Telegrammi della nonviolenza in cammino

Numero 2055 del 25 luglio 2015

 

Pogrom

di Annamaria Rivera

 

Dal blog di Annamaria Rivera nel sito della rivista "MicroMega" riprendiamo il seguente intervento precedentemente apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 21 luglio 2015.

Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009; La Bella, la Bestia e l'Umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo, Ediesse, Roma 2010; Il fuoco della rivolta. Torce umane dal Maghreb all'Europa, Dedalo, Bari 2012

 

La simbologia del pogrom si era gia' espressa, a Quinto di Treviso, col rogo delle suppellettili di uno degli alloggi destinati ai profughi: razziate, gettate in strada e date alle fiamme tra la folla plaudente.

Piu' tardi, il macabro festino dell'intolleranza si e' arricchito di un "dettaglio" ancor piu' esplicito: le minacce al prefetto di Roma, Franco Gabrielli, reo di non aver ceduto al ricatto dei cittadini "esasperati" di Casale San Nicola (Roma). In uno sgangherato messaggio via Facebook, l'autore delle minacce, il vicepresidente, leghista, del Consiglio regionale delle Marche, indegno della carica istituzionale che ricopre, promette "olio di ricino" al "porco di un comunista".

Siamo ormai a un punto di svolta allarmante, con Salvini che vomita quotidianamente ingiurie e cliche' razzisti quali: "Smettete di coccolare migliaia di clandestini. Accoglieteli in prefettura o a casa vostra, se proprio li volete".

Mentre il sistema di accoglienza dei profughi mostra tutta la sua inadeguatezza, mentre sugli scogli di Ventimiglia il gruppo di giovani esuli continua a resistere da piu' di un mese, abbandonato da ogni istituzione centrale, il blocco fascioleghista, aizzato da caporioni quali Zaia e Salvini, imperversa da Nord a Sud, guidando la rivolta dei "proprietari del territorio": marce, molotov, cassonetti incendiati e saluti romani.

Arduo e' questa volta giustificare i tentati pogrom con la retorica della guerra tra poveri, sebbene alcuni media persistano. Non siamo in periferie estreme, degradate e abbandonate, ma in un comune tutt'altro che povero, amministrato da un monocolore leghista, e in un sobborgo romano tutto ville e piscine.

In realta', gli imprenditori politici del razzismo, spalleggiati da quelli mediali, non fanno che incoraggiare, legittimare od organizzare proteste che si nutrono di una percezione delirante degli altri: quella che li colloca, simbolicamente e fattualmente, nella sfera dell'estraneita' all'umano.

Solo cosi' e' spiegabile come si possa partecipare o consentire al lancio di sassi e bottiglie contro il pullman che a Casale San Nicola trasportava i diciannove giovani richiedenti-asilo, gia' sgomenti per aver dovuto abbandonare d'un tratto la sistemazione precedente e terrorizzati dalla torma degli scalmanati.

In realta', coloro che si sono lasciati guidare dai fascioleghisti niente sanno dei profughi alloggiati o da alloggiare nel "loro territorio": non ne conoscono neppure le nazionalita'. Grazie al martellamento mediale dovrebbero, pero', essere edotti dell'epopea che li vede tragici eroi del nostro tempo: la fuga da mondi in fiamme o in sfacelo, l'estenuante traversata perigliosa del Mediterraneo, i cadaveri, anche di bambini, abbandonati alle acque "nostre", le madri che sbarcano orfane dei figli e i figli che approdano orfani dei genitori...

Ma quel che forse sanno non li muove a pieta', non fa scattare la molla dell'empatia o solo della commiserazione: il delirio produce anche anaffettivita', com'e' ben noto.

Nulla sanno di ognuno di loro. E di tutti non possono dire neanche che sono ladri e rapitori di bambini, come dicono abitualmente degli "zingari". Eppure li hanno gia' catalogati come nemici della loro mediocre tranquillita' borghese o piccolo-borghese, che essa alberghi nelle ville con piscina di Casale San Nicola oppure in alloggi ordinari di Quinto di Treviso.

Sanno o dovrebbero sapere, invece, quali gaglioffi siano i militanti di CasaPound, Forza Nuova, Militia Christi, Fratelli d'Italia, Lega Nord e via dicendo. Eppure e' a loro che di fatto si sono affidati "per proteggere il nostro territorio dagli extracomunitari". Cosi' una residente di Casale San Nicola all'inviato del "Corriere della Sera", Fabrizio Roncone, in una dichiarazione preceduta dal classico "Noi non siamo razzisti, ma...", sublime per emblematicita' razzista.

Piu' tardi, almeno a Casale San Nicola, i bollenti spiriti sembravano essersi calmati, se e' vero che nessun raid ha accompagnato il successivo trasferimento forzato nell'ex scuola "Socrate" di altri trentanove profughi. Ma c'e' da temere che, qui e altrove, la tregua sia di breve durata. I fascioleghisti persevereranno nella loro strategia funesta, la quale ha buon gioco poiche' puo' contare su umori di massa sempre piu' propensi alla ricerca di capri espiatori.

Niente di nuovo. Infatti, tutt'altro che inedita nella storia italiana recente e' la tentazione del pogrom, talvolta divenuto realta', soprattutto contro i rom: da Scampia (giugno 1999) a Bologna ("banda della Uno bianca", dicembre 1990); da Ponticelli (maggio 2008) fino alla Cascina della Continassa (Torino, dicembre 2011). In quest'ultimo caso, il corteo che sfociò nel pogrom era aperto dall'allora segretaria cittadina dei Ds, oggi deputata.

Ma e' proprio questo a farci temere: il fatto che nulla cambi, se non in peggio, dopo secoli di presenza dei rom e quasi quarant'anni d'immigrazione in Italia.

top