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27 luglio 2015

 

Assaf Gavron: "Colpa dei fanatici di entrambe le parti che tengono in ostaggio i nostri popoli"

di Anna Lombardi

 

Lo scrittore: "Il governo non ha figure responsabili, pronte a smorzare le violenze. Quel che è successo lo dimostra"

 

"Fanatici. Gli scontri alla moschea di Al-Aqsa sono stati provocati da fanatici che ora si accusano reciprocamente. Ciascuno pronto a puntare il dito contro l'altro, a dire "hanno iniziato loro"". Assaf Gavron è lo scrittore israeliano che con i suoi romanzi - libri come La mia storia, la tua storia e il recente La collina - ha cercato di raccontare le ragioni di entrambi, israeliani e palestinesi. "In questa vicenda la verità è difficile da trovare. Ci sono fanatici da entrambe le parti. E purtroppo in questo non c'è nulla di nuovo".

 

Ieri alla guida degli ultraortodossi c'era Uri Ariel, ministro del governo Netanyahu. La sua è stata una provocazione?

"Senz'altro. Il suo partito, Jewish Home, è il più estremista, il più provocatore, quello che cerca di portare le cose al loro limite estremo. Ha voluto certo evocare la famosa "passeggiata" di Ariel Sharon sulla spianata dalle moschee".

 

Lo ha fatto con l'appoggio del governo?

"No, non credo che in questo abbia avuto l'appoggio del governo: ma certo l'atteggiamento nei suoi confronti è ambiguo. Nessuno lo ha criticato per quel che ha fatto. Il premier, gli altri ministri: nessuno ha preso le distanze".

 

Sembra che anche la resistenza palestinese fosse pianificata da tempo. Ma la polizia è entrata nella moschea, violando un luogo che i musulmani considerano sacro. Lei che idea si è fatto?

"La dinamica è confusa. Non credo che l'azione della polizia fosse pianificata, ma di più non saprei. Dal mio punto di vista la cosa grave è davvero la presenza di un rappresentante del governo, appunto il ministro dell'Agricoltura Ariel. I politici dovrebbero essere più responsabili e fare il possibile per smorzare le controversie. Ma il governo israeliano oggi non ha figure responsabili, pronte a lavorare per smorzare le violenze. Semmai il contrario. Quello che è successo oggi ne è la dimostrazione ulteriore".

 

La passeggiata di Sharon del 2000 scatenò la seconda Intifada. Teme nuove violenze?

"Sarebbe stupido dirle di no e poi domani magari si scatena di tutto. Ma allo stesso tempo quella di oggi qui è stata una giornata normale. Una giornata normale in una situazione di odio senza fine. Perché puoi dargli nomi e motivazioni diverse: ma alla fine l'unica realtà è che gli estremisti pur essendo una minoranza da entrambe le parti, fanatici che non rappresentano le rispettive fedi, sono capaci di tenere in ostaggio due popoli e dettare l'agenda politica".

 

Come se ne esce?

"Sono state fatte tante proposte. Belle idee come quella di fare di Gerusalemme una città aperta. Ma è un argomento troppo sensibile. Al momento non vedo situazioni concrete possibili. Forse un giorno. Ma per ora è un'utopia".

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