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06.07.2016

 

Delta del Niger, continuano gli attacchi agli impianti petroliferi ma il prezzo del petrolio resta stabile

di Andrea Spinelli Barrile

Specializzato in esteri e diritti umani

 

I Niger Delta Avengers, gruppo militante nigeriano protagonista di numerose azioni di sabotaggio e rappresaglia contro le compagnie petrolifere e le forze di sicurezza del governo nigeriano, continuano in questi giorni a rendersi protagonisti di azioni spettacolari contro le big companies del petrolio.

Pochi giorni fa, mercoledì 29 giugno, due tecnici che lavoravano per la compagnia italiana Agip, di proprietà di Eni, e il loro autista sono stati uccisi in un'imboscata nel Bayelsa State e i loro corpi recuperati sulle rive del fiume Oguama, parte del delta del Niger. Si tratta della prima azione del gruppo non orientata al sabotaggio ma unicamente all'omicidio e questo potrebbe cambiare di molto l'approccio del governo nigeriano ai Niger Delta Avengers, descritti sin qui come scalcagnati “pirati” sabotatori di oleodotti, impianti e raffinerie: i tre dipendenti di Agip stavano recandosi a un oleodotto della compagnia che attraversa le insenature di Nembe, sabotato circa tre settimane fa dal gruppo di miliziani.

Il 5 luglio il gruppo ha rivendicato ufficialmente, con un comunicato stampa pubblicato sul loro sito web, alcuni attacchi occorsi nelle ultime settimane nel delta del Niger: un attentato ad una piattaforma Chevron, il sabotaggio di un collettore della Nigerian National Petroleum Corporation (NNPC) e di altre due linee di trasporto del greggio verso le raffinerie della NNPC.

Nei giorni scorsi tuttavia il governo di Abuja aveva reso noto di aver trovato un accordo con i Niger Delta Avengers per un cessate il fuoco, così da poter ripristinare a pieno ritmo le estrazioni petrolifere e riportarla da un milione a due milioni di barili al giorno. La ripresa del mercato petrolifero sembra non badare molto agli attacchi dei miliziani nel delta del Niger: le rivendicazioni di martedì 5 luglio non hanno causato importanti flessioni del prezzo del greggio.

Nel frattempo l'account Twitter dei Niger Delta Avengers è stato sospeso: dal comunicato sul loro sito web si apprende infatti che lunedì 4 luglio la piattaforma di microblogging utilizzata dal gruppo per pubblicizzare i propri attacchi ha sospeso il loro account e un portavoce dell'azienda ha fatto sapere alla Reuters che la ragione dipende dalle ripetute violazioni della policy di Twitter, con particolare riferimento alla pubblicazione di contenuti violenti per incoraggiarne di altri e “promuovere il terrorismo”: parole che, non a torto, sembrano imboccate all'agenzia stampa dal governo nigeriano.

Il braccio di ferro tra il governo e il gruppo armato sembra quindi continuare nonostante l'ufficialità del “cessate il fuoco”: il 1 luglio alcuni sospettati di essere membri del gruppo sono stati arrestati dal Department of State Service (DSS, i servizi di sicurezza nigeriani), che ha fatto anche sapere di avere arrestato in giugno Selky Torughedi e Christian Oluba, presunti responsabili degli attacchi agli impianti petroliferi dei mesi scorsi. I quotidiani nigeriani da settimane denunciano possibili attacchi alle installazioni petrolifere a Lagos e minacciano attacchi alla capitale Abuja ma fino ad oggi queste sono state solo delle minacce senza alcuna conseguenza effettiva.

Il capo di stato maggiore della marina nigeriana, Ibok-Ete Ekwe Ibas, avrebbe inoltre ricevuto specifici ordini direttamente dal Presidente Muhammadu Buhari, il quale avrebbe autorizzato le forze di sicurezza e i militari ad usare “ogni mezzo possibile” contro i miliziani del delta del Niger. Ma i Niger Delta Avengers non sono l'unico gruppo armato che opera nella regione: c'è il MEND (Movement for the Emancipation of the Niger Delta) che continua ad essere attivo e in particolare si occuperebbe di portare a termine veri e propri assalti a motovedette di Marina e Forze speciali, c'è il nuovo gruppo denominato Red Egbesu Water Lions, che affermano di agire non solo in collaborazione con il Niger Delta Avengers ma anche con l'Indigenous People of Biafra (IPOB, i quali tuttavia sin qui hanno sempre portato avanti una battaglia pacifica per l'autodeterminazione del Biafra).

Un mosaico che è decisamente complesso, nel quale caos si inserisce molto bene la repressione del governo nigeriano, che colpisce indiscriminatamente con un'azione di controllo che rischia di surriscaldare ulteriormente gli animi: di fatto il cessate il fuoco è qualcosa che esiste solo nelle buone intenzioni e la task force inviata dal governo nella regione del Niger Delta, nell'ambito dell'Operazione Pulo Shield (rimpiazzata con l'Operazione Delta Safe ma fondamentalmente sono la stessa cosa), è accusata non solo dai miliziani ma anche dalle popolazioni di compiere veri e propri atti di barbarie nei confronti di miliziani, presunti tali e civili. Accuse che certo non contribuiscono a analizzare lucidamente la situazione.

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