Ma’an

Agenzia stampa Infopal

15/10/2016

 

Coordinatore ONU preoccupato per la situazione nella Striscia di Gaza

Traduzione di Giovanna Niro

 

Giovedì 13 ottobre, il Coordinatore Speciale ONU per il Processo di Pace nel Medio Oriente, Nickolay Mladenov, ha espresso preoccupazione sulla situazione a Gaza, esortando Israele a considerare come le sue politiche sull’enclave sotto assedio non fanno altro che “accrescere la violenza”.

Nella sua dichiarazione, Mladenov ha esortato le autorità israeliane a capire che mettere ulteriore pressione sulla Striscia di Gaza, già sotto assedio, servirebbe soltanto ad “aumentare la violenza”, aggiungendo che l’ONU ha l’obiettivo di “mantenere la pace e la calma nella regione”.

Mladenov ha fatto poi notare che Israele sta cercando di “attenuare l’assedio” sulla Striscia di Gaza, che è sotto un rigido blocco controllato e imposto da Israele per quasi dieci anni, ma ha anche detto che Israele non ha fatto abbastanza per attenuarlo.

Il coordinatore speciale ha anche commentato la questione delle salme israeliane trattenute da Hamas, dicendo che “nessuno ha il diritto di sequestrare corpi umani” e che “tutti hanno diritto a dare una sepoltura dignitosa ai propri familiari e amici”.

Lo scorso mese, l’ufficiale di Hamas Ahmad Youssef dichiarò a Ma’an che la questione dei cadaveri di due uomini israeliani, Hadar Goldin e Oron Shaul, sequestrati a Gaza, potrebbe essere usata dal governo per coordinare il rilascio dei prigionieri politici palestinesi detenuti in Israele; le autorità israeliane hanno sequestrato ripetutamente salme di civili palestinesi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est dopo attacchi presunti o effettivi sugli israeliani, aumentando in maniera drammatica i numeri di questo provvedimento sin da quando, lo scorso anno, si è scatenata una vera e propria ondata di violenza che ha attraversato tutti i territori occupati palestinesi e Israele.

Mladenov ha poi aggiunto che la “pace momentanea” deve essere preservata concentrandosi sulla ricostruzione e lo sviluppo economico della Striscia di Gaza. Ha anche incontrato a Gaza il ministro palestinese dei Lavori Pubblici e dell’Edilizia, Mufid Mohammed al-Hasayna, per discutere degli ultimi sviluppi relativi alla ricostruzione.

Al-Hasayna ha sottolineato l’imminente crisi prevista per il prossimo inverno. Le case dei palestinesi sono state demolite durante l’offensiva devastante reiterata da Israele nel 2014, e circa 75.000 palestinesi sono ancora senza casa.

Secondo l’ONU l’offensiva, durata 51 giorni e definita “Operazione Margine Protettivo” dalle autorità israeliane, ha provocato la morte di 1462 civili palestinesi, un terzo dei quali erano bambini.

La Striscia di Gaza è stata sottoposta al blocco militare israeliano sin dal 2007, quando Hamas (dopo elezioni democratiche, ndr) è diventato de facto il partito al governo nel territorio. I tassi di disoccupazione e povertà tra i residenti di Gaza sono alti, e le conseguenze delle tre guerre devastanti di Israele dal 2008 sono evidenti.

L’ONU ha inoltre avvisato che i territori palestinesi sotto assedio potrebbero diventare “inagibili” entro il 2020, e che gli 1.8 milioni di residenti rimarranno in totale povertà a causa del blocco israeliano che dura da quasi 10 anni e che ha paralizzato l’economia.

 

 

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