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Mercoledì 09 novembre 2016

 

Aumentano prezzi, contestazioni e arresti

di Bianca Saini

 

La liberalizzazione del cambio del dollaro e del prezzo del carburante, finora sussidiato, decisa la scorsa settimana dalle autorità sudanesi, rischia di diventare un boomerang per il governo di Khartoum. I provvedimenti economici governativi hanno già avuto un impatto fortemente negativo sulle condizioni di vita della popolazione.

 

I partiti dell’opposizione sono decisamente contrari, così come il Democratic Unionist Party, associato al governo, e il Popular Congress Party, che ha partecipato attivamente al dialogo nazionale. La liberalizzazione del prezzo del carburante, infatti, ha già comportato un aumento importante del prezzo dell’elettricità e dei trasporti, cosa che ha già provocato un aumento drammatico dei prezzi degli altri beni di prima necessità. Inoltre, la liberalizzazione del cambio del dollaro per l’importazione dei farmaci e per i voli di compagnie aeree straniere, farà aumentare i prezzi di tutti i beni importati. Particolare preoccupazione desta, ovviamente, l’impatto sul costo dei farmaci che potrebbe raddoppiare nei prossimi giorni, con un prevedibile peggioramento delle condizioni sanitarie della popolazione, hanno dichiarato i titolari di importanti catene farmaceutiche di Khartoum.

In sostanza, i provvedimenti economici governativi hanno già avuto un impatto fortemente negativo sulle condizioni di vita della popolazione e ci si aspetta che la deriva continui nelle prossime settimane.

L’Umma Party, il maggior partito di opposizione, in un comunicato stampa, ha descritto i provvedimenti come “una guerra contro i cittadini del Sudan. Molti sudanesi moriranno presto, per fame e malattia o per le pallottole del regime”. Secondo il Partito Comunista le misure non sono altro che un modo del governo per cercare altre entrate per continuare le guerre aperte nel paese e vivere nel lusso. Ha continuato dicendo che per la gran maggioranza della popolazione, la “vita diventerà un inferno” e ha chiamato all’intifada fino al rovesciamento del regime.

La stessa analisi è alla base della chiamata alla mobilitazione del Sudan Congress Party, che sta pagando con un’ondata di arresti le sue dichiarazioni. La scorsa notte è stato “preso in custodia” dal Niss, il famigerato servizio di sicurezza nazionale, il suo presidente, Omer al-Digair, portando così a 21 il numero di esponenti della leadership del partito incarcerati negli ultimi giorni.

Le misure economiche decise dal governo sono fortemente contestate anche da diversi economisti. In un simposio tenutosi il 5 novembre a Khartoum, l’economista Mousa Karama ha definito le spese del governo irresponsabili, dichiarando che “continua a gettare i suoi denari sulla vasta armata dei parassiti del National Congress Party”, il partito del presidente Omar Hassan el-Bashir, salito al potere nel 1989, dopo un colpo di stato militare. Karama ha continuato dicendo che l’aumento dei prezzi potrebbe rivelarsi “una bomba ad orologeria” perché la gente soffre da anni per la crisi economica e si trova ormai con l’acqua alla gola.

Nel paese ci sono già state dimostrazioni studentesche e di normali cittadini in alcune città. La manifestazione degli studenti dell’università di Khartoum è stata fronteggiata con un pesante lancio di gas lacrimogeni. In altre località è aumentato il controllo preventivo dei luoghi pubblici da parte delle forze di sicurezza. C’è però il sentore che la situazione potrebbe non essere facilmente controllata, tanto che l’ambasciata americana ha chiesto ai suoi cittadini di stare all’erta, di essere sempre ben informati sulle notizie locali ed evitare assembramenti che potrebbero portare a possibili violenze.

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