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01 aprile 2015

 

Yemen, ribelli Houthi avanzano nel centro di Aden

 

I ribelli hanno proseguito la loro offensiva sulla seconda città del Paese. Ue: "Situazione di proporzioni allarmanti per civili"

 

ADEN - Una colonna di carri armati dei ribelli sciiti Houthi è avanzata nel centro di Aden, roccaforte delle forze leali al presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi nel sud dello Yemen. Lo hanno riferito testimoni. Nonostante gli intensi bombardamenti aerei da parte della coalizione sunnita guidata dall'Arabia Saudita, gli Houthi hanno proseguito la loro offensiva sulla seconda città dello Yemen e ultima roccaforte dell'ex presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, rovesciato proprio dai ribelli sciiti alla fine di gennaio. I miliziani sono entrati nel centralissimo quartiere di Khor Maksar alla testa di una colonna di carri armati, insieme agli alleati dei reparti dell'esercito regolare rimasti fedeli al deposto Ali Abdullah Saleh, predecessore di Hadi. Sviluppi, questi, che aggraverebbero ancor di più la già precaria situazione umanitaria nell'area, dove migliaia di civili resterebbero bloccati nelle proprie abitazioni.

 

Alcune fonti riferiscono di un pullman di residenti in fuga da Aden. All'interno del veicolo ci sarebbero state almeno 20 persone, molte delle quali sarebbero rimaste uccise. Non è ancora chiaro se l'attacco sia stato condotto dalla coalizione o dall'artiglieria dei reparti militari fedeli a Saleh.

Bilancio pesante. Almeno 62 bambini uccisi, alcuni bruciati vivi, 35 lavoratori morti in una fabbrica, profughi presi di mira: si allunga la lista delle vittime civili nei raid aerei e nei combattimenti, con il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che protesta dicendosi "molto preoccupato". La violenza "sta terrorizzando" i più piccoli, e c'è una "disperata necessità di proteggerli", afferma in una nota l'Unicef, parlando appunto di 62 bambini uccisi e 30 feriti da quando sono cominciati i bombardamenti, una settimana fa, di una coalizione di Paesi arabi a guida saudita contro i ribelli sciiti Huthi, che minacciavano di impadronirsi dell'intero Paese. Ma non è chiaro quanti siano morti nei raid e quanti nei combattimenti a terra, che vedono contrapposti gli Huthi e le forze fedeli all'ex presidente Ali Abdullah Saleh da una parte e truppe schierate con l'attuale presidente Abd Rabbo Mansur Hadi dall'altra. L'agenzia Onu per gli affari umanitari (Ocha), dal canto suo, citando i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, stima siano 361 le persone uccise e 1.345 quelle ferite dall'inizio dell'escalation militare nel Paese. E aggiunge che le vittime "sono in gran parte civili". L'ultimo episodio è avvenuto oggi nella città portuale di Hodaida, nell'Ovest del Paese, dove raid aerei hanno colpito una fabbrica di prodotti caseari che ha preso fuoco. Fonti militari affermano che l'impianto era usato come deposito di armi dagli Huthi. Secondo fonti mediche, i lavoratori uccisi sono 35. Secondo Amnesty International, 14 persone, tra le quali quattro bambini, erano state uccise dalle fiamme durante un raid aereo nella notte tra lunedì e martedì nel governatorato di Ibb, quando i jet hanno colpito un posto di blocco dei ribelli sciiti Huthi e depositi di carburante. In un comunicato, l'organizzazione per i diritti umani accusa la coalizione a guida saudita di "non prestare attenzione alle vittime civili" dei bombardamenti. Da Ginevra, infine, l'ufficio per i diritti umani dell'Onu ha confermato oggi che almeno 19 civili sono morti domenica in un raid aereo su un campo profughi nella provincia settentrionale di Saada. "Tutte le parti coinvolte devono rispettare i loro obblighi derivanti dal diritto internazionale sulla protezione dei civili", ha affermato Ban Ki-moon.

 

Appello Ue. Intanto dall'Alto rappresentante Ue, Federica Mogherini, e dal commissario europeo per gli Aiuti umanitari, Christos Stylianides, arriva un richiamo: "Tutte le parti rispettino gli obblighi derivanti dal diritto internazionale sulla protezione dei civili", hanno detto in merito alla situazione del Paese, divenuta "di proporzioni allarmanti" per l'impatto sui civili. In una nota congiunta Mogherini e Stylianides rivolgono un appello affinché le parti "permettano il pieno accesso dei soccorsi umanitari e possano continuare a prestare assistenza ai più vulnerabili".

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