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Mag 08, 2016

 

Netanyahu ed il piano della Grande Israele

di  Germán Gorraiz Lopez

Traduzione di Luciano Lago

 

Il termine distopia fu coniato alla fine del secolo XIX da John Stuart Mill n contrapposizione al termine eutopia o utopia, utilizzato da Tommaso Moro (Thomas More) per designare un luogo o una società ideale. Così la distopia sarebbe una “utopia negativa dove la realtà intercorre in termini antagonistici rispetto a quelli di una società ideale”. Le distopie si trovano in ambienti chiusi o claustrofobici configurati in sistemi antidemocratici, dove l’elite governante si crede investita del diritto di invadere tutti gli ambiti della realtà nei suoi livelli fisici e virtuali  ed incluso, nel nome della sacra, santa sicurezza dello Stato, per eliminare il principio di inviolabilità (habeas corpus) delle persone.

Tutti sintomi  questi di una successiva  deriva totalitaria del sistema, plasmata nella instaurazione di una segregazione razziale (apartheid) e la pratica sistematica della tortura, elementi costituenti della denominata “perfezione negativa”, termine utilizzato dal novellista Martín Amis per designare “l’oscena giustificazione dell’uso della estrema crudeltà, massiccia e premeditata per un presunto Stato ideale”.

 

Tutto questo sarebbe un riflesso nitido della deriva totalitaria dello Stato distopico di Israele spalleggiato dalla “spirale del silenzio” dei principali grandi media mondiali, controllati dalla lobby sionista transnazionale, teoria formulata dalla politologa tedesca Elisabeth Noelle-Neumann nel suo libro “La spirale del silenzio”. L’opinione pubblica: la nostra pelle sociale (1977), che simbolizzerebbe “la formula della sovrapposizione cognitiva che instaura la censura attraverso di una deliberata e soffocante accumulazione di messaggi di un solo segno”, con cui si produrrebbe un processo in spirale o ricco di retroalimentazione positiva e la conseguente manipolazione dell’opinione pubblica mondiale.

Da parte sua, lo statunitense Harold Lasswell, uno dei pionieri della comunicazione di massa (mass comunicación research”), aveva identificato una forma di manipolazione delle masse (la teoria dell’ago ipodermico o la pallottola magica), teoria plasmata nel suo libro “Propaganda Technique in the World War” (1927), basato nel concetto di “iniettare nella popolazione una idea concreta con l’aiuto dei media dominanti per dirigere l’opinione pubblica a proprio beneficio “cosa che combinata con la liquidazione del codice deontologico giornalistico che avrebbe il suo sigillo nella implementazione dell’autocensura e della sottomissione volente o nolente alla linea editoriale della lobby sionista transnazionale. Tale lobby è quella  che controlla di fatto la maggioranza dei media di comunicazione mondiale e questa avrebbe provocato la conseguenza che la professione giornalistica (e per estensione ai mass media dominanti) si sia trasformata in una mera cinghia di trasmissione dei postulati della lobby sionista transnazionale che avrebbe fagocitato l’establishment o il sistema dominante delle società occidentali.

Il tradimento di Netanyahu ai postulati di Herzl

Dopo le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu in cui si riafferma “il diritto del popolo ebraico di ricostruire Gerusalemme” (cosa che si traduce nella costruzione di 1.000 nuove case a Gerusalemme Est), visto che secondo le sue parole, “perfino i palestinesi sanno che questi luoghi rimarrebbero sotto la sovranità israeliana sotto qualsiasi tipo di aggiustamento”, assistiamo di nuovo alla sceneggiata di un “disaccordo formale” tra Obama e Netanyahu e che, come nelle precedenti occasioni, si concluderà con una timida condanna da parte degli USA dell’attuale politica di costruzione di case in Cisgiordania ed a Gerusalemme Est, ” nel tempo si procederà alla firma tra il Ministero della Difesa di Israele e l’impresa statunitense Lockheed-Martin per l’acquisizione di un nuovo squadrone di aerei dell’ultima generazione F-35″. Conviene ricordare che quando si sottoscrissero gli Accordi di Oslo, 100.000 coloni popolavano la Cisgiordania e che nell’attualità sarebbero arivati a  600.000, cosa che, aggiunta al previsto completamento del Muro della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, dove circa 60.000 case palestinesi potrebbero essere demolite nel mancare permessi ufficiali e ci sarebbero circa 200.000 coloni in più che nel 1993, nonostante la estenuante pressione nordamericana per porre fine  agli stessi”, avrebbe provocato l’indignazione del mondo arabo.

Nel frattempo, Netanyahu andrà di nuvo a Washington con l’obiettivo di ottenere gli aiuti dei suoi padrini dell’AIPAC , il più influente gruppo di pressione pro-israeliano negli USA, visto che lo stesso conta più di 100.000 membri (150 dei quali che si dedicano soltanto a fare pressione sul Congreso, sulla Casa Bianca e su tutti gli organismi amministrativi che contano nelle decisioni politiche che possono riguardare lo Stato di Israele).

Per quanto si è sempre creduto che l’AIPAC sarebbe un “governo virtuale” che teledirige la politica estera degli USA in funzione degli interessi di Israele, la realtà sarebbe quella che la lobby pro-Israele dispone di un vero peso negli ambiti del potere perchè gli USA ed Israele hanno quasi sempre condiviso identici interessi geopolitici, fin dalla fondazione dello Stato di Israele nel 1948. Così gli USA conterebbero su Israele per mantenere gli Stati arabi del Medio Oriente sotto la minaccia costante di un attacco (assicurandosi nel frattempo che si mantengano subordinati a Washington) ed Israele non potrebbe continuare ad esistere nella sua forma attuale senza il forte appoggio politico e materiale che riceve dagli USA. (L’aiuto ufficiale sarebbe di più di 3500 milioni di dollati all’anno in aiuti militari e potrebbe arrivare fino ai 4500 milioni annuali di dollari nella retta finale del mandato di Obama).

Nell’attualità assisteremmo inoltre ad un “disaccordo di fondo” tra le Amministrazioni di Netanyahu ed Obama dovuto al concetto geopolitico imperante nell’Amministrazione Obama ed il cui cervello sarebbe l’ex consigliere della Sicurezza Nazionale del presidente Carter, Zbigniew Brzezinski. Brzezinski ,in un discorso di fronte al Consiglio Nazionale Iraniano-statunitense (NIAC), ha affermato che “credo che gli USA hanno diritto al dover decidere la propria politica di sicurezza nazionale e non seguire qualsiasi cosa negativa e stupida facciano gli israeliani”, visto che dall’assassinio di John Kennedy gli USA non avrebebro già sfruttato questo diritto , rimanendo  da allora come ostaggi degli interessi sionisti, tutti i successivi presidenti eletti negli USA. Inoltre Brzezinski starebbe affrontando le lobby neocons repubblicane ed ebree degli USA e, con il suo abituale sarcasmo, avrebbe screditato la miopia geostrategica di entrambi i gruppi di pressione nell’affermare che “sono tanto ossessionati con Israele, il Golfo Persico, l’Iraq e l’Iran che hanno perso di vista il quadro globale: la vera potenza nel mondo è la Russia e la Cina, gli unici paesi con una vera capacità di resistere agli USA ed all’Inghilterra e sui quali dovrebbero fissare la loro attenzione.

Netanyahu e la “Grande Israele”

Il messaggio diafano di Obama verso Israele sarebbe che “la pace nel Medio Oriente è possibile attraverso il dialogo e che Israele e gli USA devono negoziare con l’Iran e con la Siria, due attori cruciali nella politica del Medio Oriente. Postulati questi che sarebbero un missile nella linea di galleggiamento del Governo di Netanyahu che aspira a risuscitare la mitologia della Grande Israele (“Erz Israel”), tra i quali tenterebbe di mettere assieme i concetti antitetici dell’atavico Grande Israele e che si abbeverebbe alle fonti della Genesis 15:18, dove si segnala che, “fin da 4.000 anni, il titolo di proprietà di tutta la terra esistente tra il Fiume Nilo dell’egitto e il Fiume Eufrate fu vincolato al patriarca ebreo Abramo e trasferito successivamente ai suoi discendenti, cosa che presupporrebbe la restaurazione della Dichiarazione di Balfour (1917), che disegnava uno Stato di Israele dotato di una vasta estensione vicina ai 46.000 miglia quadrate e che si estenderebbe dal Mediterraneo all’est dell’Eufrate, comprendendo la Siria, il Libano e parte nord orientale dell’Iraq, parte nord dell’Arabia Saudita, la fascia costiera del Mar Rosso e la Penisola del Sinai in Egitto così come la Giordania, che passerebbe a denominarsi Palegiordania dopo essere obbligata ad accogliere tutta la popolazione palestinese delle attuali Cisgiordania e Gaza, forzate ad una diaspora di massa (nuova nabka).

Questa dottrina avrebbe come principale capofila Isaac Shamir nel sostenere che “la Giudea e la Samaria (termini biblici della attuale Cisgiordania) sono parte integrante del territorio di Israele. Non sono stati conquistati nè devono essere riconsegnati a nessuno”, dottrina in cui si sono basati i postulati attuali del partito Likud diretto da Netanyahu che aspira a trasformare Gerusalemme nella “Capitale invisibile del nuovo Israele”, dopo l’annessione della parte orientale a seguito della guerra dei Sei Giorni (1967).

Conviene ricordare che Theodor Herzl viene considerato il Padre dell’attuale Stato di Israele e fondatore del sionismo e nel suo libro “Uno Stato Ebraico: prova di una soluzione moderna adella condizione ebraica”, propose la creazione di Uno stato ebraico indipendente e sovrano per tutti gli ebrei del mondo, nel momento che promosse la creazione dell’OSM (Organzzazione Sionista Mondiale) e nella sua opera “La vecchia Nuova Terra (1902), getta le basi dell’attuale Stato di Israele come una utopia di nazione moderna, democratica e prospera in cui si prospettava il popolo ebreo all’interno di un contesto della ricerca di diritti per le minoranze nazionali dell’epoca che mancavano di uno stato, come gli armeni o gli arabi. Tuttavia, aurora -israel.co denuncia che “la politica isolazionista del primo ministro , Biniamín Netanyahu, sembra essere agli antipodi dei fondatori del sionismo, tali prsonaggi  come Teodoro Herzl e Chaim Weizmman, i quali inclusero il movimento all’interno di un arco progressista nel campo della diplomazia , motivo per cui ci si può domandare se è possibile cambiare il pericoloso isolamento diplomatico di Israele con una politica che sia contraria all’immobilismo ed al trinceramento”.

Nell’ipotesi che vinca la Hilary Clinton nelle prossime elezioni Presidenziali negli USA, aumenterà la pressione della lobby pro-Israele degli USA (AIPAC), per procedere alla destabilizzazione della Siria e dell’Iran con metodi definitivi, momento che sarà utilizzato approfittando dalla Trilateral USA-Gran Bretagna- Israele per procedere a ridisegnare la cartografia del puzzle sconnesso formato dagli attuali paesi del MedioOriente fino ad ottenere delle frontiere strategicamente vantaggiose per Israele, seguendo il piano orchestrato da 60 anni in forma congiunta dai governi di Gran Bretagna, Stati Uniti ed Israele e che conterebbe con l’appoggio dei principali alleati occidentali.

 


Germán Gorraiz López - 1957, Navarra-España. Analista económico e geopolítico, collaboratore abituale di varie riviste digitali spagnole e latinoamericane. In particolare con il Diario SIGLO XXI, Bottup, España Liberal, Rebelion, Libre Pensador, Alainet , Cuba Nuestra, Plano-Sur.org, Entorno-empresarial.com o El Mercurio Digital.

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