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Giovedì 10 Dicembre 2015

 

Guerra ai migranti, sull'Egeo l'Hot Spot di Lesbo

Traduzione Red. InfoAut

 

Mentre si moltiplicano le tragedie nel Mediterraneo, l'ultima il naufragio nell'Egeo che ha visto perire 11 persone, di cui 5 bambini, a largo dell'isola di Farmakonisi, la UE attrezza le proprie politiche di controllo e gestione dei flussi migratori. Gli Hot Spots, zone franche del diritto, rappresentano avamposti di polizia umanitaria per la differenziazione dell'accoglienza, tra rifugiati e migranti 'economici'. Si tratta dello stesso filtro adottato nelle frontiere interne all'Eurozona, utile alle politiche di smistamento della merce migrante. La Macedonia chiude ai migranti le frontiere con la Grecia innalzando mura per qualificarsi agli occhi dei partner della Fortezza Europa, la quale, a sua volta, minaccia i suoi anelli esterni di restringere la zona Schengen spingendoli a inasprire politiche di respingimento e contingentamento dei flussi. In questa direzione vanno le massicce operazioni di polizia greche al confine con la Macedonia che, dopo la chiusura del valico di Idomeni, ha portato allo sgombero di 1200 migranti provenienti soprattutto da Iran, Marocco e Pakistan, trasferiti prima ad Atene e poi destinati al reimpatrio. Il primo avamposto di queste operazioni è però rappresentato dagli Hot Spot nell'Egeo per la registrazione e l'identificazione dei migranti, di cui il primo a essere inaugurato è stato quello dell'isola di Lesbo. Riportiamo in traduzione la nota informativa su questo centro a cura del collettivo greco Musaferat – con base a Lesbo e impegnato nella lotta contro i centri di detenzione - che illustra il suo funzionamento e le sue principali contraddizioni.

 

Le strutture dei cosiddetti Hot Spots

A partire da settembre, dopo gli accordi del summit dell'UE, è stata presa la decisione di convertire il centro di detenzione di Moria Lesvos in uno dei 5 cosiddetti Hot Spots periferici che verrano costituiti in Grecia.

L’Hot Spot Moria è stato scelto come il primo in apertura in Grecia per via degli stabilimenti già esistenti del suddetto centro di detenzione. A causa dell’ampio numero di arrivi che hanno fatto di Lesbo il principale punto di ingresso in Europa, alcune delle strutture specifiche necessarie nei centri Hot Spot infatti erano già là piazzate.

 

L’inaugurazione del centro è avvenuta il 16 ottobre in presenza di numerosi funzionari dell’Unione Europea e dello Stato greco. In realtà, ciò che è avvenuto nel corso di quel giorno è stato che, al momento della visita dei funzionari, la maggior parte dei migranti dell’area sono stati violentemente rimossi da lì e il luogo successivamente velocemente ripulito. Così, la scena è stata completamente allestita per poter essere ripresa dai media, e, nel momento stesso in cui i funzionari hanno lasciato l’isola, è tornata al suo precedente squallore. La dichiarazione di Andrea Rigoni, (Italia) corrispondente della Commissione migrazioni, rifugiati e sfollati rifugiati dell’assemblea parlamentare del consiglio europeo (PACE), fatta durante la sua visita, è abbastanza indicativa per il significato ma anche per il simbolismo che rappresentano questi centri di realizzazione delle politiche anti-immigrazione dell’Unione Europea e dei suoi stati membri: «…la nostra impressione è che qui ci troviamo a una nuova frontiera d’Europa, all’interno di questo centro. Fuori da esso sei fuori dall’Europa. Dentro, entri in Europa.»

 

All’interno del Centro, ma anche negli oliveti intorno ad esso, nel periodo da settembre fino a metà novembre (periodo col picco degli arrivi), c’erano all’incirca 5-10.000 persone al giorno. A seconda della loro nazionalità e dei numeri di registrazione, la maggior parte di loro doveva restare là tra i 3 e i 15 giorni. Per ora, il reparto con i chioschi della detenzione precedente per la sistemazione di coloro che arrivano rimane inutilizzata la maggior parte del tempo. La maggior parte di loro così sono costretti a comprare tende da campeggio o a sistemarsi nei campi circostanti al centro con rifugi rozzamente improvvisati. All’interno del centro, l’UNHCR ha montato 62 piccoli chioschi e una grossa tenda, principalmente per la sistemazione delle famiglie e dei gruppi più deboli.

Le strutture sanitarie sono sostanzialmente inesistenti, in particolare se si considera la quantità spropositata di persone a cui dovrebbero servire. Di conseguenza, molte persone utilizzano le vecchie strutture abbandonate del campo militare che precedentemente era collocato là.

 

Nel corso dell’ultimo periodo stanno avendo luogo alcuni lavori di progettazione, alcuni a partire dalle stesse attrezzature militari, per le estensioni degli stabilimenti in un futuro prossimo.

 

Registrazione-identificazione

Il sistema di registrazione e identificazione, è stato diviso in due aree dopo numerose sperimentazioni. La prima area è utilizzata per le persone provenienti dalla Siria, che sono ancora la maggior parte, ma anche per i Palestinesi e Africani. Nella seconda area sono condotti invece tutti coloro che arrivano da qualsiasi altra nazione, è qui che sorgono la maggior parte delle difficoltà e tensioni. Ad ogni modo i cambiamenti nel sistema di registrazione e identificazione sono diventate le principali ragioni per la creazione di confusione e, di conseguenza, della tensione nell’area. La risoluzione di tali tensioni è stata affidata ai reparti di polizia antisommossa che si sono stabiliti sull’isola andando a costituire una parte fondamentale del funzionamento del Centro per mezzo di percosse e utilizzo di sostanze chimiche.

 

Nel campo di detenzione c’è anche un reparto per 160 persone destinato ai minori senza accompagnatori. Questa area consiste in un gruppo di chioschi all’ingresso sud, circondati da una doppia recinzione ricoperta da filo spinato. L’accesso al luogo è rigidamente ristretto a gruppi specifici e organizzazioni creando così un muro di invisibilità attorno al suo funzionamento interno. Qui sono “ospitati” all’incirca 50 minori, come conseguenza degli arrivi e delle posizioni che si aprono rispetto ad altre strutture che ospitano nel resto della Grecia. I più grandi problemi sono creati dalla detenzione congiunta di minori che ha portato a diversi scontri tra di loro.

 

Durante l’ultima visita del collettivo Musaferat nell’area del campo, ci è stato detto specificatamente che qualche giorno prima, in risposta ad uno scontro come questi, era avvenuta un’invasione brutale da parte della polizia in equipaggiamento completo. I minori del reparto erano inorriditi dopo tale avvenimento.

 

ONG

I numerosi volontari e professionisti delle ONG che sono nel centro di detenzione giocano un ruolo chiave per il suo funzionamento. Oltre le molte organizzazioni attive nei dintorni del campo con il compito di assistere i migranti appena giunti, molte hanno intrapreso vari pezzi di lavoro nel funzionamento del centro. Questo lavoro può includere dal fornire assistenza nella costruzione di chioschi per la sistemazione e la pulizia, fino a un supporto medico-psicologico per i gruppi fragili.

L’importante ruolo di queste organizzazioni nel fornire assistenza, in particolare ai migranti che solitamente arrivano esausti e bisognosi di assistenza, è qualcosa che non può essere trascurato, così come le intenzioni di molte delle persone che vi lavorano. E’ ad ogni modo chiaro che il contributo sostanziale di queste organizzazioni è individuabile nell’abbellire una situazione di svalutazione, miseria e imprigionamento che si ritorce contro tutti coloro che si presume siano qui per dare aiuto.

Al tempo stesso, l’assoluto silenzio che la maggioranza, se non tutti, ha mantenuto riguardo eventi di violenza e sfruttamento all’interno e nei dintorni del campo, rende chiaro il loro ruolo nell’ambito dell'accoglienza e li costituisce come co-amministratori istituzionali e partecipanti attivi nella politica anti-immigrazione sviluppata nei centri di detenzione. Questo è qualcosa che non può essere esaminato separatamente dai piani di frontiera delle ONG e la privatizzazione della sicurezza come industria globale.

 

Un altro punto importante in relazione alla presenza di ONG professionali sull’isola è il lavoro che procurano a molti residenti dell’isola e non solo. Il loro coinvolgimento in questo senso, ma anche attraverso le alte spese che hanno, con l’economia locale è un punto chiave della crescente accettazione da parte della comunità locale di questi centri. Tuttavia le voci di presunti scandali arrivano in ritardo, con domande dell’opposizione locale e della stampa rivolte ripetutamente all’ufficio del sindaco sulle sue transazioni finanziare con alcune di queste organizzazioni ma anche per il ruolo centrale che queste giocano nel gestire la questione migratorie sull’isola, rimpiazzando completamente le autorità locali

 

Business

L’industria dello sfruttamento resta prosperosa nel centro di detenzione di Moria. Oltre agli appaltatori che continuano a guadagnare enormi profitti dalle operazioni del campo - e ci si può aspettare ancor di più con il progetto della sua espansione - anche i commercianti più piccoli continuano a radunarsi nelle strade circostanti alla ricerca di profitti. Da molto tempo l’amministrazione del campo li autorizza a condurre attività all’interno del campo stesso. Qualcosa è cambiato solo nelle ultime due settimane. Durante la nostra ultima visita al campo abbiamo trovato installate 8 mense alimentari, un piccolo camion con frutta, un furgoncino con tende da campeggio e sacchi a pelo e due stands della Vodafone, che pare sia la vincitrice nella concorrenza tra le compagnie telefoniche. Da notare il veloce adattamento di quest’ultima alle necessità di mercato, “offrendo” schede sim con contratti con tempo di trasmissione gratuito verso i paesi del medio oriente. Anche i proprietari di taxi sembrano trarre vantaggio dalla situazione, spostando le file di taxi fuori dal campo di detenzione dei migranti con tariffe multiple rispetto al solito.

 

Cambiamenti pianificati

La limitazione degli arrivi degli ultimi giorni ha portato a una decongestione del campo di Moria permettendo a gran parte dei migranti di finire la procedura di registrazione in tempi più brevi. I lavori di allargamento aumenteranno la capienza del campo. Questo, unito alla pressione dei residenti dei paesi delle vicinanze contrari alla presenza del campo nei dintorni di zone private, si prevede che spingerà alla reclusione dei migranti all’interno del campo. Dovremmo aspettarci il totale isolamento del campo con accesso autorizzato esclusivamente a organizzazioni e mezzi autorizzati. Rimane ancora un interrogativo su dove andrà ricollocata l’area del centro che prima dello spostamento era destinata ai migranti non destinatari dell’asilo.

 

Secondo le informazioni, la creazione dei 5 hotspots periferici è prevista a Lesvos, Hios, Samos, Kos and Lero più uno centrale più grande in un area sconosciuta della penisola Attica

Le famiglie siriane sono condotte al campo rifugiati di Kara Tepe per la registrazione, giocando un ruolo importante per la decongestione del centro

E’ estremamente rilevante l’importanza di esaminare il ruolo delle diverse organizzazione nella gestione della distribuzione della migrazione. Il loro ruolo nella complessità che si presenta non può essere descritto in questa nota informativa. Ritorneremo, per questo, ad esaminarlo più specificatamente

Fino ad ora la necessita dei migranti di andare e venire dal centro registrazione per il completamento delle procedure ha portato ad “un’apertura artificiale”. Parti della recinzione erano danneggiate e formano un ulteriore passaggio nel centro. Nell’ultima settimana è applicato un sistema di entrata controllata che permette l’entrata solo a migranti o Ong.

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