http://znetitaly.altervista.org/

7 aprile  2016

 

Il  BDS non-violento dovrebbe essere bene accolto, non condannato

di Ramzy Baroud

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Mille israeliani e i loro sostenitori si sono riuniti il 28 marzo nel Centro Internazionale per le Convention a Gerusalemme per una convegno che mirava a combattere il movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni).

Il convegno è stato una dimostrazione   di “paura, paranoia, rabbia e determinazione,” come è stato descritto da Antony Loewenstein e comprendeva  i massimi funzionari di governo, membri dell’opposizione e uno strano conglomerato di ospiti, comprese celebrità oramai finite, come Roseanne Barr (attrice e conduttrice televisiva  statunitense, n.d.t.).

Le dichiarazioni fatte al convegno erano presumibilmente paurose  e ostili – equivalevano a nulla di più che uno sfoggio di linguaggio del sangue e della vendetta a cui le persone si sono  abituate all’interno del discorso politico israeliano.

Una delle affermazioni più allarmanti è stata fatta dal Ministro israeliano dei trasporti, Israel Katz, che ha chiesto “l’eliminazione focalizzata sulla dirigenza del movimento BDS.”

E’ necessario sapere in che modo “agire contro di loro, in che modo isolarli, anche trasferire le informazioni agli agenti dell’intelligence in tutto il mondo, e ad altri agenti. Dobbiamo capire che c’è una battaglia, avvolta in molti involucri,” ha detto Katz.

La Barr, da parte sua, ha chiesto il bombardamento nucleare dell’Università della California, nella sede di Davis, per l’appoggio dato dagli studenti al BDS.

Non si devono certamente avere illusioni riguardo alla ferocia della lotta futura-     questa è la natura del conflitto esistente tra ogni movimento popolare il cui obiettivo è di fare pressione a uno stato che viola impunemente la legge internazionale e a un governo che si considera al di sopra della legge e per nulla legato da questa.

La spinta che è dietro all’ostilità che deve affrontare il movimento BDS, è che di fatto è maturato nel suo messaggio e cresciuto di dimensioni, con il suo chiaro obiettivo primario: Israele, prima o poi avrebbe considerato una minaccia il BDS e si sarebbe mosso con decisione a combatterlo.

Tuttavia non si può certo essere inconsapevoli delle sfide interne affrontate dal BDS. Mentre il movimento è largamente decentralizzato, e le decisioni locali vengono lasciate a numerose branche situate in tutto il mondo, parlare all’unisono costituisce  una certa sfida.  Naturalmente ci sono i principi guida, ma resta essenziale superare gli ostacoli pratici per un dialogo democratico onesto e trasparente per mantenere il movimento forte e progressista.

Il BDS fu iniziato dopo ripetute richieste da parte della società civile palestinese, specialmente nel 2004 e nel 2005 di boicottare Israele per i suoi crimini contro i palestinesi, le sue violazioni della legge internazionale, la sua occupazione illegale e le sue politiche discriminatorie, dettate da motivazioni razziali. L’appello trovò pubblico ricettivo in tutto il mondo, e nello scorso decennio il BDS è diventato la piattaforma primaria, se non lo slogan per gli attivisti pro-Palestina che affrontano  Israele.

Il movimento BDS non si è ingrandito in anni recenti soltanto a causa della sua organizzazione e del suo marchio   che ha avuto successo.  Non si possono ignorare i molteplici crimini compiuti fin da allora dall’esercito israeliano e dai coloni ebrei armati. Non si possono trascurare le molte leggi razziste approvate dalla Knesset di Israele che hanno come obiettivo le minoranze del paese. Con ogni uccisione, con ogni giorno in più  di assedio a Gaza, con ogni guerra e ogni dichiarazione ripugnante fatta da un funzionario israeliano, il movimento BDS cresceva in maniera significativa.

Il movimento BDS deve molto del suo successo a un’efficace strategia che si basa su imbrigliare l’energia della società civile, ma anche sul fatto che  Israele  non si piega a dimostrare la necessità di un’azione globale, di porre fine all’occupazione, alla discriminazione e all’impunità di un esercito che ha ucciso troppi palestinesi.

Tuttavia, soltanto di recente  gli israeliani e i loro sostenitori cominciano  considerare con allarme il movimento BDS, se non  con vera preoccupazione. In passato questo compito veniva lasciato a gruppi studenteschi sionisti nei campus universitari in Occidente.  Hanno però  fallito e anche in modo terribile ad arginare il flusso dei sentimenti pro-Palestina nei campus occidentali. A partire dall’anno scorso, un grande movimento anti-BDS cominciò a formarsi al solo scopo di distruggere il  fiorente movimento BDS,  ma invano.

I ‘pezzi grossi’ furono convocati da due sionisti enormemente ricchi, il magnate di casinò Sheldon Adelson e Haim Saban. Invitarono amici milionari a una conferenza che si svolgeva a Las Vegas nel giugno 2015 per raccogliere fondi per un movimento anti-BDS. Gli invitati, per lo più  fanatici della destra, andarono all’Hotel Venetian (anche questo di proprietà di Adelson) con l’accordo che la minima donazione che si accettava era un milione di dollari.

Agli attivisti anti-BDS e ai funzionari di governo che andarono a Las Vegas per l’evento, fu promesso da un uomo di affari israelo-americano, Adam Milstein, che “non dovevano più preoccuparsi dei finanziamenti e di fare raccolte di fondi. Dovete soltanto essere uniti.”

Galvanizzata dallo slancio, Hillary Clinton che è ora in testa nelle primarie del suo partito, come antesignana per le elezioni presidenziali di novembre, ha inviato una lettera a Saban che potrebbe servire come esempio eclatante di una politica che è servile nei riguardi di un ricco finanziatore, senza nessun riguardo per la moralità o il rispetto di se stessa.

Sotto il titolo della lettera: “’Hilary per l’America’, scriveva per “esprimere il suo allarme” per il BDS, insistendo che contrastare il movimento deve diventare una ‘priorità’. “Cerco il suo consiglio su come potere operare insieme per invertire questa tendenza,” ha scritto.

“In quanto Senatrice e Segretaria di Stato, ho visto quanto è fondamentale per l’America difendere Israele in ogni momento.   Mi sono opposta a molte risoluzioni anti-Israele all’ONU, al Consiglio per i Diritti Umani e in altre organizzazioni internazionali,” si è vantata, arrivando fino a condannare il Rapporto Goldstone che accusava Israele di commettere crimini di guerra a Gaza.

La Clinton non è la sola. Nel giugno 2015, subito dopo che il club dei milionari anti-BDS aveva concluso il suo raduno a Las Vegas, il Presidente Barack Obama ha firmato una misura specificamente designata a combattere il BDS.

“Il disegno di legge per l’autorità della promozione del commercio…conteneva le disposizioni ant-BDS, che considerano il rifiuto del fenomeno una massina priorità dei negoziatori statunitensi dato che operano per un accordo più distante di libero mercato con l’Unione Europea,” riferisce il Times di Israele.

Nel giro di pochi mesi si sono aperte le chiuse, e ne è seguita un serie di iniziative di condanna al BDS. Tuttavia, questa è stata in gran parte  una farsa. Le richieste dei governi occidentali nate nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Canada e in altri paesi

di criminalizzare il boicottaggio di Israele non hanno certo rallentato lo slancio del movimento, lo hanno invece accelerato.

La storia ci ha insegnato che criminalizzare la società civile e vietare le idee, specialmente quelle guidate da principi morali, non è mai una buona idea e non lo è neanche chiedere di ‘eliminare’ gli  attivisti della società civile e di bombardare le loro università.

L’unica strategia sensata per combattere il BDS è quella che neanche un oratore nelle riunioni anti-BDS ha proposto: porre fine alle politiche molto criminali e razziste che per prima cosa hanno ispirato il BDS.

Finora il movimento BDS è stata la strategia e la tattica più riuscita per appoggiare la determinazione palestinese e, allo stesso tempo, considerando Israele responsabile per le sue politiche di apartheid che peggiorano progressivamente.

Si sta sviluppando una pressione internazionale che piazza risolutamente il pallone nel campo israeliano, e questa volta nessuna quantità di bombe o di potenza di fuoco potrà mai risolvere il dilemma di Israele.

 


Il Dottor  Ramzy Baroud scrive da 20 anni di Medio Oriente. E’ un opinionista che scrive sulla stampa internazionale, consulente nel campo dei mezzi di informazione, autore di vari libri collaboratore e fondatore del sito PalestineChronicle.com. Tra i suoi libri ci sono: ‘Searching Jenin’ [Cercando Jenin], The Second Palestinian Intifada [La seconda Intifada palestinese],  e il suo  più recente: My Father Was a Freedom Fighter: Gaza’s Untold Story [Mio padre era un combattente per la libertà: la storia di Gaza che non è stata raccontata]. Il suo sito web è www.ramzybaroud.net

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

 

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/non-violent-bds-should-be-welcomed-not-condemned/

 

top