Fonte: http://mondediplo.com/2016/03/04israel

http://znetitaly.altervista.org/

6 marzo 2016

 

Israele perde la sua presa sulla democrazia

di Charles Enderlin

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

La destra e l’estrema destra di Israele  quasi ogni settimana sostengono di avere smascherato altri traditori: le ONG di sinistra  vengono definite  “talpe finanziate da potenze straniere che collaborano con il “nemico palestinese”; scrittori, artisti, personaggi politici sono stati accusati online e sottoposti a insulti razzisti e a minacce  perché  sono contrari all’occupazione dei territori palestinesi, o semplicemente difendono la democrazia.

Perfino il presidente di Israele, Reuven Rivlin è diventato una vittima, lo scorso dicembre, dopo aver parlato a una conferenza a New York (organizzata  da Haaretz, il quotidiano israeliano di sinistra ) mentre dei rappresentanti di  Breaking the Silence (Rompere il Silenzio), erano nella sala. Questa associazione di ex soldati che raccontano del loro servizio nei territori occupati viene accusata di danneggiare l’immagine di Israele e delle sue forze armate e criticata per aver fornito delle prove alla commissione di inchiesta dell’ONU per il conflitto di Gaza nel 2014. Il governo di Israele si rifiutò di collaborare con la commissione il cui rapporto descriveva azioni che potevano equivalere a crimini di guerra  perpetrati sia da Israele che da gruppi armati palestinesi (1).

In febbraio il parlamento israeliano ha approvato una legge  sulla trasparenza delle ONG per 50 voti a 43 (la Knesset ha 120 membri). Proposta dal ministro della giustizia Ayelet Shaked, del partito favorevole agli insediamenti, la Jewish Home, la nuova legge richiede che qualsiasi organizzazione che riceve finanziamenti da un governo straniero deve nominare i donatori nei documenti che vengono pubblicati e negli accordi con le organizzazioni e i funzionari israeliani. Se non si ubbidisce a questa legge, si può essere puniti,  punibile con una multa di 7.500 dollari. Riguarda molte organizzazioni di sinistra e per i diritti umani che ricevono finanziamenti governativi dall’Europa o dal Nord America, ma non quelle che ricevono denaro da donatori privati stranieri come le organizzazioni di destra che appoggiano gli insediamenti. Il voto, criticato dall’UE e dagli Stati Uniti, è avvenuto in un clima di sfiducia verso parte della società civile, segnato in particolare da un  irrigidimento dell’agenda politica del primo ministro Benjamin Netanyahu.

I movimenti di destra e di estrema destra, appoggiati da molti ministri del governo, stanno aumentando i loro sforzi per delegittimare le ONG per i diritti umani. Il movimento più attivo è Im Tirtzu, un’organizzazione studentesca (il nome, che significa “Se lo vuoi”, è preso da una frase di Thedor Herzl).  Fu fondato da Ronen Shoval nel 2006, dopo un incontro con Moti Karpel, un capo del movimento dei coloni e autore di Revolution Through Faith (La rivoluzione tramite la fede) (2003 , in lingua ebrea), che sostiene  la ricostruzione del Tempio a Gerusalemme e l’imposizione della sovranità israeliana su tutta la “terra di Israele”; gli arabi sarebbero ridotti a residenti stranieri senza nessun diritto politico (ger toshav). La missione di Shoval è di rinnovare “il discorso sionista, il pensiero sionista e l’ideologia sionista, di combattere “la campagna di delegittimazione contro lo stato di Israele e di [fornire] risposte ai fenomeni post-sionisti e anti-sioinisti” (2). I dirigenti di  Im Tirtzu non vogliono che il loro movimento sia chiamato fascista, ma i loro tentativi di intentare una causa di diffamazione  contro  varie organizzazioni, non hanno avuto successo.

Accusati ingiustamente

Con l’aiuto dei membri di destra della Knesset, Im Tirtzu ha avuto qualche successo, particolarmente contro Breaking the Silence, i cui membri sono stati ingiustamente accusati di appoggiare la campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) (4), e di fare il gioco dei nemici di Israele; è stato negato loro l’ingresso nelle forze armate e nelle scuole secondarie. Con l’aiuto di Moshe Klughaft, un consigliera molto vicina a  Naftali Bennett, ministro dell’Istruzione e presidente di The Jewish Home, Im Tirtzu ha ora prodotto un video che mostra un uomo che brandisce un coltello davanti alla videocamera, con la voce fuoricampo che dice: “Prima che questo terrorista ti pugnali, sa già che Yishai Menuhin [del Comitato Pubblico contro la  tortura], un agente dell’Olanda lo proteggerà dall’interrogatorio  della Shin Bet [la sicurezza interna ]. Sa anche che  Avner Gvaryahu [di Breaking the Silence], un agente tedesco, definirà criminale di guerra qualsiasi soldato che cerca di fermarlo. Sa che Sigi Ben-Ari [del Centro per la difesa dell’individuo], un agente norvegese, lo difenderà in tribunale. E sa che Hagai El-Ad [di Btselem], un agente per l’Unione Europea,  accuserà Israele di crimini di guerra. Hagai, Yishai, Avner and Sigi sono Israeliani. Vivono qui, tra di noi, e sono talpe. Mentre noi combattiamo il terrore, loro combattono noi” (5). In base a questa logica, l’UE che appoggia una soluzione di due stati, è ostile a Israele e complice del terrorismo.

Im Tirtzu ha protettori di alto profilo; tra questi ci sono professori universitari come Robert Aumann, vincitore, nel 2005, del premio Sveriges Risbank in scienze economiche in memoria di Alfred Nobel; Georges Elia Sarfati (Francia), della Sorbona, e avvocati come Daphne Netanyahu, cognata del primo ministro. Rafforzata dal loro sostegno, l’organizzazione superò un’altra soglia, denunciando come  “talpe” di sinistra alcuni dei massimi scrittori e artisti di Israele – Amos Oz, Abraham B Yehoshuia, David Grossmann – e attori. Sebbene il governo e la destra avessero, fino ad allora, mantenuto un silenzio complice riguardo a questo McCarthyismo, si sentirono alcune voci di dissenso. Benny Begin, un personaggio storico nel Likud (il partito di Netanyahu) e figlio del defunto primo ministro Menachem Begin, ha detto: “ Isolare  dei cosiddetti traditori, è una vecchia tecnica fascista che è sia brutta che pericolosa,” e chiama l’iniziativa di Im Tirtzu: “imbarazzante, inutile  e umiliante“. Netanyahu è stato costretto a rispondere: “Mi oppongo all’uso della parola traditore per definire coloro che non sono d’accordo con me. Siamo una democrazia e c’è una miriade di opinioni.” Ha però denunciato Rompere il Silenzio per “aver  diffamato lo stato di Israele” (6).

Il ministro della cultura, Signora Miri Regev, membro del Likud, ha pubblicato questo chiarimento: “Il pubblico ha il diritto di sapere, ma dovremmo evitare dichiarazioni che potrebbero causare  provocazioni e violenza.” Tuttavia, la Regev prende di mira artisti di sinistra, come si può vedere nella sua proposta di legge denominata “lealtà culturale”, che cerca di negare i sussidi governativi a qualsiasi artista che attacchi i simboli dello stato, appoggi il terrorismo o che si opponga

all’esistenza di Israele in quanto stato ebraico e democratico (7). Il pubblico non ha rifiutato questa   mossa . Nel 2015, il 59% degli ebrei israeliani sostenne l’atteggiamento della Regev verso gli artisti, secondo un sondaggio condotto dall’Istituto Israeliano per la Democrazia (8). In Israele Le ONG che difendono i diritti umani sono impopolari: nel 2013, il 52% delle persone che hanno partecipato  a un sondaggio, credevano che quelle ONG denigrassero lo stato.

‘Puzza di Weimar’

La “intifada dei coltelli” – gli attacchi palestinesi contro il personale delle forze armate e contro i civili – sta indurendo gli atteggiamenti sociali e li sta spingendo verso destra. Ogni mese, il sito per il Rapporto sull’odio, della Fondazione Berl Katznelson, identifica una media di 500.000 commenti e conversazioni ispirati dall’odio o razzisti (9).

In gennaio, il giornalista Nahum Barnea paragonò la situazione di Israele alla violenza politica nella Germania tra il 1918 e il 1933, prima che i nazisti si impadronissero del potere: “E’ come la repubblica di Weimar. Puzza di Weimar. E’ cancerosa come Weimar. Non viviamo nella repubblica di Weimar, ma quello che sta accadendo ricorda molti aspetti di quello che accadde allora. Forse è una cosa buona. Forse questa ondata di istigazione all’odio farà comprendere agli israeliani che pendio scivoloso  è. La vita meravigliosa che abbiamo – paragonata a quella dei nostri vicini – ci rende ciechi. Un po’ di tempo fa incontrai uno degli scrittori che era su una della liste [di ‘traditori’]. Mi disse: ‘Netanyahu sta facendo volare l’aereo dritto contro una montagna.’ Io risposi: ‘Sì, questa è la brutta notizia. La bella notizia è che siamo in prima classe” (10).

Netanyahu, primo ministro da 7 anni, è sicuro che Israele vada nelle giusta direzione e gli fa seguire una rotta di destra in campo economico e sociale, e in rapporto ai palestinesi a i loro oppositori politici. Sostiene che la sinistra israeliana  si è sempre sbagliata.  In un libro pubblicato nel 1995, dopo gli accordi di Oslo, spiegò che la sinistra aveva “una predisposizione ad assorbire argomenti dalla propaganda politica araba, fondati sul principio dei ‘diritti inalienabili del popolo palestinese’, che porterebbe alla creazione di uno stato palestinese a fianco di un Israele “diminuito”. Questa sindrome deriva dalla malattia cronica che ha colpito il popolo ebraico fino dall’inizio del 20° secolo: il Marxismo che pervade la sinistra ebraica, i movimenti di estrema sinistra e comunisti nell’Europa orientale.” Questo spiega il motivo per cui “persone intelligenti, morali e colte ritengano che Israele debba lasciare i territori. […]. Vediamo un aumento dell’anti-semitismo, un’enorme ondata di odio verso Israele, a causa della crescente  forza dell’Islamismo, mentre l’assimilazione degli Ebrei della diaspora sta andando avanti rapidamente. Questo, però, non è di grande preoccupazione per la leadership politica della sinistra che sta operando per ‘liberare i palestinesi dal peso dell’occupazione israeliana’, abbandonando il cuore della patria ebraica” (11).

Netanyahu considera sua missione assicurare la sopravvivenza del popolo ebreo sul loro territorio. Secondo Eldad Yaniv, del Centro Accademico Peres, “c’è una completa coerenza tra la sua ideologia e la sua strategia politica. E’ sicuro che se un governo di sinistra o anche altri leader di destra andassero al potere, sarebbe disastroso per Israele, di cui si considera guardiano” (12).

E’ stato soltanto dopo la sua quarta vittoria elettorale in 20 anni che Netanyahu è stato in grado, nel maggio 2015, di formare la coalizione che voleva. Libero dalla necessità di coinvolgere i centristi o elementi del partito laburista, può ora governare nel modo che gli sembra appropriato. Oltre a essere a capo del governo, è responsabile dell’economia, della comunicazione e degli affari esteri, dove ha nominato Tsipi Hotovely come vice ministro. La Hotovely è membro della Knesset (MK) con stretti legami con il sionismo religioso, ed è accanitamente contraria alla creazione di uno stato palestinese. Netanyahu era ben consapevole di quello che faceva quando ha scelto lei per portare il messaggio del suo governo alla comunità internazionale – che la Cisgiordania non è occupata, ma è parte integrale del territorio di Israele. Il giorno che ha assunto l’incarico, la Hotovely ha esposto le sue convinzioni di fronte ai diplomatici e ai funzionari anziani del ministero degli esteri: “Dobbiamo ritornare alla verità elementare circa il nostro diritto alla terra. […] Naturalmente il mondo comprende le necessità di Israele per la sicurezza, ma argomenti di etica e di giustizia sconfiggeranno gli argomenti riguardanti la  sicurezza.”  La Hotovely ha citato Rashi,  un commentatore del Talmud vissuto nell’11° secolo: “[Dio] garantì  [Canaan]  alle [sette nazioni]. Era Sua volontà che dovessero averla, e per Sua volontà Egli la sottrasse a loro e la diede a noi.”

Riscrivere la legge

Nel 2011, Netanyahu ottenne che la Knesset approvasse un progetto di legge contro il boicottaggio degli insediamenti. Proposto dal deputato della Knesset appartenente

al partito Likud, Zeev Elkin, dopo che un gran numero di artisti si erano rifiutati di

esibirsi   negli insediamenti, è stato  approvato con 47 voti contro 38. La legge rende possibile  fare un procedimento legale contro qualsiasi persona o istituzione che si rifiuti di concludere accordi economici, culturali o accademici con individui o organizzazioni a causa dei loro rapporti con Israele o con zone sotto il suo controllo (i territori occupati). Un appello all’Alta Corte di Giustizia presentato dalle ONG di sinistra è stato respinto nel 2015. I Giudici hanno semplicemente cancellato l’articolo che permetteva ai tribunali di imporre penalità illimitate a chiunque richiedesse un boicottaggio, anche se non veniva dimostrato alcun danno commerciale o economico.

Questo giudizio ha sorpreso Talia Sasson, che era a capo di una divisione dell’ufficio del Procuratore dello Stato e che è ora presidente del Nuovo Fondo di Israele (New Israel Fund) che finanzia molte ONG israeliane. “Mi sono vergognata che l’Alta Corte abbia approvato questa legge il cui unico scopo è di mettere il bavaglio  alla sinistra. Quello che si sarebbe dovuto fare è  distinguere tra boicottare lo stato di Israzele – sarei stata a favore di questo – e boicottare gli insediamenti. E’ inaccettabile. Di fatto, nel suo giudizio, la Corte Suprema ha stabilito che la Cisgiordania non fa parte dello Stato di Israele, che  non ha imposto lì la sua sovranità.”

La determinazione di Netanyahu è stata confermata durante il dibattito del consiglio dei ministri della legge sulla “trasparenza”. Netanyahu ha approvato il testo, anche se vi ha fatto degli emendamenti, cancellando una disposizione che richiedeva che i membri delle ONG destinatari dei finanziamenti da parte dei governi stranieri si mettessero un distintivo di identificazione quando andavano in visita alla Knesset. La parlamentare della Knesset, Tzipi Livni, leader del partito centrista Hatnuah (Il Movimento), alleato del Partito Laburista, aveva avuto molti incarichi ministeriali nel decennio passato. Sottolineò l’importanza di questo testo: “Quando ero al governo come ministro della giustizia, potevo porre il veto a progetti di legge come questo, o rifiutarne la maggior parte, a meno che la massima autorità non  dipenda  dal ministro della giustizia, ma dal capo di governo. Se lui vuole, può rigettare un progetto di  legge.

Per conservare questa coalizione, può permettere agli  elementi estremisti di questo governo di dare il tono,  cosa che, lo dico con molta tristezza, succede  oggi. Sono contro questi progetti di legge. Siamo contrari e cerchiamo di fermarli, ma abbiamo poteri limitati.” Sasson chiama il progetto di legge “stupido, un qualcosa che intendeva zittire la sinistra. L’attuale politica della destra non è di impegnarsi in un dibattito con la sinistra, ma di farla tacere.”

La sinistra sta perdendo slancio, secondo il Professor Tamar Hermann: “All’inizio degli anni ’90, si poteva ancora parlare di due campi contrapposti. Non è più così.  Non parlo più della sinistra, ma del 20% della popolazione ebrea che è laico, cittadino, istruito, universalista e liberale. […] I bambini di questo gruppo non hanno ricevuto le risposte che si aspettavano dai loro genitori e si sono rivolti a una forma elementare di identità ebraica, di cui sono ora prigionieri.” Hermann fa notare che nel 2009 i sondaggi indicavano che più del 51% di ebrei israeliani credeva nelle venuta del Messia e il 67%  credeva che gli ebrei fiossero un popolo eletto. Coloro che hanno risposto comprendevano  religiosi, ma anche ebrei tradizionalisti e laici. Dopo sette anni, il campo nazionalista religioso è cresciuti ulteriormente e il 22% della popolazione ebrea si identifica ora con quei valori. (14).

La Livni è preoccupata dalle tendenze che emergono nella società ebraica: “Il pubblico ebraico ha l’impressione che siamo circondati da nemici. Questa è la realtà nel quartiere difficile in cui viviamo. C’è terrorismo contro Israele; l’estremismo islamico sta aumentando. Sfortunatamente, parte della società sta perdendo il contatto gli altri e si preoccupa soltanto di se stessa. E’ nervosa per le minacce esterne, ma anche di quelle interne, sotto forma di minoranze e di gruppi che si oppongono alle politiche di governo. Netanyahu ha puntato il dito verso di loro durante la sua campagna elettorale. Le persone percepiscono che  i cittadini arabi di Israele, le organizzazioni di sinistra e i governi stranieri stanno operando insieme. Anche dei settori della società israeliana si identificano con il nemico. […] Per quanto mi riguarda, Israele è, senza dubbio, l’unica vera democrazia in Medio Oriente e deve essere una parte integrale di quello che è noto come il  mondo libero.”

Netanyahu spera di far approvare una legge costituzionale che ridefinisca Israele come lo stato-nazione del popolo ebraico, e che fornisca una legislazione che sia ispirata ai principi del giudaismo. La legge definirebbe il regime come democratico, ma soltanto gli ebrei avrebbero i diritti collettivi;  ; i musulmani e i cristiani – il 20% della popolazione – godrebbero soltanto dei diritti individuali concessi dalla legge. Secondo Sasson, questo significa che “l’antagonismo fondamentale in questo paese non è tra la sinistra e la destra, ma tra coloro che sono a favore della democrazia e coloro che sono contrari ad essa.” Dato che il fallimento del processo di pace israelo-palestinese sembra puntare inesorabilmente verso uno stato binazionale, la campagna contro la sinistra orchestrata dal governo e dalla destra sfida il futuro della democrazia in Israele. E il problema riguarda anche le comunità ebraiche in altri paesi, dove la maggior parte degli intellettuali sta zitta.

 

Note

1.“Rapporto della Commissione  di Inchiesta Independente sul conflitto di Gaza del 2014”; www.ohchr.org

(2) “About Us” – Su di noi)  vedere anche  Ronen Shoval, “Herzl’s Vision (La visione di Herzl 2.0: Im Tirtzu — a Manifesto for Renewed Zionism” (PDF), [ Im Tirtzu – un Manifesto per un sionismo rinnovato]  Rubin Mass, Jerusalem, 2013.

(3) Oren Persico, “Supreme Court: ‘Fascist’ Im Tirtzu case had no standing”, [Corte Suprema: il caso del ‘fascista’ di Im Tirtzu non ha avuto alcuna reputazione].

972mag.com, 16 luglio 2015.

(4) See Julien Salingue, “The power to shun” [Il potere da evitare],Le Monde diplomatique, English edition, giugno 2014.

(5) “The Foreign Agents — Revealed !” [ Gli agenti segreti – svelati!] (In ebraico con sottotitoli in inglese), Youtube.com, 15 Dicembre 2015.

(6) Jonathan Lis, “Netanyahu Condemns Ads Attacking Left-wing Artists: My Political Opponents Are Not ‘Traitors’” [Netanyahu condanna la pubblicità che attacca gli artisti di sinistra: i miei oppositori politici non sono traditori], Haaretz, 28 gennaio 2016.

(7) Moran Azulay, Roi Yanovsky and Ran Boker, “Regev presents ‘cultural loyalty’ bill to MKs” [Regev presenta la proposta di legge di ‘lealtà culturale’ ai membri della Knesset], Ynetnews.com, 27 gennaio 2016.

(8) Ephraim Yaar e Tamar Hermann, “Peace Index —  [Indice della pace ],giugno 2015” (PDF).

(9) http://hasata.berl.co.il

(10) Supplemento settimanale di  Yediot Aharonot,Tel Aviv, 29 gennaio 2016.

(11) Binyamin Netanyahu, Makom Tahat Ha Shemesh, Yediot Aharonot, Tel Aviv, 1995.

(12) Se non è altrimenti specificato, le citazioni sono prese da interviste dell’autore.

(13) “A Portrait of Israeli Jews: Beliefs, Observance, and Values of Israeli Jews [Un ritratto degli ebrei israeliani; convinzioni, osservanza e valori degli ebrei israeliani],

2009” (PDF), Avi Chai-Israel Foundation, Jerusalem, 2012; en.idi.org.il

(14) Yair Ettinger, “Study: 22 Percent of Israeli Jews Identify with Religious Zionist Camp” [“Uno studio: il 22% degli ebrei israeliani di identificano con il campo religioso sionista], Haaretz, 27 dicembre 2014.

 


Charles Enderlin è autore di  Au nom du temple: Israël et l’irrésistible ascension du messianisme juif (1967-2013) (In nome del tempio:  Israele  e l’ irresistibile ascesa  Jewish messianismo ebraico), Seuil, Paris, 2013.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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