Roma, 4 Giugno 2016

 

Basta con la pena di morte a Gaza

 

Lettera aperta ad Hamas da AssopacePalestina

 

Lo scopo principale della nostra associazione “AssopacePalestina” è quello di intraprendere e sostenere ogni iniziativa che possa contribuire alla libertà e all’autodeterminazione del popolo palestinese, per porre fine alle innumerevoli violazioni dei diritti umani a cui esso è sottoposto a causa dell’occupazione israeliana e della colonizzazione del territorio.

Siamo particolarmente indignati e mobilitati per l’interminabile blocco imposto alla Striscia di Gaza, blocco che in mille modi toglie la libertà a 1,8 milioni di persone e ignora spudoratamente i loro diritti fondamentali.

Mentre ci adoperiamo per difendere i diritti dei Palestinesi che sono così sfacciatamente violati dalle politiche israeliane, siamo colpiti e sconcertati a vedere che il blocco Change and Reform (Hamas) che governa nella Striscia di Gaza mette in pratica, all’interno della sua stessa comunità, inaccettabili violazioni del più fondamentale dei diritti umani, il diritto alla vita.

Ci riferiamo alle recenti notizie che riportano l’esecuzione, il 31 maggio scorso, di tre persone accusate di omicidio, a seguito di una decisione del blocco Change and Reform (PLC) di Gaza. Altre sentenze di morte sono state confermate dal sistema giudiziario di Gaza e possono essere eseguite in qualunque momento.

Come è stato apertamente dichiarato dal Centro Palestinese per i Diritti Umani, da Amnesty International, dall’Unione Europea e da innumerevoli altre organizzazioni per i diritti umani, “la pena di morte viola il diritto alla vita che è sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. È la più crudele, disumana e degradante delle punizioni. Ignora qualunque tentativo di riabilitazione del detenuto, è irrevocabile e non c’è alcuna evidenza che possa rappresentare un deterrente contro il crimine che sia più efficace di una pena detentiva.” Come tale, la pena di morte deve essere rifiutata in ogni caso, senza eccezioni, indipendentemente dalla natura e dalle circostanze del crimine, indipendentemente dalla colpevolezza, dall’innocenza o da qualunque caratteristica dell’individuo in causa.

Ostinandosi nella pratica atroce della pena di morte, le forze che governano a Gaza vanno nella direzione opposta rispetto alla corrente positiva della storia umana, dove si verifica un’indiscutibile tendenza verso una progressiva abolizione. Più di due terzi dei paesi del mondo (140 su 198) hanno abolito, per legge o nella pratica, la pena di morte e, negli ultimi dieci anni, una media di tre paesi all’anno sono diventati abolizionisti. In aggiunta, le esecuzioni di Gaza sono illegali all’interno stesso del paese, poiché il presidente Mahmoud Abbas non ha ratificato le sentenze come richiesto dalla legge e poiché l’Autorità Palestinese ha firmato la moratoria sulla pena di morte a livello internazionale.

Noi sollecitiamo le autorità di Gaza a rispettare la moratoria sulle esecuzioni adottata dall’Autorità Palestinese, in attesa di una totale abolizione della pena di morte, in linea con la tendenza di tutto il mondo.

Anche se i familiari delle vittime dei crimini commessi dai giustiziati non hanno concesso il loro perdono, che secondo la tradizione è necessario per non applicare la pena di morte, la tradizione non è legge ed è soggetta a cambiamenti a seconda delle mutate condizioni storiche.

In un momento in cui la solidarietà internazionale è disperatamente necessaria per il progresso della causa palestinese, insistere in una pratica che è così ampiamente condannata nel mondo, oltre ad essere vendetta e non giustizia, va decisamente contro il vero interesse del popolo palestinese.  

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