http://sakeritalia.it

luglio 27, 2016

 

Come i Padri Nobili dell’Europa postbellica invasero la Russia

di Luciano Canfora

 

Pubblichiamo, con il consenso dell’Autore, un breve ma interessante passo di La democrazia, storia di un’ideologia di Luciano Canfora (ed. Laterza, 2005, pag. 222 segg.).

 

Tutto ciò che io intraprendo è rivolto contro la Russia. Se in Occidente sono troppo stupidi e troppo ciechi per capirlo, sarò costretto a raggiungere un’intesa con i Russi per battere l’Occidente, per poi lanciare tutta la mia forza contro l’Unione Sovietica.

Hitler a Carl Burckhardt – Commissaria della Società delle Nazioni

 

 

Non è notissimo che Churchill e De Gaulle, due figure centrali del Novecento europeo, nati rispettivamente nel 1874 e nel 1890, ebbero entrambi una parte di rilievo nell’attacco degli Alleati alla repubblica russa, conseguente alla denuncia (conferenza di Londra del 18 marzo 1918) della pace di Brest-Litovsk tra la Russia e gli Imperi centrali. La loro partecipazione a quell’attacco ha un suo valore emblematico. Era una procedura interventista già il deliberato della conferenza londinese. La Russia aveva mutato regime, a seguito di un colpo di mano rivoluzionario; il nuovo governo teneva testa, non senza serie difficoltà e a prezzo di una guerra civile di imprevedibile durata, alla lotta armata delle truppe «bianche» ribelli ai quattro angoli del paese, dall’estremo Nord all’estremo Oriente, al confine polacco, al Baltico. Rifiutare la scelta armistiziale del nuovo governo, considerata come un «tradimento» dei patti militari del precedente governo, è, sul piano del diritto internazionale, ancora più grave della scelta nazista di invadere l’Italia a seguito della decisione del governo Badoglio di firmare, separatamente, l’armistizio dell’8 settembre 1943. Era un intervento diretto nella guerra civile in atto in Russia.

Nel 1871, tutto sommato, i Prussiani accampati vicino Parigi erano «rimasti a guardare» mentre si svolgeva, tra marzo e maggio, la guerra civile tra governo Thiers e Comune parigina. Ma nel 1918 i tempi erano cambiati in peggio, dal punto di vista delle «buone maniere»: la guerra in atto ormai da anni «inutile carneficina», secondo la icastica ma impotente definizione del papa) aveva accresciuto i comportamenti criminali dei governi. La guerra fu la matrice di tutto quello che il secolo portò: dall’accantonamento della «democrazia» al genocidio.

Churchill, ministro della Guerra nel Gabinetto Lloyd George (vi era entrato come “liberale” non come conservatore), organizzò il corpo di spedizione inglese che nell’estate del 1918 occupò Arkangelsk e Murmansk al fine di appoggiare le truppe del generale “bianco” Kolchak. Il pretesto era che si intendeva, così, riaprire un fronte di guerra orientale contro la Germania. Naturalmente non fu sparato un colpo contro i Tedeschi, ma solo contro l’ esercito “rosso”. la prova di quali fossero i veri intenti del corpo di spedizione inglese è data dal fatto che ancora nell’estate del 1919 quelle truppe erano lì nonostante fosse ormai stata presa la decisione di sgombrare (a nove mesi dalla fine del conflitto!). Anzi, nella sua fervida fantasia istituzionale, Churchill aveva lanciato un piano, proposto dalla mediazione degli Alleati, per la trasformazione della Russia in uno stato federale etto da un governo di fiducia delle potenze occidentali; quello che poi fu attuato nel 1991/92 dal governo Eltsin.

De Gaulle era più giovane. Ufficiale trentenne, da poco sortito dalla prigionia in Germania (1916-18), si arruolò nel corpo di spedizione francese al comando del generale Weygand (agosto 1920) incaricato di combattere a fianco dei Polacchi, guidati da Pilsudski, lanciati alla conquista del Baltico. Erano affiancati da una missione britannica. Un libro celebrativo sulla Troisième Rèpublique (Ed. Larusse, Parigi, 1939) ricordava con commozione quelle gesta: “Les officiers francais [tra cui il Nostro] y prirent une part glorieuse” (pag. 255).

Un terzo contingente “alleato” si illustrò, spingendosi in profondità in territorio russo, fino ad Ecaterinburg (luglio 1918), quello dei Cecoslocacchi, già inquadrati nell’esercito zarista in funzione anti austriaca, e ora passati con i “bianchi”, sostenuti da ogni genere di assistenza dagli Anglo-Francesi. Più equilibrato del lirico cantore della  Troisième Rèpublique, l’anonimo redattore della voce Russia (storia) dell’ Enciclopedia Italiana osserva che “l’intervento straniero giovò al vettovagliamento delle cosiddette armate bianche, ma forse contribuì anche a screditarle” (pag. 308).

top