Fonti: The Times of Israel 

Al Manar

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Gen 20, 2016

 

Israele getta la maschera: per noi l’ISIS non è’ un nemico

Traduzione, sintesi e nota di Luciano Lago

 

Nel corso di una conferenza tenutasi presso l'”Istituto di Studi per la Sicurezza Nazionale” a Tel Aviv, il ministo della Difesa israeliano, Moshe Yaalon, ha dichiarato di “preferire l’ISIS rispetto al pericolo costituito dall’Iran e che Israele non considera che l’ISIS (Stato Islamico) costituisca una minaccia per Israele. L’esponente del Governo israeliano ha inoltre aggiunto che ” bisognerà sempre considerare l’Iran quale il principale nemico di Israele”. Yaalon ha affermato di ritenere che l’ISIS finirà con l’essere sbaragliato, tuttavia ha dichiarato che preferirebbe vedere questo gruppo (l’ISIS) a governare la Siria che non tenere “un governo pro iraniano ” al potere a Damasco (quale il Governo di Bashar al-Assad).

 

La dichiarazione di Yaalon appare in realtà del tutto coerente con la politica israeliana verso la Siria, dove Israele ha appoggiato, più o meno discretamente, i gruppi terroristi, includendo il fornire asssistenza medica ai componenti di Al Qaeda (Al Nusra), ed attaccando con l’aviazione le posizioni dell’Esercito siriano e di Hezbollah.

Questa non è la prima volta che Yaalon fa delle dichiarazioni circa la non preoccupazione di Israele riguardo all’ISIS.  Già nel 2014 lo stesso ministro aveva dichiarato al Washington Post che “L’ISIS è un fenomeno nuovo che ha avuto origine da Al Qaeda. Non costituisce comunque per noi (Israele) una minaccia”.

L’ISIS da parte sua, ha sempre operato in paesi arabi e mussulmani e non ha mai fatto nulla contro Israele.

Dall’altro lato, il ministro israeliano ha riaffermato anche apertamente che la politica dello Stato di Israele continua ad essere quella di cercare di fomentare il settarismo e le differenze tra i mussulmani sunniti e sciiti, come interesse di Israele.

Yaalon ha predetto in questo senso un prossimo  “conflitto di civiltà” tra Israele ed i mondo sciita, aggiungendo che Israele deve cercare una “alleanza con i sunniti” per contrastare l’Iran e gli sciiti. “L’Iran potrebbe ottenere una bomba nucleare in modo più rapido”, ha detto il ministro.

Da considerare che Israele ha tentato senza successo di sabotare il recente accordo firmato dall’Iran con il Gruppo dei 5+1, che è entrato in vigore lo scorso Sabato. In questo senso, Yaalon ha insistito nella conosciuta retorica di Israele delle “scadenze”.

“Se l’Iran si sente economicamente sicuro, può realizzare le bombe nucleari e persino in forma più veloce”, ha segnalato. “Gli attacchi degli USA, e non quelli della Russia, sono efficaci contro l’ISIS in Siria”, secondo il ministro.

D’altra parte, Yaalon ha realizzato un’altra manifestazione tanto lontana dalla verità come quella precedente in cui ha sostenuto la scarsa efficacia degli attacchi aerei russi in Siria ed ha preferito dare credito agli USA per i colpi subiti dall’ISIS nel paese arabo. Secondo Yaalon, le Forze russe in Siria non stanno raggiungendo i loro obiettivi.

“Ci sono stati successi nella lotta contro l’ISIS, quella diretta dagli USA”, ha affermato il ministro, senza però precisare quali siano i “successi” della campagna diretta da Washington, dopo oltre un anno e mezzo da quando è iniziata.

Inoltre Yaalon si è dimostrato favorevole  all’ipotesi di un intervento nordamericano in Siria “rinforzando le forze locali come i curdi, con gli “stivali sul terreno”.

 Nota:

Queste dichiarazioni del Ministro Yaalon sono estremamente importanti poichè dimostrano la sostanziale complicità del governo Israeliano con i gruppi jihadisti che operano in Siria per rovesciare il governo di Assad: l’ISIS come Al Nusra (Al Qaeda in Siria) e gli altri.

Si sapeva già da molto tempo che Israele forniva “discretamente” sostegno ed appoggio logistico ai gruppi jihadisti, era noto che il governo Netanyahu favoriva l’assistenza ai miliziani di al Nusra e che provvedeva anche al ricovero dei feriti presso i suoi ospedali all’interno del territorio israeliano. Si intuiva che le frequenti incursioni aeree dell’aviazione di Tel Aviv erano dirette a proteggere i gruppi dei terroristi quando questi si trovavano in difficoltà, almeno fino all’intervento russo che ne ha scompigliato i piani.

Adesso arrivano le dichiarazioni ufficiali con cui il ministro rivela chi sia il vero nemico di Israele, non lo Stato Islamico  ma bensì  l’Iran ed il regime di Assad, che ne è lo stretto alleato in Siria.

 

Vedi: Ya’alon: I would prefer Islamic State to Iran in Syria

 

Si conferma esattamente la tesi che abbiamo sempre sostenuto  noi ed altri analisti indipendenti e che per questo venivamo attaccati dai commentatori ufficiali dei media atlantisti i quali insistevano col dire che “Israele era il mortale nemico dell’ISIS” o,  come affermava Edward Lutwak (agente CIA), che “i miliziani dell’ISIS non attaccavano Israele prchè loro avrebbero timore di scontrarsi con dei veri soldati”. Una vera comica visto che Israele era uno dei loro migliori protettori assieme ad Arabia Saudita, al Qatar, alla Turchia e, naturalmente, agli Stati Uniti.

Se poi andiamo a verificare le precedenti dichiarazioni di Yaalon in cui si era espresso , in una intervista di alcuni mesi addietro con Steve Inskeep, nella edizione del mattino, del canale NPR , che  “…le frontiere del Medio Oriente sono instradate verso un cambiamento definitivo” , allora sembra chiaro che queste dichiarazioni di allora, aggiunte a quelle di oggi, rivelano che il vero piano di Israele (e degli USA) è quello della “balcanizzazione” del Medio Oriente ed in particolare della Siria e dell’Iraq, come confermato anche dai rapporti della DIA (Defence Inteligence Agency) e dalle dichiarazioni similari  di altri personaggi dell’Amministrazione USA come Joe Biden ed altri.

 

Vedi: Il piano di “balcanizzazione” del Medio Oriente

 

Lo Stato Islamico o ISIS, come si voglia denominare, si conferma come lo strumento geopolitico di Israele e della strategia degli Stati Uniti che mira “in primis”  a ridisegnare i confini del Medio Oriente  (e non solo per quello) in base ai propri interessi geopolitici. Questo spiega molte cose,  dalle ambiguità della politica di Washington (il grande protettore di Israele),  alla reticenza della coalizione diretta dagli USA nel colpire i centri di comando e di autofinanziamento delll’ISIS  (traffico del petrolio),  alle complicità manifeste che abbiamo visto in molte occasioni.

Come sempre accade il tempo è galantuomo e mette a nudo le verità scomode che il velo della propaganda non riesce  più nascondere

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