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8 aprile 2015

 

L’Onu conta le vittime del massacro in Yemen, gli Usa inviano altre armi

 

Nel paese è in corso una strage: almeno 540 morti, 100mila sfollati, a causa dei raid sauditi e della guerra civile. L’Iran chiede il cessate il fuoco, Washington promette armi alla coalizione anti-sciita.

 

Roma, 8 aprile 2015, Nena News

La guerra civile yemenita si è presto trasformata in una strage di civili: a dare i numeri del massacro sono le Nazioni Unite che ieri hanno pubblicato una stima – probabilmente al ribasso – delle vittime civili degli scontri a terra tra sciiti Houthi e forze governative e dei raid sauditi contro il movimento ribelle. Almeno 540 morti, quasi 2mila, 100mila sfollati, in fuga per lo più dalla capitale Sana’a e da quella provvisoria, Aden. Tra le vittime, fa sapere l’Unicef, ci sono almeno 74 bambini, i più colpiti dalle violenze sia sul piano umanitario che psicologico.

Perché la crisi yemenita, esplosa definitivamente con la decisione dell’Arabia Saudita – subito supportata dall’Egitto e dalla Lega Araba – di formare una coalizione anti-sciita che spezzasse con la forza la ribellione Houthi, si va ad aggiungere a condizioni di vita già di per sé precarie: lo Yemen, va ricordato, è il paese più povero dell’intero Medio Oriente, un paese dove la denutrizione è condizione strutturale. Oggi a questa miseria, si aggiunge la quasi totale assenza di acqua potabile e di elettricità (16 milioni gli yemeniti senza corrente elettrica). E la mancanza di medicinali: gli ospedali delle grandi città sono al collasso, incapaci di portare cure mediche alla popolazione colpita.

La Croce Rossa sta tentando di mettere un pezza all’emergenza umanitaria: pronti a partire ci sono 48 tonnellate di aiuti, ma nella pratica è impossibile farli arrivare alla popolazione. Per questa ragione sia la Russia che l’Onu hanno chiesto l’apertura di un corridoio umanitario, un cessate il fuoco temporaneo che permetta di soccorrere i feriti e di portare aiuti alle comunità più colpite. Una richiesta che arriva anche dalla vera preda dell’attacco allo Yemen: l’Iran. Ieri da Ankara, dove ha incontrato il presidente turco Erdogan, il presidente iraniano Rowhani ha fatto appello alla coalizione anti-Houthi perché interrompa i raid e il bagno di sangue in corso in Yemen.

Per ora l’Iran, accusato da mesi di essere il sostenitore del movimento sciita Houthi e suo finanziatore dietro le quinte, ha preferito rispondere solo a parole, almeno ufficialmente, alla violenta offensiva saudita e sunnita. Dalla sua parte ha le vittorie registrate in Iraq, dove si è messo a capo della liberazione di Tikrit, e l’accordo preliminare con il 5+1 sul programma nucleare. Un risultato che ammorbidisce anche il novello sultano Erdogan, impegnato da anni nell’indebolimento dell’asse sciita Iran-Siria. Se fino a pochi giorni fa la Turchia accusava Teheran di essere dietro l’avanzata Houthi e aderiva con entusiasmo alla coalizione anti-sciita, ieri ad Ankara Erdogan ha fatto un passo indietro a favore del business: i due paesi si sono accordati per incrementare gli scambi commerciali fino a raggiungere il valore di 28 miliardi di dollari entro l’anno.

Chi non cede, proseguendo in una politica estera quasi schizofrenica, sono gli Stati Uniti che ieri hanno promesso l’invio di aiuti militari alla coalizione di Riyadh, dopo aver messo a disposizione già servizi di intelligence. Ieri il vice segretario di Stato Antony Blinken ha parlato dalla capitale saudita annunciando la prossima consegna, accusando gli Houthi e le forze fedeli all’ex presidente Saleh di aver provocato il collasso economico del paese e la distruzione delle sue istituzioni.

A pagarne le spese è la popolazione civile: le bombe saudite hanno centrato ieri una scuola a Ibb, città meridionale, uccidendo almeno tre studenti. L’obiettivo, dicono, era la base militare al Hamza utilizzata dai ribelli Houthi. Che, però, nonostante due settimane di bombardamenti, continua a segnare punti a proprio favore.

Ad avanzare è però anche al Qaeda nella Penisola Arabica, il più forte braccio dell’organizzazione islamista, che nel caos che regna in Yemen trova nuova forza: ieri sospetti qaedisti hanno preso d’assalto un valico di confine con l’Arabia Saudita, uccidendo due soldati, nella provincia di Hadramout, e assumendo il controllo di una base nei pressi della città di Manwakh, a nord est di Sana’a. Nena News

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