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ago 29th, 2015

 

Migranti: Ban Ki-moon convoca l’Assemblea Onu. E il dito è puntato contro l’Europa divisa

di Enrico Oliari

 

Sono 300mila dall’inizio del 2015 i migranti in fuga da povertà e guerre che hanno attraversato o tentato di attraversare il Mediterraneo per giungere in Europa. Lo ha detto Melissa Fleming, portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati, precisando che l’esodo ha già causato 2.500 morti. In 100mila sono giunti in Italia, mentre in 200mila sono arrivati in Grecia nel tentativo di seguire la via dei Balcani. Si tratta di un dato allarmante, specie se si considera che in tutto il 2014 sono stati 219mila coloro che hanno toccato il suolo europeo.

Di quanto sta accadendo il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ne vorrà parlare il 30 settembre all’Assemblea generale delle nazioni unite, dove siedono non solo i paesi che sono meta di profughi e migranti, ma anche quelli da cui partono.

Ban Ki-moon, che si è detto “inorridito e rattristato dalla morte dei rifugiati e dei migranti”, ha ravvisato che “Bisogna fare di più per risolvere la crisi dei migranti nel Mediterraneo e in Europa”. Le Nazioni Unite prevedono un flusso di 3mila migranti al giorno lungo il canale dei Balcani, ed esprimono forte preoccupazione per il prevedibile rafforzamento del fronte xenofobo in Europa.

Le cause della migrazioni sono molteplici e si va dalle molte guerre che stanno interessando paesi come la Siria e l’Iraq, ma anche la Somalia e il nord della Nigeria, al fenomeno rappresentato dall’espansione dell’Isis, dalla situazione politica che vede dittature lesive della dignità della persona (in Eritrea la leva obbligatoria è decennale), alla fuga di chi è discriminato per la propria religione o per le proprie convinzioni politiche.

Vi è poi chi scappa dalla povertà, e qui andrebbe aperto un capitolo sé stante. Ad esempio il fenomeno del “land grabbing” vede la Cina, che deve nutrire un miliardo e mezzo di persone non più disposte a mangiare solo riso e cavoli, prendere possesso di enormi appezzamenti di terreno in Africa, dove i vari stati accettano, in cambio di finanziamenti e soprattutto della costruzione di infrastrutture, di espropriare famiglie lì residenti da millenni, le quali, essendo spesso comunità tribali, non possiedono catasti e certificati di proprietà dei terreni agricoli: mancando il sostentamento alla famiglia resta solo la possibilità di intraprendere un viaggio verso l’ignoto, attraversando deserti e mettendosi in mano ai trafficanti di uomini.

All’appello di Ban Ki-moon si è unito anche il presidente Usa Barak Obama, il quale ha detto che “l’Europa dovrebbe fermare i trafficanti che sfruttano i migranti e assicurare il rispetto dei diritti umani”. Forse dimentico del fatto che, se l’Europa si è rammaricata per la costruzione di una barriera lungo il confine serbo-ungherese di 176 chilometri, per lo più un colabrodo, quella al confine del Messico è di 3.140 chilometri, ed è ben più consistente di quella voluta dal premier ungherese Viktor Orban.

Obama ha chiamato al telefono Frau Merkel per esprimere apprezzamento per la decisione di aprire le porte ai profughi siriani e per l’appello della cancelliera tedesca a un piano comune dell’Unione Europea per l’emergenza in corso. Chissà se sarà più ascoltata del collega italiano Matteo Renzi…

Intanto non si contano più i naufragi, gli ultimi due appena lasciata la costa libica nei pressi di Zuara, per cui sono già stati individuati 200 corpi, ma il dramma di chi muore cercando l’Europa interessa anche chi viaggia via terra: quattro persone sono state arrestate per i 71 cadaveri, anche di bambini, rinvenuti in un camion frigo proveniente dall’Ungheria ed abbandonato nei pressi di Vienna.

E’ invece stato rilasciato l’autista italiano fermato per i 27 profughi rinvenuti sul suo camion in un’area di servizio presso Cobham, in Inghilterra: per lo più giovani, i migranti erano saliti sul mezzo senza che l’autista se ne accorgesse, ma è stato lui stesso a chiamare le autorità dopo che si era accorto che qualcosa non andava.

Su Repubblica il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha sottolineato che “l’emergenza immigrati è ormai un problema europeo e nelle ultime settimane tutti ne hanno preso consapevolezza”, ma va detto che non è da oggi che le autorità del Belpaese vanno dicendo all’Europa che l’emergenza non è solo un problema dell’Italia o della Grecia, trovando per lo più chi ha fatto orecchie da mercante, come il premier britannico David Cameron, che, essendo sotto elezioni e con gli euroscettici che spingono, si è detto contrario alla spartizione in quote dei profughi.

Ieri il New York Times non ha fatto sconti ed ha scritto di un’”Europa che ha fallito”, dove in molti che si sono detti scioccati per la tragedia del Tir scoperto in Austria, “per lungo tempo si sono rifiutati di intraprendere azioni concrete”.

Il prestigioso giornale sostiene che l’Unione europea per non è stata capace di accordarsi “di fronte alla più grande ondata di rifugiati dalla seconda guerra mondiale”, ed ha sottolineato come “l’Unione europea ha fatto poco per aiutare i due Paesi dove gran parte dei rifugiati sono approdati, Italia e Grecia”.

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