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11 gen 2016

 

Rogo nei locali di B’Tselem. L’Ong: “Se doloso, è parte della violenza di Stato contro di noi”

 

Continuano le indagini sull’origine dell’incendio, divampato al primo piano dell’edificio nel quale si trovano anche gli uffici dell’organizzazione Hand in Hand. A Tel Aviv condannato a 21 mesi di carcere un israeliano per crimine di odio nei confronti di un palestinese

 

Roma, 11 gennaio 2016, Nena News –

 

Sarebbe divampato nel primo piano, sede dell’ong israeliana B’Tselem, l’incendio che nella notte di ieri si è sviluppato in un edificio del quartiere Makor Chaim a Gerusalemme ovest, provocando gravi danni agli uffici dell’organizzazione e un ferito lieve. Per questo le indagini, ancora in corso, si stanno concentrando sull’eventuale natura dolosa dell’incendio. Nello stesso piano, fa sapere il quotidiano Haaretz, si trovano anche gli uffici di “Hand in Hand”, l’organizzazione della scuola bilingue omonima, data alle fiamme nel novembre 2014 da alcuni membri del gruppo di estremisti della supremazia ebraica Lehava.

“Stiamo ancora aspettando i risultati dell’indagine – ha dichiarato un portavoce dell’organizzazione israeliana per i diritti umani, impegnata nella denuncia dei crimini contro i palestinesi – ma se si dovesse convenire sull’incendio doloso, dovrebbe essere visto nel contesto dell’ondata di incitamento da parte del governo e delle campagne diffamatorie condotte contro i gruppi per i diritti umani in Israele, e B’Tselem in particolare”.

Il riferimento riguarda non solo gli attacchi verbali rivolti dalla destra israeliana all’organizzazione, che negli ultimi mesi di violenza nei Territori occupati e in Israele aveva più volte denunciato le uccisioni a sangue freddo di palestinesi accusati di accoltellamento e brutalmente freddati anche quando non rappresentavano una minaccia diretta. Riguarda anche i provvedimenti presi dal governo contro le ong progressiste, con una legge che mira a tassare pesantemente le donazioni erogate dall’estero ai gruppi che denunciano gli abusi contro i palestinesi che dovrebbe essere approvata dalla Knesset nei prossimi giorni.

Intanto, è arrivata a sorpresa una condanna della corte di Tel Aviv contro un ebreo israeliano responsabile dell’accoltellamento di un palestinese a Herzliya nell’aprile dello scorso anno. Oz Segel, che aveva pugnalato alla schiena uno spazzino dall’aria araba al grido di “Morte agli arabi!”, dovrà scontare 21 mesi in carcere e versare alla vittima 12 mila shekel (circa 3 mila euro) come risarcimento. Il giudice ha infatti rifiutato la tesi di infermità mentale portata avanti dalla difesa – secondo la quale l’imputato sentiva delle voci e vedeva dei fantasmi – e gli ha negato i servizi sociali, sostenendo che fosse pienamente cosciente di star commettendo un crimine nei confronti di un arabo.

Una piccola luce nel buio della giustizia israeliana nei confronti dei palestinesi, spesso accusata di non impegnarsi a fondo per condannare i crimini compiuti da cittadini ebrei israeliani tanto nel paese quanto nei territori palestinesi occupati. Emblematico, a questo proposito, è il caso della famiglia Dawabsha, quasi completamente sterminata lo scorso luglio da un incendio appiccato da alcuni coloni che le autorità israeliane non sono ancora riuscite a portare dietro le sbarre. Nena News

 

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