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24 ottobre 2016

 

La Corte che governa il mondo – Prima Parte

di Chris Hamby

traduzione di Giuseppe Volpe

 

28 agosto 2016

 

Un universo legale parallelo, aperto solo alle grandi imprese e in larga misura invisibile a tutti gli altri, aiuta i dirigenti condannati per reati a sfuggire alla punizione. Parte prima di un’inchiesta di BuzzFeed News.

 

Immaginate un super-tribunale globale privato che dà alle grandi imprese il potere di piegare i paesi alla loro volontà.

Diciamo che una nazione cerchi di perseguire un amministratore delegato o di vietare un inquinamento pericoloso. Immaginate che una società possa rivolgersi a questo super-tribunale e citare in giudizio l’intero paese per aver osato interferire con i suoi profitti, chiedendo centinaia di milioni o persino miliardi di dollari di risarcimento.

Immaginate che tale tribunale sia così potente che le nazioni devono spesso dare ascolto alle sue sentenze come se provenissero dalle proprie corti supreme, senza alcun modo significativo per appellarsi. Che esso operi senza essere vincolato da precedenti o da qualsiasi significativo controllo pubblico, spesso mantenendo segrete le sue procedure e a volte addirittura le sue sentenze. Che quelli che decidono le sue cause siano in larga misura avvocati societari occidentali che hanno un interesse personale a espandere l’autorità del tribunale perché se ne avvantaggiano direttamente, difendendo casi un giorno e sedendo a giudizio un altro. Che alcuni di loro, semi-scherzando, si riferiscano a sé stessi come a “Il Club” oppure “La Mafia”.

E immaginate che le sanzioni che questo tribunale ha inflitto siano state così devastanti – e le sue sentenze così imprevedibili – che alcune nazioni non osino correre il rischio di un processo, reagendo alla mera minaccia di un’azione legale con l’offerta di vaste concessioni, quali una revoca delle loro stesse leggi o persino la cancellazione delle pene di rei condannati.

Questo sistema è già in vigore, operando dietro porte chiuse in immobili di uffici e sale riunioni in città di tutto il mondo. Noto come risoluzione delle dispute investitore-stato, o ISDS, è iscritto in una vasta rete di trattati che disciplinano il commercio e gli investimenti internazionali, compreso il NAFTA e il Partenariato Trans-Pacifico, che il Congresso deve presto decidere se ratificare.

Questi patti commerciali sono divenuti un tema critico della campagna presidenziale statunitense. Ma un’inchiesta di BuzzFeed News durata 18 mesi, estesa a tre continenti e che ha comportato più di 200 interviste e decine di migliaia di documenti, molti dei quali in precedenza riservati, ha rivelato una caratteristica oscura ma immensamente importante di questi trattati commerciali: le operazioni segrete di questi tribunali e i modi in cui le imprese li hanno cooptati per mettere in ginocchio nazioni sovrane.

L’inchiesta di BuzzFeed News esplora quattro aspetti diversi dell’ISDS. Nei prossimi giorni mostrerà come la semplice minaccia di una causa ISDS possa intimidire una nazione inducendola a rimangiarsi le sue stesse leggi, come società finanziarie abbiano trasformato quello che doveva essere un sistema di giustizia in un motore di profitti, e come gli Stati Uniti siano sorprendentemente vulnerabili a cause da parte di società straniere.

La serie comincia oggi con la rivelazione forse meno nota e che più scuote: società e dirigenti accusati o persino condannati per reati si sono sottratti alla punizione rivolgendosi a questo forum speciale. Sulla base di notizie esclusive da Medio Oriente, America Centrale e Asia, BuzzFeed News ha scoperto quanto segue:

 

Un magnate di Dubai del settore immobiliare ed ex socio in affari di Donald Trump era stato condannato al carcere per aver collaborato a un accordo che aveva raggirato un egiziano per milioni di dollari, ma poi si è rivolto all’ISDS e ha ottenuto la cancellazione della condanna al carcere 

 

In El Salvador un tribunale aveva scoperto che una fabbrica aveva avvelenato un villaggio – tra cui dozzine di bambini – con piombo, evitando per anni di compiere passi ordinati dal governo per impedire che il metallo tossico fuoruscisse. Ma i legali dei proprietari della fabbrica hanno usato l’ISDS per aiutare la società a eludere una condanna penale e la responsabilità di ripulire l’area e di offrire necessaria assistenza medica.

 

Due finanzieri condannati per essersi appropriati di più di 300 milioni di dollari di una banca indonesiana hanno usato il risultato di un ISDS per aggirare l’Interpol, mettere al sicuro i loro patrimoni e annullare di fatto la loro punizione.

 

Quando il Congresso statunitense voterà se concedere l’approvazione finale all’esteso Partenariato Trans-Pacifico, che il presidente Barack Obama sostiene convintamente, starà decidendo su una massiccia espansione degli ISDS. Donald Trump e Hillary Clinton si oppongono al trattato in generale, ma si sono concentrati prevalentemente su quelle che affermano sarebbe la perdita di posti di lavoro statunitensi. Il candidato a vice della Clinton, Tim Kaine, ha manifestato preoccupazione in particolare per gli ISDS, e la senatrice Elizabeth Warren li ha sferzati. L’anno scorso membri di entrambe le Camere del Congresso hanno cercato di escluderli dall’accordo commerciale Pacifico. Non ci sono riusciti.

L’ISDS è fondamentalmente un arbitrato vincolante su scala globale, ideato per risolvere le dispute tra paesi e società straniere che esercitano attività entro i loro confini. Trattati diversi possono imporre regole leggermente diverse, ma il sistema è in generale lo stesso. Quando le società citano in giudizio le loro cause sono solitamente esaminate da un tribunale di tre arbitri, spesso avvocati privati. La società nomina un arbitro e il paese un altro, poi entrambe le parti di norma decidono insieme sul terzo.

Concepito negli anni ’50, il sistema era mirato ad avvantaggiare sia le nazioni in via di sviluppo sia le società straniere che cercavano di investire in essi. Le società guadagnavano un arbitro equo e neutrale se un regime sleale sequestrava le loro proprietà o le discriminava a favore di società nazionali. E i paesi guadagnavano le strade o gli ospedali o le industrie che tali società straniere, in conseguenza, si sentivano tranquille nel costruire.

“Funziona”, ha detto Charles Brower, un arbitro ISDS di lungo corso. “Come ogni sistema legale, ci saranno delusioni; si tratta di sistemi umani. Ma questo sistema produce fondamentalmente la stessa buona giustizia delle corti federali degli Stati Uniti”.

 

Ha difeso gli avvocati che spesso operano come arbitri affermando che “sono molto consapevoli delle loro responsabilità. Diversamente dai politici, noi siamo sottoposti a elezioni ogni minuto di ogni giorno; da qualche parte nel mondo qualcuno sta cercando di immaginare chi nominare in una causa. Noi valiamo solo quanto le nostre reputazioni”.

Come prova che l’ISDS rende giustizia, Brower ha indicato un’ondata di nazionalizzazioni da parte del governo venezuelano, molte nel corso del mandato di Hugo Chàvez, che hanno determinato “enormi sentenze contro di esse per espropri non risarciti”.

Gli ISDS non solo hanno messo sul chi va là leader rapaci, dicono i loro difensori, ma hanno anche incoraggiato investimenti, specialmente in paesi poveri, contribuendo a migliorare lo sviluppo economico generale. Alcuni di loro affermano che contribuiscono a evitare la diplomazia delle cannoniere e tesi scontri internazionali poiché i paesi hanno accettato una sede in cui possono risolvere le dispute relative a grandi investimenti.

Ma negli ultimi due decenni gli ISDS si sono trasformati da un’ultima risorsa utilizzata di rado, mirata a casi vergognosi di furti o di sfacciata discriminazione da parte degli stati, in uno strumento potente che le società brandiscono sempre più di frequente, spesso contro vaste politiche pubbliche che esse affermano di ostacolo ai loro profitti.

Poiché il sistema è così riservato, non è possibile conoscere il numero totale delle cause ISDS, ma avvocati del settore affermano che stanno salendo alle stelle. In effetti delle quasi 700 cause note pubblicamente nel corso dell’ultimo mezzo secolo, più di un decimo è stato intentato solo l’anno scorso.

A muovere questa espansione sono gli stessi avvocati. Hanno ideato modi nuovi e creativi per impiegare gli ISDS e nel processo fatturano milioni sia alle aziende sia ai governi che rappresentano. In locali snob in giro per il mondo membri del Club si incontrano per scambiarsi strategie e stimolare potenziali clienti, alcuni dei quali sono nomi familiari, come ExxonMobil o Eli Lilly, ma molti altri hanno profili molto più bassi. In pubblicazioni specializzate gli avvocati suggeriscono modi nuovi di usare gli ISDS come leva contro governi. E’ una specie di versione sofisticata, internazionale della pubblicità televisiva o del cartellone dell’avvocato dei querelanti:  “La vostra azienda è stata danneggiata da un aumento dei diritti minerari in Mali? La nostra squadra di esperti può essere in grado di aiutarvi”.

Alcune delle loro idee: far causa alla Libia per non aver protetto un impianto petrolifero nel corso della guerra civile. Far causa alla Spagna per aver ridotto gli incentivi all’energia solare quando una grave recessione ha costretto il governo a operare tagli al bilancio. Far causa all’India per aver consentito a una società di farmaci generici di produrre una versione più economica di un farmaco contro il cancro.

In un dissenso del 2014 scarsamente notato, il presidente della Corte Suprema statunitense, John Roberts, ha avvertito che le giurie degli arbitrati ISDS detengono un potere allarmante di rivedere le leggi di una nazione e “in effetti di annullare gli atti d’imperio del suo parlamento, del suo governo e della sua magistratura”. Gli arbitri ISDS, ha proseguito, “possono riunirsi letteralmente in qualsiasi parte del mondo” e “sedere in giudizio” sugli “atti sovrani” di una nazione.

 

 

Tale sorte non è ancora capitata agli Stati Uniti, ma in larga misura per pura e semplice fortuna, hanno affermato ex legali del governo. In teoria gli arbitri ISDS devono attenersi alle regole stilate nei patti commerciali. Ma nella pratica hanno interpretato il linguaggio vago di molti trattati come implicante vasti diritti non scritti ben oltre le protezioni contro sequestri di proprietà e discriminazioni sfacciate, persino identificando, in un caso, un diritto a un “ragionevole tasso di redditività”.

Alcuni avvocati delle imprese vanno alla ricerca di modi per far soldi grazie agli ISDS. Selvyn Seidel, un avvocato che ha rappresentato clienti in cause ISDS, oggi gestisce una società specializzata che trova investitori disposti a finanziare cause promettenti per una percentuale sull’eventuale sentenza. Alcuni avvocati, ha detto, tengono sotto controllo governi in giro per il mondo alla ricerca di proposte di legge e di regolamenti che potrebbero suscitare obiezioni da parte di società straniere. “Sai che la cosa sta arrivando”, ha detto, “ così in quell’anno che precede l’effettivo cambiamento, puoi schierare i giusti querelanti e i giusti studi legali per intentare una quantità di cause”.

I funzionari statunitensi che hanno negoziato il Partenariato Trans-Pacifico hanno sostenuto che esso contiene nuove tutele riguardo agli ISDS, tra cui l’apertura al pubblico delle udienze e dei documenti legali.  Le modifiche, tuttavia, hanno scappatoie e gli avvocati di alcune grandi società sono già pronti a consigliare i clienti su come potrebbero utilizzare il nuovo accordo a loro vantaggio.

L’opposizione agli ISDS si sta diffondendo in tutto lo spettro politico, con gruppi di sinistra e di destra che attaccano il sistema. Nel mondo un numero crescente di paesi preme per riforme o per la totale cancellazione. Ma la maggior parte dell’allarme è stata concentrata sul potenziale uso degli ISDS da parte di imprese per revocare leggi di interesse pubblico, quali quelli che vietano l’uso di sostanze chimiche pericolose o che aumentano il salario minimo. L’utilità del sistema come scudo per i criminali e i corrotti è rimasta virtualmente ignota.

Passando in rassegna informazioni di pubblico dominio su circa 300 reclami presentati negli ultimi cinque anni, BuzzFeed News ha scoperto più di 35 cause in cui la società o il dirigente alla ricerca di protezione grazia all’ISDS erano accusati di attività criminali, tra cui riciclaggio di denaro, peculato, manipolazione di azioni, mazzette, sciacallaggio su guerre e frodi.

Tra questi: una banca di Cipro che il governo statunitense ha accusato di finanziare il terrorismo e il crimine organizzato, un dirigente di una società petrolifera accusato di essersi appropriato di milioni dell’impoverita nazione africana del Burundi e l’oligarca russo noto come “il banchiere del Cremlino”.

Alcuni sono al centro di scandali tristemente noti, dal miliardario accusato di aver orchestrato una grande catena di Sant’Antonio alle Mauritius a molteplici magnati delle telecomunicazione nella “truffa 2G” in continua espansione in India, entrata tra i 10 maggiori abusi di potere della rivista Time, a pari merito con il Watergate. Le società o i dirigenti coinvolti in queste cause o hanno negato gli illeciti o non hanno risposto a richieste di commenti.

La maggior parte delle 35 e più cause è tuttora in corso. Ma almeno otto di esse, avviare una causa ISDS ha prodotto risultati per i trasgressori coinvolti, tra cui un risarcimento multimilionario, l’abbandono di un’indagine penale e l’archiviazione di accuse penali. In un altro caso il tribunale ha ordinato al governo di bloccare una causa penale mentre è in corso l’arbitrato.

Naturalmente ci sono governi che non hanno essi stessi le mani pulite e alcuni reclami delle imprese sono stati giustificati. I sistemi legali di alcuni paesi sono palesemente faziosi o zeppi di corruzione. Inoltre regimi autoritari o cleptocratici a volte usano, in effetti, i loro sistemi giudiziari come armi politiche. Ad esempio gli arbitri hanno ordinato alla Russia di versare risarcimenti dopo aver scoperto che Vladimir Putin e il suo governo avevano utilizzato procedure penali e fiscali per distruggere la compagnia petrolifera del rivale politico Mikhail Khodorkovsky.

Avvocati affermano che alcuni governi, posti di fronte a rivendicazioni ISDS legittime, arriveranno a inventarsi un’accusa penale per sviare dalle proprie malefatte. Ad esempio arbitri hanno scoperto che c’erano prove che suggerivano che la Bolivia aveva avviato una causa per frode contro dirigenti di una compagnia mineraria come piano per far rigettare la rivendicazione ISDS della società.

Ma anche alcuni membri del Club hanno affermato di essere preoccupati per quanto spesso emergono accuse credibili di criminalità. Molti avvocati ISDS affermano che il sistema contribuisce a promuovere il primato della legge nel mondo. Se l’ISDS è visto come una protezione per i criminali, temono, potrebbe delegittimare un sistema che funziona bene per molti altri.

Un avvocato che rappresenta regolarmente governi ha detto di aver visto prove di criminalità delle imprese cui “non poteva credere”. Parlando a condizione di non essere nominato poiché sta attualmente seguendo cause ISDS, ha detto: “C’è una quantità di luridi ladri, diciamo, per i quali questo è un modo per fare il terno al lotto.”

 

Persino nel mondo di ostentata opulenza in cui vivono i magnati immobiliaristi del Dubai, Hussein Sajwani e la sua società, Damac Properties, spicca. Le sue promozioni sono vistose: acquista un appartamento e ottieni una Jaguar. Ha fatto coppia con  Donald Trump su un campo da golf per un villaggio turistico della Damac a Dubai. Ha messo in palio un aereo privato e un’isola privata nei Caraibi.

Nel mezzo della sua ascesa meteorica ha cominciato a guardare oltre gli Emirati Arabi Uniti ricchi di petrolio e, nel 2006, si è avventurato in un attraente nuovo mercato: l’Egitto di Hosni Mubarak. Alti dirigenti del regime notoriamente corrotto, tra cui il primo ministro, si sono recati a Dubai e hanno cementato la nuova associazione in una cerimonia per la firma di un accordo sensazionale.

 

Nel giro di cinque anni, dopo la storica rivoluzione del 2011 che ha cacciato Mubarak, un tribunale egiziano ha ritenuto Sajwani e il ministro del turismo, a quel punto ex, colpevoli di aver operato in combutta a un accordo fondiario che avrebbe spennato il popolo egiziano, condannando entrambi a cinque anni di carcere.

L’Egitto era in preda a tumulti, con l’esercito che controllava il governo, frequenti proteste agitavano ancora le strade e la Fratellanza Mussulmana brigava per quella che sarebbe divenuta la sua vittoria elettorale. I tribunali penali in Egitto erano spesso gravemente faziosi e gli avvocati delle imprese al Cairo affermavano che il governo militare perseguiva processi per corruzione al fine di placare i manifestanti e di segnare punti politici. Ma il fervore contro la corruzione aveva contribuito ad alimentare l’occupazione di Piazza Tahrir e per alcuni attivisti ed egiziani comuni questo verdetto un tempo impensabile era un segnale che le élite che si erano arricchite mediante accordi clientelari con il regime non potevano essere più al di sopra della legge.

Ma poi parte di tali élite ha impugnato una nuova arma: l’ISDS. Uno dei primi a farlo è stato Sajwani.

Figlio di un rigido negoziante di Dubai, Sajwani si era ribellato al suo padre conservatore e alla fine aveva trovato la propria strada negli Stati Uniti dove si era guadagnato una laurea in economia presso l’Università del Wisconsin. Tornato negli Emirati Arabi Uniti aveva venduto multiproprietà e aveva avviato una società di ristorazione.

Arrivato al 2002 aveva deciso che i soldi veri erano negli immobili e aveva fondato la Damac Properties. La società si era rapidamente affermato come tra i principali protagonisti del fiorente mercato immobiliare di Dubai e aveva cominciato a espandersi all’estero.

 

L’Egitto chiamava. Il governo autoritario di Hosni Mubarak aveva steso il tappeto rosso ad aziende straniere ben collegate. Una cricca di ministri svendeva patrimoni statali – terre, fabbriche, catene al dettaglio – a prezzi d’occasione e, nel processo, accumulava una ricchezza molto maggiore di quanto potessero mai spiegare i soli stipendi governativi.

All’epoca in cui Sajwani investiva in Egitto la corruzione costava alla nazione circa 6 miliardi di dollari l’anno, secondo un’analisi di Global Financial Integrity, un’organizzazione non profit con sede a Washington, DC, che segue i flussi finanziari illegali. Nel frattempo ospedali e scuole andavano in malora; la disoccupazione esplodeva e circa un egiziano su cinque guadagnava meno di 2 dollari al giorno, secondo la Banca Mondiale. Secondo alcune stime la maggioranza dei quasi 17 milioni di abitanti del Cairo languiva in “alloggi informali”, edifici scalcagnati o baracche fetide, in larga misura escluse da servizi di base, quali acqua ed elettricità.

In mezzo a tale squallore, nell’oppressiva foschia color sabbia della città spuntarono cartelloni lussureggianti che vendevano le sfarzose proprietà di Sajwani. “Era chiaro ed evidente, davanti agli occhi ogni giorno”, ha detto Maher Hamoud, che all’epoca era caporedattore di uno dei principali giornali egiziani. “Tutti vedevano questi cartelloni e tutti erano a conoscenza di questo mondo parallelo cui la maggioranza della popolazione non aveva accesso”.

Il primo progetto di Sajwani non sarebbe stato una località turistica di lusso. Avrebbe costruito il più vasto paradiso turistico del Medio Oriente: 11 miglia quadrate di ville, centri commerciali, appartamenti, marine e persino un parco a tempo di sport estremi, il tutto lungo la costa assolata del Mar Rosso, un’oasi alla moda per vacanzieri stranieri e ricchi egiziani. Presto quelli che potevano permetterselo sarebbero stati in grado di “Vivere il Lusso” – lo slogan della Damac – a solo poche ore di macchina dal Cairo.

Ma quando il giornale di Hamoud ha chiesto quanto la Damac aveva pagato per questa enorme estensione di terra, che in precedenza apparteneva al popolo egiziano, un dirigente della società si è rifiutato di rispondere. “L’invasione della privacy è inaccettabile”, ha detto, “e noi siamo una società privata”.

 

Una commissione statale aveva stabilito che la terra avrebbe dovuto essere venduta a 3 dollari al metro quadrato. Ma documenti giudiziari esaminati da BuzzFeed News rivelano che il ministro del turismo di Mubarak, Zuhair Garana, aveva venduto l’eccellente fondo alla Damac per solo un dollaro al metro quadrato.

Quasi cinque anni dopo la Damac non aveva ancora costruito il villaggio turistico, né aveva interamente pagato all’Egitto nemmeno quel prezzo irrisorio, dimostrano documenti dell’accusa.

Nel marzo del 2011, poco dopo che la rivoluzione aveva fatto cadere Mubarak, pubblici ministeri accusarono Sajwani e Garana di aver collaborato all’accordo che avrebbe spogliato con l’inganno il popolo egiziano di circa 41 milioni di dollari. Quel che è peggio, accusarono i procuratori, la terra sul Mar Rosso si trovava sopra un deposito di petrolio, dunque era illegale, in base alla legge egiziana, vendere l’area come progetto turistico. Tramite i suoi avvocati Sajwani ha affermato di non aver fatto nulla di sbagliato.

Due mesi dopo un tribunale egiziano ritenne Sajwani e Garana colpevoli di accuse collegate alla corruzione. (Un tribunale avrebbe successivamente annullato la condanna di Garana). Un giudice ordinò a Sajwani, che non era tornato in Egitto per il processo, di rinunciare alla terra, versare una penale e scontare una sentenza a cinque anni di carcere.

Il verdetto ebbe un effetto domino sulla comunità degli affari, generando ansia, secondo una mezza dozzina di avvocati industriali del Cairo. Molte altre società avevano sottoscritto contratti nella frenetica svendita di patrimoni un tempo pubblici nel corso del precedente decennio e si chiedevano se potevano essere le prossime.

Lo stesso Sajwani aveva due altri progetti in programma in Egitto – una comunità esclusiva chiusa chiamata Hyde Park e un centro commerciale di alto livello chiamato Park Avenue – e le autorità stavano indagando anche questi, dimostrano documenti precedentemente segreti. In questi accordi, le autorità accusavano nei documenti, Sajwani aveva collaborato con il ministro degli alloggi, aveva incassato l’equivalente di circa mezzo miliardo di dollari vendendo unità prima del consentito, trasferito il denaro all’estero usando una rete di società holding, e continuava a non versare al governo l’intero importo dovuto per i terreni. Sajwani non è mai stato accusato in relazione a questa indagine.

Ma, anche se Mubarak era finito, si era lasciato dietro un dono per investitori come Sajwani: una delle reti di trattati d’investimento più vasta del mondo – il doppi di quella degli Stati Uniti – che consentiva a imprese straniere di citare l’Egitto in giudizi ISDS. Nel giro di una settimana dalla condanna di Sajwani per il contratto del Mar Rosso la Damac invocò uno di tali trattati e citò l’Egitto davanti al braccio arbitrale internazionale della Banca Mondiale.

La società annunciò la causa con una dichiarazione sprezzante di un membro della forte squadra legale che aveva messo insieme: uno statunitense che aveva iniziato la sua carriera come il più giovane parlamentare Repubblicano dello stato del Texas.

“Il processo e la condanna penale del signor Sajwani sono stati un classico caso di colpa per associazione”, scrisse Ken Fleuriet, della società statunitense King & Spalding. “Non era stato commesso alcun reato facendo affari con il regime precedente”. Il contratto, disse, era “del tutto corretto” e “interamente controllato dagli appropriati funzionari egiziani all’epoca dell’acquisto”. Fleuriet non ha risposto a richieste di commenti. (Un diverso studio legale, il Clifford Chance con sede a Londra, ha successivamente assunto il caso).

Questa tesi – che il governo all’epoca aveva dato la sua benedizione cosicché il contratto clientelare non poteva essere un reato – è divenuta il paradigma per altre aziende che affrontano accuse simili.

Sue Ellen, un’egiziana battezzata con il nome della matriarca della serie televisiva Dallas, cominciò a lavorare per la Damac come avvocato interno in Egitto dopo il contratto fondiario che aveva determinato i guai legali di Sajwani. Si dimise dopo solo un anno perché, disse, non si sentiva a suo agio con certe pratiche della società. Quando richiesta a proposito del contratto del Mar Nero ha detto “Non ho chiesto” e ha detto che non conosce nessuno dei relativi dettagli. Ma ha scritto la sua tesi di dottorato sulla rampante criminalità dei colletti bianchi in Egitto.

Parlando in generale, ha detto, “Sono molto, molto, molto in gamba … gli investitori e il governo”. Ha fornito un esempio di come la corruzione può finire non individuata. “Ti do una villa, una casa di città, ma non a tuo nome. Il nome sarà di qualcun altro, ma il beneficiario sarai tu”. Ha stigmatizzato altri schemi comuni: “Potrebbero essere dei Rolex, appartamenti gratis. Se hai un figlio potrebbe lavorare” presso la società “con uno stipendio favoloso. Dunque non è solo corruzione. A volte ci si prende gioco dell’accusa di corruzione facendo qualcosa di non visibile.”

Presentando un reclamo ISDS Sajwani ha tolto il suo caso al sistema giudiziario egiziano e lo ha posto nelle mani di tre avvocati privati convocati a Parigi. Come arbitro che aveva diritto di scegliere Sajwani ha nominato un eminente avvocato statunitense che aveva spesso rappresentato società in cause ISDS. E per sollecitare il suo caso Sajwani ha assunto alcuni dei migliori avvocati ISDS del mondo.

Per l’Egitto le perdite potenziali erano considerevoli e sarebbero arrivate mentre il paese lottava per resuscitare la sua economia annaspante.

Ha deciso di transare.

I termini della transazione sono confidenziali ma tre avvocati che hanno rappresentato la società all’epoca hanno descritto le clausole chiave. La Damac ha pagato una certa somma al governo; gli avvocati di Sajwani si sono rifiutati di dire quale, anche uno l’ha definita “un accordo aziendale scaltro”.

Ma il beneficio chiave per Sajwani, secondo tutti e tre: in cambio dell’abbandono della sua causa ISDS l’Egitto ha spazzato via la sua condanna a cinque anni di carcere ed escluso le inchieste su  altri contratti. L’uomo che era stato condannato per aver collaborato a un accordo che ha truffato il popolo egiziano per milioni di dollari era a quel punto libero e pulito.

Un portavoce della Damac ha rifiutato di rendere Sajwani disponibile a un’intervista. In risposta a una lettera che dettagliava i punti di questo articolo, il portavoce ha scritto: “Questo articolo fa riferimento a problemi che sono stati risolti e sistemati nel 2013. Le asserzioni da voi fatte nella vostra lettera sono errate nei fatti. Poiché la materia è stata oggetto di una transazione formale, non siamo in condizioni di commentare ulteriormente”. Chiestogli quali fatti erano sbagliati, il portavoce si è rifiutato di rispondere.

La causa della Damac – una delle prime condanne penali post-rivoluzione e una delle prime cause ISDS avviate in conseguenza – ha creato un esempio che altri dirigenti sotto attacco hanno presto seguito. Mentre l’Egitto brancola in cerca di stabilità, un’onda di rivendicazioni ISDS minaccia il nuovo governo.

 

“La Damac, seguita da molteplici altre cause avviate, ha fatto loro dire ‘Sapete cosa, no? Dovrebbe esserci un altro modo’, ha detto Girgis Ab el-Shahid, un avvocato che rappresenta clienti societari e ha assistito la richiesta di arbitrato di Sajwani. “Io credo che, dopo la Damac, l’Egitto abbia imparato la lezione”.

Arrivati al primo anniversario della rivoluzione l’Egitto ha subito più reclami ISDS noti di tutti gli altri paesi, salvo un pugno di essi, e avvocati societari del Cairo hanno dichiarato a BuzzFeed News che ancora altre società stavano minacciando di avviare altre cause.

I potenziali costi di queste cause erano rovinosi; una società da sola stava minacciando di citare in giudizio per 8 miliardi di dollari. Quel che è peggio le cause ISDS stavano contribuendo a guastare la reputazione commerciale del paese in un momento in cui la fragile economia egiziana aveva un disperato bisogno di investimenti stranieri.

Virtualmente a tutto campo il governo il governo ha cominciato a cercare di transare.

In un caso un tribunale egiziano aveva dichiarato frutto di corruzione l’acquisto di una fabbrica da parte di un’impresa straniera e annullato il contratto, mostrano i documenti del tribunale. Ma dopo che la società aveva avviato un reclamo ISDS il governo ha accettato di versare 54 milioni di dollari in una transazione, grosso modo due volte il prezzo che la società aveva pagato per la fabbrica solo due anni prima, secondo articoli di stampa e documenti esaminati da BuzzFeed News. Un avvocato della società ha detto che i suoi clienti non era stato ritenuto colpevole di un reato e che la società aveva fatto “considerevoli investimenti” nella fabbrica dopo averla acquistata.

In un altro caso un secondo immobiliarista di Dubai era sotto inchiesta, fino a quando non ha minacciato una causa ISDS, secondo l’avvocato del Cairo Hani Sarie-Eldin, che ha rappresentato la società. Invece di un processo penale il governo ha optato per una transazione e la società del magnate ha proseguito il suo progetto, ha detto Sarie-Eldin.

Altre cause ISDS sono in corso. Due riguardano un notorio contratto che trasferiva gas egiziano in Israele, persino mentre gli egiziani soffrivano scarsità di elettricità in patria. L’Egitto ha chiesto agli arbitri ISDS di rigettare entrambe le cause, affermando che il contratto era un accordo frutto di corruzione da parte di dirigenti del regime di Mubarak e loro compari per incassare profitti enormi. In entrambi i casi la richiesta è stata negata. Gli investitori della società del Gas, come l’immobiliarista di Dubai, non hanno risposto a richieste di commenti.

 

Nel frattempo il governo ha cambiato le sue leggi, spogliando avvocati difensori del pubblico interesse e cittadini medi del diritto di avviare cause giudiziarie contro contratti pubblici dubbi, quali la vendita di terreni pubblici a uno speculatore come Sajwani.

Uno scopo della legge, secondo avvocati societari del Cairo che hanno affermato di aver esercitato pressione per essa, era impedire le cause presso tribunali nazionali che avevano condotto ai reclami ISDS. In conseguenza numerose cause che contestano contratti dell’era Mubarak sono oggi congelate.

Gli avvocati delle società hanno applaudito questi sviluppi. Ma persino alcuni sostenitori degli ISDS oggi sono preoccupati che il sistema sia stato abusato per aiutare potenti a evadere la giustizia e a tenere in ostaggio l’economia di una nazione tuttora in subbuglio.

“Se ottieni qualcosa grazie alla corruzione, non dovresti finire in tribunale; la causa andrebbe rigettata”, ha detto Ahmed el-Kosheri, un arbitro egiziano di lungo corso che recentemente ha ricevuto un premio di risultato irripetibile da una importante organizzazione arbitrale internazionale.

Era preoccupato che il suo paese sarebbe stato gravato da enormi costi per cause ISDS. “E’ questa l’ironia della cosa”, ha detto, “che gente innocente, il pubblico egiziano, pagherebbe per gli errori commessi dal regime, che era corrotto”.

Dopo aver transato con l’Egitto Sajwani ha allettato clienti altrove con Lamborghini gratis; si è associato con Trump, la cui organizzazione elettorale non ha risposto a richieste di commenti, per una serie di ville di lusso e ha venduto azioni della Damac alla Borsa di Londra incassando una manna.

Quest’anno la rivista Forbes ha stimato il patrimonio netto di Sajwani in 3,2 miliardi di dollari, rendendolo il numero 8 nella lista della pubblicazione degli “Arabi più ricchi del mondo” e facendolo atterrare nella lista generale dei miliardari davanti a Oprah Winfrey e alla pari con il proprietario dei Dallas Mavericks, Mark Cuban.

Sajwani sta ora pubblicizzando un’enorme torre a Londra con appartamenti progettati da Versace Home e ha dichiarato a un giornale degli Emirati che sta guardando a una continua espansione; i prossimi potrebbero essere progetti negli Stati Uniti.

Heba Khalil, una ricercatrice di un’organizzazione egiziana per i diritti umani ha recentemente ricordato i giorni caotici ma ottimistici dopo la caduta di Mubarak. “Nessuno sapeva che cosa ne sarebbe stato dell’Egitto”, ha detto. “Gli investitori internazionali erano piuttosto preoccupati che il genere di accordi che avevano concluso con il regime di Mubarak non sarebbe stato più possibile”.

Poi sono arrivate le cause ISDS. “Penso che l’impatto dell’arbitrato internazionale”, ha detto la Khalil, sia stato che gli egiziani “hanno cominciato a capire che ‘Ops! Se cerchiamo di denunciare la corruzione allora quegli investitori ci porteranno davanti a una corte internazionale e perderemo la causa. Il che significa che faremmo meglio a stare zitti e a lasciare che le malefatte di Mubarak rimangano come stanno’”.

 


Chris Hamby è un giornalista d’inchiesta per BuzzFeed News a Washington D.C. Collaborando con il Centro per l’Integrità Pubblica, Hamby ha vinto il Premio Pulitzer 2014 per il giornalismo d’inchiesta per la sua serie di articoli sui minatori di carbone.


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