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06/05/2015

 

L’Unità, l’ultima beffa sono i pignoramenti contro Concita De Gregorio e gli ex giornalisti

di Jacopo Iacoboni

 

Una chiamata implicita a star zitti e a non disturbare

 

Può succedere a chiunque, questa è la verità. Specialmente nei giornali con editori meno solidi, o in quelli che nascono, o ci provano. Ma non solo. Ascoltate perciò questa storia, perché non riguarda solo i giornalisti, riguarda voi. 

 

Concita De Gregorio, direttrice dell’Unità dal 2008 al 2011, e altri ventisei giornalisti del quotidiano, stanno subendo una serie molto pesante di ingiunzioni di risarcimento danni (per un totale che si aggira tra i cinque e i seicentomila euro) per cause civili perdute in primo grado. Cause civili, attenzione: quindi subito esecutive. Chi vuole rivalersi per qualche articolo non ha neanche querelato per diffamazione, spesso; ha chiesto soltanto i danni, iter più veloce e, appunto, subito esecutivo dopo il primo grado. Di solito in questi casi interviene l’editore, il giornalista (e il direttore, sempre «responsabile in solido» di tutti gli articoli) non può essere aggredito per più di un quinto dello stipendio. 

 

È ovvio perché sia così: perché altrimenti avremmo giornalisti ancor più alla mercé dei soggetti di cui scrivono di quanto già non siano, in Italia. E dunque: chi di loro vorrebbe occuparsi di cronaca giudiziaria, e peggio che mai di mafia? Chi vorrebbe mai scrivere un pezzo scomodo, o critico col potere, o magari semplicemente un corsivo sarcastico? Chi si occuperebbe di politica con articoli veri, non pure e semplici agiografie, su cose come i soldi, gli affari e la politica, i volti meno propagandati e meno indagati del Potere? Questi risarcimenti folli sono la grande chiamata a stare zitti e a non disturbare. 

 

Nel caso specifico, l’allora editore dell’Unità – la Nie aperta da Renato Soru - non esiste più, e nessuno si può rivalere su quella società. Così attaccano prevalentemente il direttore, Concita De Gregorio, che subisce un pignoramento di 398 mila euro sulla casa, e poi molti giornalisti. Fino a oggi il nuovo editore Guido Veneziani, e il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, rispondevano che non era un problema loro ma di gestioni passate. Ieri hanno (forse) capito, e si sono fatti carico della cosa ipotizzando una soluzione: i contributi residui per l’editoria andranno a costituire un fondo per sollevare i giornalisti dai pignoramenti. Si sa, del resto, quanto l’Unità e la libertà di ogni critica stiano a cuore a Matteo Renzi.

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