Middle East Monitor  

lunedì 16 novembre 2015

 

Gli attacchi dentro e contro gli ospedali denotano un'assenza di principi morali

di Dr Aayesha J Soni

Traduzione di Carlo Tagliacozzo

 

Il 12 di novembre verso le 15, circa  20 uomini sono arrivati all'ospedale Al-Ahly di Hebron su due pulmini e sono entrati con una donna sulla sedia a rotelle dichiarando che era incinta. Era una messinscena. Le videocamere del CCTV da dentro l'ospedale hanno rivelato un nutrito gruppo di uomini, travestiti e  armati di pistole e di fucili  da guerra, che camminava nei corridoi intimando ai lavoratori dell'ospedale di allontanarsi. Più tardi sarebbe divenuto chiaro che questi uomini erano soldati israeliani travestiti [da palestinesi], che erano entrati nell'ospedale con un falso pretesto e con l'obiettivo di eseguire un omicidio extragiudiziario. L'incursione ha determinato l'omicidio del 27enne Abdallah Shalaldah e l'arresto di suo cugino Azzam, che era in cura nell'ospedale.

Un attacco armato dentro un ospedale è una violazione  della Convenzione di Ginevra del 1949, che Israele ha sottoscritto fin dal 1950. (Si tratta di un dato  di cui anche gli USA, che hanno attaccato recentemente un ospedale afgano,dovrebbero tener conto). Oltre a violare il diritto internazionale, l'incursione israeliana ha distrutto uno degli ultimi luoghi  di rifugio possibili per una popolazione stressata soggetta a una violenza coloniale ininterrotta  sia nelle case che nelle strade. Con questa ultima azione omicida Israele ha  superato ogni limite.

Perché Israele non è tenuto [ad osservare] gli stessi valori di moralità e legalità al pari del resto del mondo? Questa è una domanda che per lungo tempo è rimasta  senza risposta, ma questa più recente flagrante violazione è stata condannata da molte associazioni di diritti umani. Physicians for Human Rights Israel (Medici per i diritti umani di Israele), Medici senza Frontiere e Amnesty International sono solo alcune delle autorevoli associazioni che hanno prestato la loro voce al coro di proteste per una simile barbarie.

Il fatto che a Abdullah Shalaldah  abbiano sparato alla testa e nella parte superiore del corpo fa pensare che sia stata un'esecuzione extragiudiziaria,  che si è aggiunta a un  inquietante modello di comportamento in recenti incidenti simili  da parte delle forze israeliane  in Cisgiordania che richiedono un'inchiesta urgente”, ha detto Philip Luther, direttore del programma di Amnesty International per il Medio Oriente e  il Nord Africa. “Le forze israeliane devono immediatamente cessare l'uso intenzionale di armi letali contro persone che non costituiscono un imminente pericolo di vita”. Il mese scorso in un'analoga incursione forze israeliane travestite sono entrate nell'ospedale di Nablus, nel nord della Cisgiordania,  e hanno sequestrato uno dei suoi pazienti. Inoltre, la polizia israeliana e le forze speciali hanno più volte fatto incursioni nell'ospedale Makassed sul Monte degli Ulivi nella Gerusalemme Est occupata e hanno rastrellato  altri ospedali palestinesi della città. Infatti, secondo il comitato internazionale della Croce Rossa di Gerusalemme, la resistenza tra lo staff  dell'ospedale Makassed e le forze di sicurezza che cercavano di entrare nell'ospedale è culminata nell'uso da parte degli israeliani di gas lacrimogeni e di pallottole rivestite di gomma; un membro del personale e un paziente sono rimasti feriti.

Le azioni brutali dell'esercito israeliano corrispondono al comportamento criminale delle autorità politiche di quel Paese. Le truppe hanno seminato morte piuttosto che salvare vite, che è quello che l'equipe del Al-Ahli fa ogni giorno; gli israeliani invece si sono presi una vita e un ostaggio.

È evidente che la risposta di Israele, decisa dai politici,  alla resistenza popolare palestinese manca di qualunque limite  morale, legale o di altro genere. La politica [israeliana] vuole intimidire la popolazione che vive sotto una brutale occupazione più dura del solito, di  inculcare la sottomissione colpendola non solo sul piano fisico ma anche su quello psicologico, per cui la sicurezza non è garantita neanche nei più accoglienti luoghi di rifugio,  quali gli ospedali.

Se l'incursione fosse avvenuta praticamente in un qualunque altro Paese, ci sarebbero state accuse di “crimini di guerra” trasmesse insistentemente dai media occidentali. Condanne di massa, risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e forse  persino una marcia guidata dai leader del “mondo libero” avrebbero provocato titoli scandalizzati. Dato che le vittime di simili crimini sono solamente palestinesi e i  colpevoli sono israeliani, l'indignazione mondiale è stranamente silente.

 La conclusione è che le affermazioni di Israele che i suoi detrattori stanno  tentando di “delegittimare” lo Stato sono inutili; le sue azioni, come  questa incursione in un ospedale, equivalgono ad un auto-deumanizzazione e pertanto a un auto delegittimazione. La barbarie delle azioni israeliane deve essere smascherata, e distruggere  l'inviolabilità degli ospedali è  un limite che non dovrebbe mai essere oltrepassato.

 


Il dr Aayesha J Soni è un medico e vicepresidente del Media ReviewNetwork (MRN) un'associazione  con sede a Joannesburg. Segui dr. Soni su Twitter: @AayeshaJ

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