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Martedì 13 settembre 2016

 

Leader politici e militari arricchiti con la guerra

di Bianca Saini

 

Un accurato rapporto realizzato dall’organizzazione di monitoraggio sulle guerre africane finanziata da George Clooney, accusa politici e generali sud sudanesi di aver accumulato molto denaro illegalmente, grazie alla guerra civile che permette loro di accaparrarsi le risorse del paese.

 

George Clooney ha presentato ieri a Washington il clamoroso rapporto “War crimes shouldn’t pay: stopping the looting and destruction in South Sudan (I crimini di guerra non dovrebbero pagare: fermare la razzia e la distruzione del Sud Sudan). Il documento, redatto dall’organizzazione The Sentry (La Sentinella), è frutto di una ricerca approfondita, durata un paio d’anni, nei meandri di affari più o meno leciti che vedono protagonisti e beneficiari importanti esponenti della leadership del paese, e in particolare il presidente Salva Kiir, il suo capo di stato maggiore, generale Paul Malong Awan, due altri generali che si sono avvicendati come capi della logistica dell’esercito governativo, l’Spla, e l’ex vice presidente Riek Machar.

 

Ne risulta un quadro sconcertante, in cui si dimostra che i personaggi sopra elencati, ma in particolare Kiir e Malong, si sono arricchiti in modo strabiliante proprio durante gli anni del conflitto, che viene definito nel rapporto come una lotta tra reti di cleptocrati per il controllo delle abbondanti risorse del paese.

 

Un particolare interesse in chi ha seguito l’evolversi del conflitto, desta la parte riservata al ranch di Kiir, a Luri, nelle vicinanze di Juba. Con l’aiuto di foto satellitari, si dimostra che il ranch è tutt’altro che un cattle camp in cui il presidente tiene le sue mandrie. Proprio a ridosso dello scoppio del conflitto, e poi nei mesi successivi, la fattoria si è arricchita di strutture e costruzioni, anche per il training militare delle milizie al comando di Malong, le Mathiang Anyoor, accusate in un rapporto dell’Unione africana di essere state le maggiori artefici del massacro dei Nuer a Juba nei primi giorni della crisi. Un massacro che ha sprofondato il paese nella guerra civile, configuratasi fin dall’inizio come scontro etnico. Nella foto più recente, si vede anche una pista aeroportuale su cui si individuano chiaramente quattro elicotteri militari. Vien da chiedersi se siano quelli usati a Juba negli scontri di luglio per scacciare dalla città Machar e i suoi uomini, e per sganciare ordigni anche su strutture della missione di pace e sui campi per la protezione dei civili. 

 

Interessante anche l’excursus tra le quote azionarie nelle innumerevoli compagnie in cui le famiglie di Salva Kiir e Paul Malong hanno partecipazioni finanziarie. Perfino un figlio dodicenne del presidente risulta intestatario del 25% delle azioni di una holding fondata nel 2016. Insomma, il nesso tra corruzione e il finanziamento del conflitto risulta chiarissimo.

Anche Machar non ne esce pulito. Ha infatti cercato di utilizzare i proventi del petrolio per acquistare armi e munizioni. Noccioline, rispetto a quanto risulta a carico dei suoi avversari. Infatti, il suo portavoce si è affrettato ad appoggiare il documento che è invece derubricato come spazzatura insensata da esponenti governativi.

Il rapporto si chiude con un elenco di provvedimenti che sarebbe importante prendere nei confronti di chi ha finanziato la guerra con la corruzione e l’appropriazione indebita delle risorse del paese. Prima di tutto sanzioni ad personam, che dovrebbero essere osservate rigidamente, in modo da impedire ai sanzionati di continuare ad agire. E’ un chiaro rimando al fatto che le sanzioni sono spesso come le grida manzoniane. Anche tra i personaggi citati nel rapporto alcuni sono già stati sanzionati dalla comunità internazionale, senza che ne abbiano per questo risentito.

War crimes shouldn’t pay” è primo rapporto di The Sentry, un’iniziativa di The enough project, not in our watch e C4ads, organizzazioni americane ben conosciute per il lavoro di analisi sulle cause e le responsabilità dei peggiori conflitti nel mondo, per la denuncia delle loro conseguenze e per l’advocacy ai più alti livelli, perché vi si intervenga in modo costruttivo per trovare soluzioni sostenibili. The Sentry si propone, in particolare, di smascherare i nessi tra la corruzione e i conflitti nei peggiori scenari africani, cioè Sud Sudan, Sudan, Repubblica democratica del Congo e Repubblica Centrafricana. Cofondatore dell’iniziativa è George Clooney, che ne è anche tra i maggiori finanziatori.

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