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7 ottobre 2015

 

Onu: “Israele indaghi sulla morte dei 4 palestinesi”

 

Il segretario generale Ban Ki-moon chiede un’inchiesta immediata sull’uso della forza da parte delle forze israeliane. Ieri manifestazione a Jaffa. Sale a 600 il numero di feriti palestinesi nei Territori Occupati.

 

Gerusalemme, 7 ottobre 2015, Nena News –

 

Dopo giorni di alta tensione, uccisioni e ferimenti negli scontri tra forze israeliane e manifestanti palestinesi, ad intervenire su quella che alcuni media si sono affrettati ad etichettare come l’inizio di una nuova Intifada sono le Nazioni Unite. Ieri il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto alle autorità di Tel Aviv di aprire un’inchiesta sulla morte di quattro palestinesi, uccisi in pochi giorni nei Territori Occupati.

“Un’inchiesta immediata e trasparente” che verifichi se la forza usata dalle truppe israeliane sia stata appropriata alla minaccia. In particolare, al centro dell’attenzione delle Nazioni Unite, è finito l’omicidio di un 13enne a Betlemme, lunedì: Aber Ar-Rahman Abd Allah è stato ucciso da un cecchino appostato su una torretta militare nel campo profughi di Aida. Non stava lanciando pietre, stava in disparte con lo zaino di scuola. Centrato al petto da un proiettile, è morto subito. I funerali, tenutisi ieri a Betlemme, hanno visto la partecipazione di oltre 2.500 persone. Subito dopo sono partiti gli scontri tra manifestanti palestinesi e soldati israeliani.

L’altro caso è quello del 18enne Huzeifa Othman Suleiman, ucciso a Tulkarem. Il giorno prima, domenica, a morire era stato un altro ragazzo di 18 anni di Gerusalemme, Fadi Samir Mustafa Alloun, colpito dalla polizia israeliana mentre fuggiva ad un linciaggio da parte di un gruppo di coloni. Poche ore prima era morto Mohammed Shafiq, 19 anni di al-Bireh (Ramallah), ucciso dopo aver accoltellato due coloni, Nehemia Lavi e Aharon Benita, nella Città Vecchia di Gerusalemme e averli uccisi

Morti che mostrano un utilizzo sproporzionato della forza da parte delle forze militari israeliane. A ciò si aggiunge l’altra frequente pratica israeliana, anche questa aperta violazione del diritto internazionale: le abitazioni dei palestinesi di Gerusalemme accusati di attacchi contro lo Stato di Israele, sono state demolite. Una punizione collettiva contro la famiglia che si ripete uguale a se stessa da anni e che ora attira l’attenzione delle Nazioni Unite: secondo Ban Ki-moon le demolizione “possono infiammare ulteriormente le tensioni”, dimenticando però di notare che si tratta di pratiche vietate a livello internazionale.

Cresce intanto il numero di feriti palestinesi dall’esercito israeliano e dai coloni che in questi giorni hanno partecipato attivamente alle vessazioni e le aggressioni contro villaggi, comunità e residenti. Palestinesi accoltellati, pannelli solari distrutti, pecore avvelenate, strade bloccate. Secondo il Ministero palestinese della Salute sarebbero almeno 130 i feriti in scontri con l’esercito nella sola giornata di ieri, portando il numero totale da sabato a oltre 600: colpiti da proiettili veri, da proiettili di gomma o dalle inalazioni di gas lacrimogeni.

Una tensione che si sta allargando anche alla Palestina ’48, termine con cui il popolo palestinese si riferisce per indicare lo Stato di Israele: nella serata di ieri la città di Jaffa è stata teatro di una manifestazione a sostegno della moschea di Al Aqsa. Sono scoppiati scontri tra la polizia israeliana e le centinaia di manifestanti palestinesi scesi in strada in solidarierà con la città di Gerusalemme: tre poliziotti sono stati feriti, due palestinesi sono stati arrestati. Nena News

 

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