Originale: Other News

3 gennaio 2016

 

Povero 2016, quanti handicap!

di Roberto Savio

traduzione di Giuseppe Volpe

 

In questo periodo tutti auguriamo “un bellissimo anno”. Anche se l’augurio è sempre una cosa positiva, dovremmo renderci conto che non possiamo aspettarci troppo dall’anno appena iniziato. E’ carico di così tanti handicap che dovremmo provare un mucchio di simpatia per esso … Fa parte di ciclo negativo che è iniziato con la crisi finanziaria del 2008 e che probabilmente si concluderà nel 2017, un anno catartico in cui elezioni in molti paesi chiave e altri appuntamenti cruciali potrebbero aprire un ciclo nuovo. A meno che una vittoria Repubblicana alle elezioni statunitensi non anticipi di molto una crisi globale di governo.

Ecco una lista dei maggiori handicap del 2016, che ovviamente è una visione personale, ma supportata da molti dati.

 

Handicap 1 – Cambiamento climatico

Dopo la conferenza di Parigi sul cambiamento climatico, quest’anno sarà cruciale per capire in quale direzione soffierà il vento del cambiamento. Naturalmente il processo di salvare il nostro pianeta al livello attuale è pianificato su un arco di tempo che arriva al 2050. Ricordiamo brevemente che gli impegni assunti a Parigi sono insufficienti per raggiungere l’obiettivo di non superare i due gradi centigradi oltre il livello che prevaleva prima della Rivoluzione Industriale (abbiamo già sfruttato un grado centigrado). A oggi il Patto di Parigi raggiungerà almeno 3,7 gradi centigradi, il che significa, tra molte altre cose, 850 milioni di persone sfollate. In realtà c’è un’opinione condivisa che non dovrebbe andare oltre 1,5 gradi centigradi, per essere davvero al sicuro.

Beh, ricorreremo a solo due esempi per mostrare che la minaccia al pianeta è molto concreta e che la sottomissione della politica al settore energetico prosegue. Il parlamento britannico ha appena approvato una legge che permette di utilizzare la tecnologia dell’estrazione del gas di scisto, nota come fratturazione idraulica. Ciò è consentito anche in siti protetti, compresi parchi nazionali. Il governo britannico ha annunciato che concederà nuove licenze per la ricerca di gas di scisto e petrolio, anche in parchi nazionali.

L’altro esempio è un’intervista a Gian Luca Galletti, ministro italiano dell’ambiente, di ritorno da Parigi. Egli difende il nuovo programma di estrazione di petrolio in terra e in mare dichiarando: “Uno dei temi chiave di Parigi è l’esplorazione equa delle risorse naturali. Viviamo in un paese che utilizza tuttora petrolio e gas e non vedo perché dovremmo utilizzare energie di altre fonti”. Il primo ministro Renzi ha applaudito i “criteri verdi” del nuovo piano di trivellazioni per 2 miliardi di euro . Nel frattempo a Gela, in Sicilia, uno dei luoghi di raffinazione, il cancro infantile è arrivato al 159,2 per cento, l’Hodgkin al 72,4, il tumore allo stomaco al 47,5 per cento sopra la media nazionale.

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, i sussidi diretti e indiretti alle industrie dei combustibili fossili, carbone e petrolio, ammontano a 5,3 miliardi di dollari l’anno. I sussidi richiesta a Parigi per introdurre tecnologie verdi, in tutto il mondo, ammontano a 100 miliardi di dollari. Questi dati sono sufficienti a illustrare il divario tra le buone intenzioni e gli interessi intoccabili.

Se questa tendenza proseguirà nel 2016, è chiaro che l’accordo di Parigi sul clima non conseguirà mai i suoi obiettivi.

 

Handicap 2 – ISIS e terrorismo

Anche se tutti continuano a concentrarsi sulla guerra al Califfato in Siria, è ora di guardare più lontano. La guerra in Siria è divenuta una guerra per conto terzi di Arabia Saudita (direttamente responsabile della diffusione dell’Islam radicale imposto dall’ISIS, il wahabismo), Qatar, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Russia, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e oggi con il sostegno della Germania e teoricamente dell’Unione Europea. Ora, ci si aspetta che tutti i paesi mussulmani del mondo si uniscano all’Arabia Saudita. Sono tutti pronti a combattere questa guerra fino all’ultimo siriano, ma non a rischiare un solo uomo. Poiché i bombardamenti non sono mai stati sufficienti per vincere questa è una guerra che nel 2016 non arriverà da nessuna parte. Ma ciò su cui dobbiamo cominciare a riflettere è che l’ISIS è un progetto locale, è sta diventando globale. Un rapporto del Consiglio di Sicurezza stima che 25.000 uomini di 100 paesi si siano uniti ad al-Qaeda e all’ISIS. Il numero di combattenti stranieri è aumentato del 71 per cento in solo dieci mesi. E i massacri di Parigi e di San Bernardino sono stati perpetrati da persone del luogo, che non facevano parte della struttura dell’ISIS.

La principale differenza tra al-Qaeda e l’ISIS, secondo About Zeid, del Centro Carnegie di Beirut, è che al-Qaeda ha come suo principale obiettivo combattere il dominio occidentale. Ma l’ISIS è specialmente interessato a una purificazione del mondo mussulmano, combattendo altre correnti dell’Islam, dagli sciiti ai sufi agli yazidi agli ismaeliti, eccetera; a eliminarli e a costringere i sunniti ad accettare una pratica strettamente wahabita, o a subire la violenza.

E’ in tale ottica che i messaggi dell’ISIS ai mussulmani che vivono in occidenti sono insistenti e chiari: schieratevi, o con l’occidente da apostati, o con noi da veri mussulmani.

Il problema è che la sfiducia dei mussulmani nei confronti dell’occidente aumenta. I crimini determinati dall’odio sono triplicati il mese scorso negli Stati Uniti, spronati dagli irresponsabili candidati Repubblicani alla presidenza. I crescenti partiti europei xenofobi di destra, guidati da demagoghi quali Salvini in Italia, Geert Wilders in Olanda o la Le Pen in Francia, stanno rendendo dura la vita ai mussulmani. Li obbligano a definire meglio la loro lealtà, e questo può spingere mussulmani giovani ed emarginati nel campo dell’ISIS.

I profughi dai paesi mussulmani, come la Siria, sono dipinti come infiltrati dell’ISIS. Se questa tendenza alla radicalizzazione proseguirà, diverrà un fenomeno che sopravvivrà allo stesso ISIS. Più di 25.000 persone da 100 paesi si sono unite all’ISIS: un aumento del 71 per cento di combattenti stranieri in solo dieci mesi. Secondo il Pew Institute l’Islam conta oggi 1,6 miliardi di persone, ma nel 2050 sarà prossimo ai cristiani (1,8 miliardi); nel 2075 avrà la stessa consistenza e nel 2100 sarà la religione più vasta del mondo. Per inciso è la religione che conta il maggior numero di adolescenti sotto i 15 anni.

Il progetto a lungo termine dell’ISIS è uno scontro di civiltà. Una continua polarizzazione, con l’occidente come chiaro nemico, è quella che potrebbe essere l’eredità dell’ISIS. Significa passare dal locale al globale.

L’anno 2016 sarà cruciale per capire se questa polarizzazione aumenterà o no. L’occidente sarà capace di comprendere la trappola in cui si sta mettendo? Comunque la nostra vita quotidiana è già sotto attacco. Viaggiare è diventato un affanno. Gli Stati Uniti stanno ora irrigidendo la loro politica dei visti agli europei. I costi della sicurezza stanno aumento dell’83 per cento in Europa, secondo una stima dell’Interpol. La paura sta sempre più penetrando nel subconscio collettivo. Se nel 2016 ci saranno altri massacri come quelli di Parigi e di San Bernardino, la paura e la polarizzazione assumeranno una tendenza che potrà essere irreversibile.

 

Handicap 3 – I profughi

Con i media che si limitano a coprire gli episodi, la crisi dei profughi è ora passata in secondo piano. Nulla è cambiato: si muore come prima, i paesi hanno eretto muri e continuano ad adottare misure più pesanti, ma con l’inverno un numero minore di persone sarà disposto a rischiare la vita. Ma assumiamo un’ottica di più lungo termine. Europa, Australia, Stati Uniti e altri paesi ricchi sono semplicemente impreparati culturalmente ad accettare due fatti incontrovertibili. Il primo, che il mondo bianco, cristiano, omogeneo che conosciamo non è sostenibile. E’ una legge della fisica che gli spazi vuoti attirano inondazioni. In questo momento la crisi ha dovuto interamente ad azioni militari irresponsabili assunte per deporre un dittatore disgustoso, senza alcuna pianificazione per il dopo. In breve tempo Saddam Hussein e Gheddafi sono stati deposti con successo, lasciando i loro paesi nel caos e nella miseria. L’ultimo tentativo, Assad, diventa una guerra per procura, con Russia e gli sciiti (Iran, Hezbollah) che lo mantengono al suo posto, nonostante gli sforzi dell’Europa e degli Stati Uniti. La sola Siria ha oggi quattro milioni di profughi e solo un quarto di essi sta cercando di ricostruirsi una vita in Europa.

Al tempo stesso l’Europa sta vivendo un considerevole declino demografico. Secondo l’ONU l’Europa ha bisogno di almeno altri due milioni di persone per mantenere funzionante il suo sistema previdenziale e far funzionare l’economia, e avrà bisogno di almeno 350.000 nuovi immigrati ogni anno, fino a quando la popolazione non si stabilizzerà di nuovo, intorno al 2080. Naturalmente in questa realtà non esiste alcuna campagna di istruzione. I partiti di destra propongono un sogno: torniamo ai tempi in cui eravamo tutti bianchi, con il cristianesimo come legame comune; difendiamo la nostra identità e la nostra storia.

Ma se andiamo oltre la crisi attuale, rendiamoci conto che le trasformazioni demografiche sono sconcertanti. Secondo le ultime proiezioni dell’ONU nel 2100 il mondo non conterà, come si pensava, 9 miliardi di abitanti (oggi siamo a 7,5 miliardi), bensì 11,2 miliardi. L’Africa avrà allora 4,4 miliardi di abitanti, rispetto all’attuale miliardo. L’Etiopia, per citare un caso, ha oggi 100 milioni di persone; saranno 243 milioni nel 2100. L’Africa costituirà allora il 39 per cento della popolazione mondiale, quasi quanto l’Asia, e quattro volte la percentuale di Europa e America del Nord messe insieme. L’Africa è largamente mussulmana.

Ricordiamo che oggi l’Europa e gli Stati Uniti (questi ultimi simbolicamente) stanno accettando profughi intesi come quelli che hanno lasciato la loro patria a causa di un conflitto. Ciò esclude quelli che temono discriminazioni mortali, come gli omosessuali in Africa, le ragazze della Nigeria dove Boko Haram le costringe alla schiavitù, gruppi religiosi come i cristiani in Medio Oriente o i rohinyàs in Myanmar, ed esclude i migranti economici o le persone che hanno lasciato il loro paese perché non è in grado di dar loro da mangiare e fuggono la fame, non la guerra, e dovremo aggiungere la nuova categoria dei profughi climatici, categoria che neppure esiste nel dibattito attuale.

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in 50 anni, a seconda di come attueremo l’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico, potremmo arrivare, con 3 gradi, a 250 milioni di profughi e con 4,5 gradi a un miliardo di persone. Secondo l’Organizzazione Internazionale per i Migranti “negli ultimi 30 anni le siccità e le inondazioni sono triplicate” e i cambiamenti climatici hanno creato più profughi che non le guerre. Il Consiglio di Sicurezza ha pubblicato un rapporto che mostra come più di un milione di agricoltori siriani, rovinati dalla siccità tra il 2007 e il 2010, ha trovato rifugio in città fragili e impreparate e come la loro disperazione ha avuto un ruolo chiave nell’insurrezione della Primavera Araba contro Assad.

Dunque è ora di rendersi conto che l’occidente sta affrontando un cambiamento storico, con enormi conseguenze sullo stile di vita, le abitudini e le pratiche quotidiane. Potrebbe essere realizzato accettando gradualmente nel club i nuovi venuti, in armonia e coesistenza con i valori occidentali, o mostrando loro il pugno come fanno Salvini e Trump. Il 2016 sarà cruciale per vedere come andranno le cose, specialmente dopo le elezioni statunitensi.

 

Handicap 4 – Declino della democrazia

E’ ora di rendersi conto che la disaffezione politica non sta soltanto rafforzando i partiti xenofobi e di destra dopo la crisi economica del 2009, ma sta anche fiaccando il prestigio della democrazia come valore moderno indiscusso. Abbiamo oggi il primo ministro ungherese che promuove apertamente una “democrazia illiberale” e guarda a Putin come modello. La Polonia sta seguendo lo stesso indirizzo e in tutti i paesi dell’Europa orientale c’è una chiara svolta a destra, contrassegnata da pressanti richieste alla NATO e agli Stati Uniti di rafforzare le barriere militari contro la Russia. (E la NATO che attizza la paranoia di Putin offrendo l’ingresso al Montenegro con 2.000 soldati). Tutti questi paesi hanno rifiutato gli accordi europei sull’accoglienza dei profughi e qualsiasi altro onere proveniente da Bruxelles (il denaro, ovviamente, è accettato e richiesto). Putin ha creato un’alleanza informale con partiti di destra, atteggiandosi a leader della difesa dell’identità e della religione. Ha pesino dato 5 milioni di euro alla Le Pen.

In tempi di crisi le persone sono più interessate alla propria sicurezza e al proprio posto di lavoro che non a chi sta al potere. Molti classici elettori di sinistra, come operai e disoccupati, oggi votano per partiti di destra e credono alle loro promesse di tornare al dorato passato. Non sono più interessati alle ideologie o alle visioni politiche. Pensano che destra e sinistra non esistano più. Sono delusi dal sistema classico dei partiti e sono pronti a provare qualsiasi novità che non faccia parte del sistema. E’ questo il motivo del successo della Le Pen in Francia, dello sconcertante appoggio a Trump negli Stati Uniti (ed è ancor più stupefacente il successo di Bernie Sanders, un socialista dichiarato, termine che è quasi un anatema negli Stati Uniti).

Naturalmente i partiti xenofobi di destra non sono molti utili alla cooperazione e al dialogo internazionale con gli altri. Ma il vero problema è che siamo in una crisi di visione politica. Quando le ideologie sono scartate come relitti, e il passo successivo consiste nell’adottare come soluzione il pragmatismo, in realtà si trasforma la politica in una serie di soluzioni ad hoc, senza alcuna visione finale della società. Ogni iniziativa è scelta come la più utile per un problema specifico. Questo non è pragmatismo, è utilitarismo, che riduce la politica all’amministrazione e questo non attira la partecipazione delle persone, specialmente dei giovani. E il livello amministrativo della politica, senza alcuna visione, è suscettibile di corruzione, che sta chiaramente aumentando nelle democrazie occidentali.

La paura sta rafforzando la destra, non la sinistra. Oggi la paura si insinua nella nostra vita quotidiana, secondo diversi sondaggi. Un sondaggio del The World Value System ha rilevato che oggi solo un quindi degli statunitensi considera la democrazia un principio fondamentale. Lo stesso sta accadendo in Europa, secondo lo stesso sondaggio. In altri termini nazismo e stalinismo sono ricordi svaniti. E il modello cinese, in cui le decisioni possono essere assunte con celerità, promuovendo produttività e azione, sta diventando popolare.

Naturalmente non siamo ancora a livello di Weimar. Ma stiamo mettendo in atto molti degli ingredienti che portarono un oscuro demagogo a governare il paese più avanzato dell’epoca.

Sarà importante vedere come in quest’anno la demagogia proseguirà la sua crescita o si ridurrà. Ma ciò che sarebbe importante sarebbe che tutti cominciassimo a mettere la democrazia sotto osservazione, non più un valore estraneo alla mischia. E’ sotto attacco, non solo da parte dell’ISIS e del terrorismo, ma da parte di leader eletti dai propri concittadini, si tratti di Orban o di Putin, e con una percentuale fenomenale di consenso. Dunque è tempo di tener conto del fatto che un crescente segmento della popolazione in occidente sta trovando rifugio in sogni del passato, con programmi politici ed economici che sono fuori dalla realtà. La democrazia, purtroppo, è in declino.

 

Handicap 5 – Il declino dell’Europa

Nel 2016 probabilmente Cameron indirà un referendum sull’uscita dall’Unione Europea. E’ una trappola in cui si è messo il primo ministro britannico, promettendo di rinegoziare la permanenza della Gran Bretagna nella UE: ricevere numerosi benefici o andarsene. E’ chiaro ora che a mani vuote egli perderebbe il referendum (si suppone che voglia restare al suo posto). I negoziati con l’Europa proseguiranno nei primi mesi dell’anno. La Germania considera una catastrofe l’uscita della Gran Bretagna, perciò aiuterà Cameron. Qualsiasi cosa la UE concederà alla Gran Bretagna, sarà immediatamente richiesta da tutti i paesi dell’est europeo. Ciò segnerà la fine dell’integrazione europea. Il 2016 potrebbe essere l’anno in cui ciò avverrà.

 

Handicap 6 – Il nazionalismo in Asia

E’ una realtà preoccupante che per la prima volta dalla fine dell’ultima guerra, i principali paesi asiatici, Cina, India e Giappone sono governati contemporaneamente da leader nazionalisti. Anche se ovviamente diversi nella loro realtà e stile (nulla di simile ai gemelli Putin-Erdogan) stanno rilanciando il glorioso passato e le umiliazioni che hanno effettivamente sofferto nella seconda guerra mondiale, per muovere i cittadini a loro sostegno.

Il presidente Xi ha lanciato il “sogno cinese”, che è radicato nel riportare le antiche glorie dell’Impero di Mezzo e vendicare le umiliazioni dell’occupazione europea, dell’occupazione giapponese e della guerra dell’oppio. Due anni fa folle hanno distrutto negozi e proprietà giapponesi, senza che inizialmente la polizia intervenisse. La Cina si è imbarcata in un piano di influenze per contrastare gli Stati Uniti, finanziando numerosi progetti grandiosi: la creazione di una banca alternativa alla Banca Mondiale, quest’ultima sotto il controllo di Washington. Su invito di Xi 45 paesi hanno aderito alla banca, che disporrà di un totale di 200 miliardi di dollari, nonostante l’opposizione di Washington. Sta anche programmando di ricreare l’antica “Via della Seta”, investendo oltre 50 miliardi di dollari. E sta pianificando di finanziaria la “Ferrovia degli Oceani Gemelli”, 5.000 chilometri di binari dalla costa del Peru al Brasile.

Ha concesso a Venezuela, Ecuador e Argentina prestiti per più di 80 miliardi di dollari, inviando un messaggio al tradizionale “cortile” degli Stati Uniti: abbandonate Washington, io ho più risorse (la Cina ha riserve per 3,8 trilioni di dollari). E’ intervenuta pesantemente in Africa, al punto che lo Zimbabwe sta valutando i collegare la sua moneta allo yuan. E sta espandendo la sua zona marittima costruendo basi su alcuni piccoli scogli, reclamati da diversi paesi asiatici. La Cina aumenterà del 7% il suo bilancio militare nel corso del suo nuovo piano quinquennale.

Abe, il premier giapponese, è andato nella stessa direzione. Ha appena aumentato del 7% il suo bilancio militare e, cosa più importante, ha formulato un’interpretazione della costituzione che consente di nuovo all’esercito giapponese di operare all’estero. Difende tale cambiamento affermando che si tratta di casi limitati. Tuttavia è come dare cioccolatini al liquore a un ex alcolista. I sondaggi mostrano una crescente impennata della destra e dei nostalgici, che vivono la sconfitta nella seconda guerra mondiale come un’umiliazione da cancellare. Abe si è rifiutato di presentare scuse per le violenze contro civili dei soldati giapponesi in Cina e di riconoscere le responsabilità giapponesi per il reclutamento forzato di più di 60.000 ragazze giapponesi da usare come “sostegno sessuale” per i soldati giapponesi.

Anche Narendra Modi, il primo ministro indiano, sta richiamando il glorioso passato, tacitamente condonando le azioni della destra e dei nazionalisti e parlando di “una nuova gloria indiana”. Nel 2050, secondo proiezioni dell’ONU, l’India supererà la Cina come paese più popoloso del mondo. La differenza è che l’India ha il 41 per cento della popolazione sotto i 18 anni; la Cina, a quel punto, avrà solo il 23 per cento di giovani, in un mare di anziani, a causa della sua politica del figlio unico.

Modi ha proiettato l’India in primo piano sulla scena internazionale, utilizzando la sua leva nella Conferenza di Parigi sul cambiamento climatico. Oggi parla in nome dei paesi non industrializzati (il tentativo della Cina di fare lo stesso a Parigi è finito nel nulla) è sta anche aumentando il bilancio militare. Ha appena acquistato armamenti dalla Cina per 12 miliardi di dollari, un importo considerevole per un paese che ha bisogno di enormi iniezioni nel suo sistema sociale, educativo e sanitario, oltre naturalmente che nelle infrastrutture.

In altre parole, se c’è un luogo da cui potrebbe provenire una nuova guerra mondiale, quello è l’Asia. E la sua dimensione sarebbe realmente senza precedenti. Quello che è preoccupante è che TUTTI i paesi asiatici stanno aumentando i loro bilanci della difesa. Quanto ciò produrrà eventi significativi nel 2016 è difficile da predire. Ma sarebbe importante per rendere l’Asia uno spazio di preoccupazione per la pace mondiale.

 

Handicap 7 – Declino in America Latina

Anche se questo è più un problema regionale, in un mondo interconnesso tutto è rilevante per tutti. L’America Latina è stata nell’ultimo decennio un attivo attore internazionale, contribuendo allo sviluppo mondiale. Il declino delle importazioni cinesi di materie prime e l’aumento dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve a Washington (che ha spostato gli investimenti dall’America Latina al mercato statunitense) sono una duplice dinamica che sta influenzando seriamente la regione.

Alcuni economisti parlano già di un nuovo ciclo negativo che potrebbe durare alcuni anni. I bassi prezzi delle materie prime stanno colpendo tutta la regione, dal rame in Cile al petrolio in Venezuela, e le materie prime agricole in Argentina. In Venezuela Maduro continua a ignorare la nuova realtà e la Banca Mondiale prevede un declino del 10 per cento nel 2016. Potrebbe restare al potere solo risolvendo problemi per i quali è privo di fondi.

Lo stesso sta avvenendo in Ecuador. L’Argentina ha già cambiato direzione e sta tornando alle politiche neoliberiste del passato. Il Brasile è nel mezzo di una crisi di corruzione che sta nascondendo una situazione economica molto difficile. La Commissione Economica per l’America Latina ha appena pubblicato un rapporto allarmato in cui prevede un serio declino. Nel rapporto indica che alla fine del 2016 avremo un quadro più chiaro, una volta che si sarà capito se la locomotiva cinese sta perdendo velocità solo temporaneamente o se si tratta di un processo più duraturo.

 

Handicap 8 – Aumento degli armamenti

Secondo le proiezioni dell’Istituto Svedese per la Pace il 2016 vedrà un aumento del costo degli armamenti prossimo al 3 per cento. Tale aumento equivale a 600 miliardi di dollari, una cifra che avrebbe potuto risolvere gli obiettivi ambiziosi di Sviluppo del Millennio fissati dall’ONU, l’importo richiesto a Parigi dai paesi non industrializzati per dotarsi di tecnologia pulita (un problema tuttora irrisolto). Ma il dibattito sulla riduzione degli armamenti ignora una realtà sbalorditiva: i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (che ha la responsabilità di garantire la pace) rappresentano l’82 per cento delle vendite mondiali di armi. E con la Cina che fa un suo ingresso massiccio nella produzione di armamenti, tale percentuale è destinata a crescere.

Le Nazioni Unite hanno cominciato ad autorizzare “interventi umanitari” in Somalia (5 dicembre 1992 – 4 maggio 1993). Lo scopo dell’invasione a guida statunitense consisteva nel portare aiuti umanitari in un paese canaglia, dove milizie in conflitto stavano affamando la popolazione. Il bilancio di quell’operazione (con un rapido ritiro degli Stati Uniti dopo che diversi loro soldati erano stati trascinati cadaveri nella strada principale di Mogadiscio) è stato di un costo totale delle operazioni militari pari a 900 milioni di dollari.

Il valore del cibo e delle altre forniture distribuite è stato di 90 milioni di dollari. Tale proporzione è stata mantenuta in tutti gli altri casi. Salvo che è sempre molto più facile trovare risorse per le operazioni militari che per quelle umanitarie. La massiccia ondata di profughi da tutte le guerre locali in Africa e in Medio Oriente è una conseguenza di tale priorità. L’Europa ha accettato di dare 3 miliardi di dollari alla Turchia, e di eliminare i visti, per mantenere i profughi siriani in tale paese. Sta oggi spendendo per i profughi un importo che non è ancora quantificabile, ma certamente è dell’ordine di miliardi di dollari. Se tali fondi fossero stati spesi per assistere le popolazioni nelle aree di conflitto, certamente il numero dei profughi che bussano alla porta sarebbe stato considerevolmente minore.

Purtroppo il 2016 sta andando in quella direzione. I costi degli armamenti aumenteranno, mentre l’assistenza allo sviluppo è tagliata dovunque. Lo stanziamento per gli aiuti è ora usato per i profughi in arrivo e probabilmente per finanziare gli impegni di Parigi. Perciò l’importo degli aiuti che arrivano alle popolazioni povere sta scemando. L’ultima conferenza dell’ONU per sollecitare risorse, tenutasi il 10 novembre a New York, ha visto un “declino spettacolare” dei contributi dei donatori, dai 560 milioni di dollari del 2014 a 77 milioni di dollari, in larga misura a copertura del 2015. Naturalmente questo aumenterà i migranti economici.

 

Handicap 9 – Aumento della disuguaglianza

Lo stesso Economist ha segnalato “ è indubitabile che i ricchi stiano diventando più ricchi e i ricchissimi stiano diventando più ricchi più rapidamente”. Una ricerca dell’Università della California ha rilevato che la quota della ricchezza statunitense detenuta dallo 0,1 per cento delle famiglie più ricche è salita dal 7 per cento del 1979 al 22 per cento del 2012. E quella dello 0,01 per cento più ricco (circa 16.000 famiglie) è balzata dal 2 all’11 per cento. Naturalmente non è che ottengano denaro stampato particolarmente per loro. Risucchiano denaro dalla circolazione monetaria, il che significa che alcuni stanno consegnando la loro ricchezza. Un altro studio ha documentato che dal 2008 la classe media statunitense si è ridotta di 10 milioni di famiglie.

Questa è una tendenza globale. In Spagna i ricchi sono aumentati del 40 per cento dal 2008. Nel 2014 il numero dei milionari è aumentato in tutto il mondo di 920.000 individui. Ci sono oggi nel mondo, secondo la Bank of Canada, 14,6 milioni di persone che detengono più di un milione di collari in contanti, oltre all’abitazione principale, auto e vari beni. Il divario tra dirigenti e impiegati e operai cresce di anno in anno, con scarse proteste. Gli amministratori delegati delle 500 società di Fortune (quelle di maggior successo) hanno avuto un reddito medio di 17,5 milioni di dollari, con alcuni naturalmente oltre i 200 milioni.

Numerosi economisti, anche della Banca Mondiale e del FMI, hanno avvertito che la disuguaglianza ha implicazioni non solo sociali e politiche, ma anche economiche; riduce il potere d’acquisto dei poveri, elimina piccoli e negozi e piccole aziende ed erode la classe media, che è la base della stabilità sociale. Il famoso libro “Il capitale nel ventunesimo secolo” di Thomas Piketty afferma sostiene questa tesi centrale: con il concentrarsi della ricchezza le società democratiche perdono fiducia nell’equità dei governi, che sono considerati alleati del grande capitale. La campagna della Le Pen contro i “plutocrati” ricorda il linguaggio usato da Mussolini e Hitler: tutti i partiti di destra denunciano i banchieri come nemici e ciò infiamma quelli che vedono declinare il proprio tenore di vita, o i loro figli senza lavoro, perché pochi sono oscenamente ricchi.

Ciò che sconcerta in questa esplosione di disuguaglianza senza precedenti (secondo l’Oxfam nel 2025 l’Inghilterra sarà allo stesso livello dei tempi della regina Vittoria) è che la bandiera è stata innalzata in generale più dai partiti di destra che da quelli di sinistra. E che la disuguaglianza non è divenuta un grande tema politico. Se non fosse per Sanders, sarebbe totalmente assente nelle elezioni statunitensi.

E ora due ricercatori, l’economista russo Vladimir Gimpelson e il politologo statunitense Daniel Treisman, sono usciti con uno studio illuminante. Hanno esaminato una raccolta di sondaggi da 40 paesi, sia ricchi sia poveri. La conclusione è che l’idea delle persone circa la distribuzione del reddito e di dove esse si collocano è quanto più sbagliata possa essere. I relativamente poveri tendono a descriversi come classe media. In Italia più di metà dei bisognosi pensa di essere collocata a metà della scala del reddito. In Francia e in Svezia la percentuale è di più di un terzo. Per contro quelli che stanno meglio tendono a pensare di non avercela ancora fatta. In Francia, Italia e Gran Bretagna il 40 percento dei proprietari di una seconda casa si colloca nella metà inferiore.

Questo, in termini marxisti, significa che le persone hanno perso la loro coscienza di classe e perciò non si risentono per la disuguaglianza come in passato. E questo significa che la classe politica non avverte la disuguaglianza come un problema cruciale. Non è per caso che l’espressione “giustizia sociale” è scomparsa dal dibattito politico. Ma quanto a lungo durerà?

Il 2016 vedrà proseguire questa tendenza. E’ difficile per le persone rendersi conto di quanto il processo di concentrazione stia diventando estremo. Prendiamo due notevoli esempi per illustrare ciò. Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha annunciato che donerà in filantropia il 99 per cento delle sue azioni, valutate 45 miliardi di dollari. E’ un importo che compete con il progetto cinese della sua ferrovia da Pechino all’Europa, dunque un atto di filantropia estrema. Ma teniamo presente che l’1% che gli rimane è pari a 450 milioni di dollari, 400 volte il reddito di una vita di un laureato.

E la fondazione di Bill e Melinda Gates, un’istituzione molto importante, che è sostenuta da 44 miliardi di dollari, ha donato 5 miliardi di dollari nel 2014: ciò è stato comunque meno dei 7,4 miliardi accumulati grazie a nuovi contributi, redditi da investimenti e aumento del valore del patrimonio. In altri termini i soldi portano così tanti soldi, quando se ne è pieni, che ce ne saranno sempre (a meno che si sprechino … ma i miliardari solitamente non lo fanno. Quando Zuckerberg è stato a Roma in luna di miele, nel quartiere ebraico, non ha lasciato nessuna mancia al cameriere attonito).

 

Handicap 10 – Il vostro impegno personale

Questo elenco di handicap è molto soggettivo e tralascia molti temi che sono importantissimi, come il genere, i diritti umani, l’assistenza allo sviluppo, il controllo della finanza, i migranti, eccetera. Se siete arrivati a questo punto del mio scritto significa che siete impegnati per un mondo migliore e siete dei lettori insoliti. Secondo uno studio dell’UNESCO, solo il 3 per cento della popolazione mondiale è in grado di leggere 5.000 parole di un materiale astratto senza rinunciare. Significa anche che provate un certo impegno probabilmente per temi che ho tralasciato. Sarebbe un risultato molto positivo di questo scritto se poteste fare uno sforzo di pensare a come si svilupperanno nel 2016: se l’anno appena iniziato appare positivo per il vostro impegno. Lo scopo di Othernews consiste nello stimolare il pensiero e la consapevolezza. Lasciate che questo sia l’augurio dell’editore a tutti voi per l’anno nuovo!

 


Roberto Savio è cofondatore ed ex direttore generale di Inter Press Service (IPS). In anni recenti ha anche fondato Other News, un servizio che offre “informazioni che il mercato elimina”. Other News in spagnolo http://www.other-news.info/noticias/In inglese: http://www.other-net.info/


Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/poor-2016-so-many-handicaps/

top