiegare il terrorismo, non parliamo con i terroristi. Noi lo combattiamo seriamente e vinceremo”.

Di tutt’altro avviso sono i palestinesi d’Israele. Per shaykh Salah la misura presa da Tel Aviv è “repressiva” ma non servirà a cancellare il suo movimento che “continuerà ad esistere e ad aderire ai principi sui quali è stato formato. “Compirò ogni passo legittimo sia in Israele che in campo internazionale per annullare questo provvedimento contro di noi” ha detto il leader islamista che sconterà, a partire dalla prossima settimana, una condanna a 11 mesi di carcere per istigazione alla violenza e al razzismo per un discorso pronunciato 8 anni fa. L’appello è stato respinto dalla Corte suprema israeliana lo scorso mese.

Secondo Taleb Abu Arab (Lista unita) la decisione di bandire il gruppo di Saleh è una “dichiarazione di guerra” contro il settore arabo della società israeliana di cui il governo israeliano dovrà assumersi le responsabilità. Il suo collega di partito, Ahmad Tibi, l’ha definita una “decisione politica”. Secondo il noto parlamentare arabo, infatti, l’esecutivo di Netanyahu ha trovato nel movimento islamico il capro espiatorio su cui addossare le colpe per il deterioramento della situazione della sicurezza nel Paese. Tel Aviv, secondo Tibi, starebbe sfruttando cinicamente gli attentati di venerdì a Parigi per compiere un duro giro di vite contro i palestinesi. Nena News