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24 ottobre 2016

 

Deve esserci qualche via d’uscita da qui’: il silenzio di Dylan

di Paul Bentley

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

….disse il giullare al ladro,

“C’è troppa confusione qui,

non riesco a trovare sollievo.

Uomini d’affari bevono il mio vino,

contadini scavano la mia terra,

nessuno di loro lungo il confine

sa quale sia il valore di ciò”.

 

Finora il silenzio di Dylan sull’assegnazione di un Premio Nobel per la letteratura risuona come una pausa perfettamente inserita in un brano musicale, con grande effetto politico. Ma che cosa  sta cercando di dire in questo momento che ricorda il rifiuto di Sartre di accettare lo stesso premio nel 1964?

La copertura mediatica ha concentrato la sua attenzione su indicazioni espresse da rappresentanti della Fondazione Nobel, che Dylan è notoriamente difficile e che “non gli piace presentarsi sul palcoscenico da solo,” oppure che è “maleducato e arrogante”; presi insieme, questi giudizi, potrebbero essere intesi come un tentativo di ignorare il comportamento di Dylan considerandolo un segno problemi di salute mentali (il loro solito perno quando devono affrontare un comportamento non-conformista). Ma forse c’è altro  nel silenzio di Dylan che l’autorità costituita  è  disposti ad ammettere? Come lo stesso Sartre osservava, ‘Ogni parola la le sue conseguenze, e anche ogni silenzio.”

Per prima cosa dovremmo notare che Dylan ha letto Sartre. Nel loro libro intitolato: Another side of Dylan, Victor and Jacob Maymudes ricordano il seguente episodio: “in mezzo al caos, questo tizio chiese a Dylan se aveva letto Jean-Paul Sartre. Dylan rispose di sì e poi chiese al tizio: ‘Ha mai letto Jean Genet?’

Il giovanotto rispose: ‘sì’. Dylan replicò: “Sì. Ma lo ha letto davvero’?

Il libro di Jean Genet, The Thief’s Journal era dedicato alla ricerca di Jean-Paul Sartre dell’ “impossibile nulla” che per Sartre rappresenta la nostra libertà. Secondo Sartre, in qualunque atto di pensiero critico o di rivoluzione, l’umanità “nasconde un nulla”, e in questo modo portiamo la libertà nel mondo.

E’ allora il ladro di Genet quello a cui si riferisce Dylan nella canzone come al cavaliere che dà l’assalto alla torre di guardia per liberare le donne e “anche i servi a piedi nudi”? Il silenzio di Dylan è pieno di un analogo sentimento di rivolta? Non dicendo nulla fa la parte del verme di Sartre che divincolandosi trova la strada nella     nostra consapevolezza e ci costringe ad agire perché il “nulla è avvolto nel cuore dell’essere – come un verme”.

A un altro livello forse il silenzio di Dylan indica la sua conformità con il ragionamento di Sartre che il vero artista preferisce che la sua opera parli da se stessa. Nella sua lettera alla rivista New York Review of Books in cui spiega il suo rifiuto, Sartre dice che: “Uno scrittore che adotta posizioni politiche, sociali o letterarie, deve agire soltanto con i mezzi che gli sono propri – cioè la parola scritta.”

Questo si potrebbe considerare che significhi, per Sartre e Dylan, che il poeta dovrebbe rimanere al di sopra della mischia,  senza  schierarsi con nessuna parte,  non prendendo il proprio posto lungo i bastioni della torre di guardia insieme agli altri membri della classe governante, come il poeta laureato Alfred Tennyson, che proclamava:

 

 “ Non stava a loro dare risposte,

 ma solo combattere e morire”…*

 

E, tuttavia,  per tutto il tempo, il poeta sa che parla energicamente con opacità.      Come sostiene  Theodor Adorno nel suo saggio On Lyric poetry and Society (Sulla poesia lirica e la società)…”la lirica rivela che è soprattutto fondata nella società quando non prende parte nella società”. E quindi il poeta, come Dylan, ci dà  delle immagini evocativa della pace nella natura, come nel famoso verso, “quanti mari deve navigare la bianca colomba, prima di dormire nella sabbia,” con cui  vuole in effetti attirare la nostra attenzione ancora più apertamente sulle realtà della guerra senza fine, e sulla distruzione della natura. Comunque sia, speriamo che Dylan mantenga il suo silenzio stimolante; infatti, prendere il denaro e gli onori conferiti  da un fabbricante di armi  come Alfred Nobel o, come nel caso di Bill Clinton, da un ladro imperialista come Cecil Rhodes,** è la peggior forma di compromesso della propria integrità politica.

 

note

*https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Balaklava#Citazioni

** http://www.pericles.it/invia.asp?ID_Articolo=327 (penultimo paragrafo).

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.counterpunch.org/2016/10/24/there-must-be-some-way-out-of-here-the-silence-of-dylan/

Originale: non indicato

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