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13/05/2016

 

Attivista israeliano: Nel mio Paese i valori democratici sono sotto attacco

 

Per Nadav Bigelman di Breaking the Silence, la polemica sulle frasi di un generale sull'Olocausto "non nasconde una battaglia fra i due poteri, ma è un pretesto usato da una parte della politica per fare propaganda elettorale”. Per l’attivista Israele vira “sempre più a destra” e i valori democratici sono sotto attacco. A innescare la controversia il parallelo del gen. maggiore Yair Golan fra Stato ebraico e Germania nazista. 

 

Il “pensiero espresso” dal gen. maggiore Yair Golan e le “critiche” che gli sono piombate addosso “da vari elementi” dell’establishment riflettono “l’esasperazione del confronto politico in Israele” e le “difficoltà crescenti” nel trattare alcune tematiche. È quanto afferma ad AsiaNews Nadav Bigelman, attivista israeliano e ricercatore di primo piano dell’ong Breaking the Silence (Bts), in merito alla polemica in atto da qualche giorno nel Paese. A innescare lo scontro le parole del numero due dell’esercito durante le celebrazioni per lo Yom Hashoah, la “Giornata del ricordo dell’Olocausto”, il 4 maggio scorso.

In un intervento al Massuah Institute, situato nel kibbutz di Tel Yitzhak, nel centro del Paese, l’alto ufficiale ha parlato di tendenze nella società israeliana equiparabili ai “processi nauseanti” in atto in Europa e in Germania “circa 70, 80 e 90 anni fa”, alcuni dei quali “visibili qui fra noi”. 

Parole contenute nel contesto di un discorso ben più ampio, ma che hanno fatto infuriare gran parte della classe politica e dirigente del Paese. Immediata la replica falchi del governo fra cui il premier Benjamin Netanyahu, che hanno attaccato l’alto ufficiale spingendosi a chiederne le dimissioni.

Secondo il portavoce di Bts questo scontro non nasconde “una battaglia fra elementi dello Stato, fra governo ed esercito”, quanto piuttosto un “pretesto” utilizzato “da una parte della politica” per un “tornaconto elettorale”. Al riguardo, l’attivista equipara questa vicenda al caso del soldato che ha ucciso un assalitore palestinese, a terra e inerme, anch’essa divenuta una fonte di dibattito politico e di “propaganda elettorale”. 

Nadav Bigelman, ebreo e israeliano, è stato a lungo soldato dell’esercito, per il quale ha operato all’interno dei territori. Oggi è uno dei principali attivisti di Breaking the Silence, ong israeliana che raccoglie le testimonianze di veterani ed ex membri delle forze armate (Idf) sulle violenze contro i palestinesi in Cisgiordania, a Gaza e a Gerusalemme Est.

“Non voglio dare un giudizio storico alle parole [del generale] - prosegue - ma osservo con rammarico come Israele stia virando sempre più verso destra”. Il razzismo strisciante alimentato dal dal “sostegno diretto o indiretto” di “molta classe politica”, sottolinea, “sta raggiungendo livelli elevati”. Si tratta dello stesso fenomeno che ha portato, nei mesi scorsi, agli “attacchi” contro Bts e altre Ong del Paese pro-democrazia, diritti umani e critiche verso l’occupazione. 

“Non vi è alcun dubbio - aggiunge l’attivista - sul fatto che il nostro attuale governo, guidato da Benjamin Netanyahu, sia quello più di destra estrema che abbiamo mai avuto” e che utilizzi ogni pretesto per compiacere l’opinione pubblica. “Questo - conclude - ci spinge verso un futuro molto problematico, in cui la democrazia con i suoi valori è sempre più sotto attacco”. 

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