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08/09/2015

 

Se questo è un genocidio

di Isabella Pratesi

Direttore del programma di conservazione WWF

 

Un pensiero mi tormenta: i treni di ebrei stipati, i vivi con i morti, le camere a gas, gli aguzzini. Ditemi: che differenza c'è con i tir, i container, le stive traboccanti di morti, gli scafisti? Ho passato una vita a chiedermi come la gente negli anni della Shoah abbia potuto chiudere gli occhi, non vedere, non sapere, non reagire. Non rendersi conto che essi stessi erano assassini e aguzzini.

Allora il mondo lasciò che il genocidio si consumasse per poi dire con vergogna: non succederà mai più. Eppure sta succedendo di nuovo. Anche quello dei migranti è un genocidio. Questa volta, non potendo far finta di non vedere o sentire ciò che la realtà multimediale ci condanna a sapere, ci raccontiamo che la colpa è degli scafisti.

Ma chi è lo scafista? Il criminale che arraffa soldi e specula su chi fugge dalla morte, dalla guerra, dalla povertà? Sono gli orridi caronti che entrano in gioco nell'ultimo tratto di una fuga disperata verso la vita? Oppure i veri scafisti dobbiamo cercarli fra i cittadini di quei paesi che si sono arricchiti divorando le foreste, inquinando e prosciugando le acque, saccheggiando i mari, distruggendo il clima e lasciando carestie, desertificazione, alluvioni, conflitti e povertà?

Non siamo noi gli scafisti quando ci accaparriamo terre fertili in Africa e Asia cacciando via milioni di abitanti? Non siamo noi gli scafisti quando esportiamo le nostre religioni che impediscono una cruciale pianificazione familiare e lasciamo che milioni di bambini nascano per morire nella sofferenza? Non siamo noi gli scafisti quando la nostra industria si ingrassano vendendo armi e alimentando i conflitti?

Ecco, allora, che il ruolo degli scafisti assassini, che vanno sicuramente fermati, acquisisce una dimensione diversa. Ecco allora che dobbiamo assumerci tutte le nostre responsabilità e intervenire alle radici di questo enorme disagio: ridare quello che abbiamo preso, aggiustare quello che abbiamo distrutto.

Nel frattempo non ci resta che accogliere gli uomini, le donne i bambini che fuggono. Solo facendolo potremmo iniziare a pagare i nostri debiti e fermare, con umanità, il genocidio.

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