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20 mag 2016

 

Ya’alon polemico: “Discussioni con Netanyahu sui valori dello stato”

di Roberto Prinzi

 

L’ex ministro della difesa, che ha annunciato stamattina le sue dimissioni anche come parlamentare, ha criticato il premier israeliano e “le influenze fondamentaliste che hanno preso piede nel Likud”. Al suo seggio alla Knesset subentrerà l’estremista ebraico Yehuda Glick

 

Roma, 20 maggio 2016, Nena News –

 

Continua a tenere banco in Israele la decisione di ieri del premier israeliano Benjamin Netanyahu di conferire il dicastero della difesa allo xenofobo nemico/amico Avigdor Liberman di Yisrael Beitenu (“Israele è la nostra casa” in ebraico). In una conferenza stampa convocata stamattina presso il quartiere generale della difesa israeliana a Tel Aviv, l’uscente ministro della difesa, Moshe Ya’alon, non ha risparmiato duri attacchi ai suoi colleghi di partito. In particolar modo al suo leader, Netanyahu, che di fatto lo ha licenziato in tronco pur di rafforzare la sua debole coalizione governativa (fino a ieri godeva di un solo seggio di maggioranza).

 

Alle scontate dichiarazioni da commiato “in tutte le azioni compiute e le decisioni prese, ho sempre messo la sicurezza dello stato prima di tutto” il discorso dell’ex ministro si è fatto politicamente più rilevante quando ha preso di mira, forse sorprendentemente visti i toni che ha usato, il premier Netanyahu: “ho avuto difficili discussioni politiche con il primo ministro riguardo ai valori chiave dello stato. Le influenze fondamentaliste hanno preso il controllo del Likud. Non è lo stesso partito a cui mi sono unito. Lo sta governando uno spirito volto a fratturarlo”.

 

Parole durissime che non possono essere lette solo come frutto dell’amarezza del momento, della frustrazione di uomo di più di 60 anni che si è sentito tradito dai suoi colleghi al punto da abbandonare momentaneamente la lotta politica. Queste componenti sono innegabili, ma c’è qualcosa di più: c’è la rappresentazione fedele di un quadro politico di governo dove imperversano sempre di più le voci estremiste presenti sia internamente al Likud, rappresentate dalle varie Hotovely, Regev, sia tra gli “alleati”. Su tutti “Casa Ebraica” dei super falchi Bennet e Shaked.

 

Ya’alon ha voluto esaltare i suoi meriti: “ho lottato con tutta la mia forza contro il fenomeno del razzismo, dell’estremismo, della violenza presenti all’interno della società israeliana che minacciano la nostra forza e permeano, danneggiandolo, anche l’Idf” (acronimo per “Esercito di difesa israeliano, ndr). Ma è lui, il premier, e chi lo ha condizionato, il vero target dell’ex ministro nel suo discorso d’addio. “Importanti politici hanno scelto la strada dell’istigazione. E’ intollerabile che noi dobbiamo dividerci per un desiderio di potere. Chi ha una posizione di comando non si sottomette ai sondaggi e allo stato d’animo dominante nell’opinione pubblica”. Sondaggi che, però, lo vedrebbero ancora come favorito. Secondo uno studio del Canale 10 della tv israeliana, infatti, il 51% degli israeliani ritiene Ya’alon più adatto a rivestire questa importante carica istituzionale, solo il 27% crede che sia meglio il capo di Yisrael Beitenu. Vantaggio di preferenze anche registrato dal Canale 2: il 38% dice che Ya’alon dovrebbe rimanere al suo posto mentre solo il 35% preferisce il suo rivale.

 

Al di là di quello che possa pensare l’opinione pubblica, il dado è ormai tratto: si aspetta solo l’ufficialità da parte del premier eppoi l’avvicendamento diventerà realtà. Per ora Ya’alon dovrà svuotare i suoi armadietti alla Knesset. Già, perché la sua sostituzione ha spinto il ministro a lasciare del tutto la politica. Almeno per il momento. L’annuncio è arrivato è stato affidato stamattina ad un post sul suo account Facebook. “Ho informato il premier questa mattina che, in seguito alle sue recenti azioni e sviluppi e considerata la fiducia che ho in lui, mi dimetto dal governo e prendo una pausa dall’attività politica”.

Ma se la coalizione vira sempre più a destra con l’ingresso di Liberman al governo, il Likud non mostra alcuna difficoltà ad adeguarsi a quella che la maggior parte dei commentatori locali definisce una “sterzata” (ma è davvero corretto definirla in questi termini?). L’uscita di scena del “moderato” Ya’alon, infatti, ha liberato un posto nelle liste parlamentari del Likud che verrà ricoperto a partire da oggi dall’attivista di estrema destra Yehuda Glick. Glick è il leader dell’estremismo religioso ebraico che mira a prendere possesso della Spianata della Moschea (il Monte del Tempio per gli ebrei). Ufficialmente per poter pregare. Nei fatti, soprattutto, per togliere ai palestinesi il principale legame culturale, religioso, storico con la terra di Palestina (la Cupola della Roccia e la Moschea di al-Aqsa presenti sulla Spianata, costituiscono l’Haram al-Sharif, per il sunnismo il terzo sito più sacro del mondo islamico). Il suo “attivismo” lo ha portato quasi alla morte nel 2014 quando il palestinese Moataz Hejazi (ucciso successivamente dalla polizia israeliana) gli ha sparato 4 colpi di pistola fuori il centro Menachem Begin a Gerusalemme.

 

La nomina di Glick, apprezzata dai “centristi” della coalizione governativa rappresentati da Kulenu, ha già scatenato le prime proteste. La parlamentare del Campo Sionista, Yael Cohen, ha detto che boicotterà il suo giuramento perché un “uomo etico” verrà rimpiazzato da un “pericoloso estremista”. Il Campo sionista, con il suo capo Hertzog al posto di Ya’alon, è stato per giorni vicinissimo ad unirsi al governo. Poi Bibi si è convinto, o è stato convinto, che quella sarebbe stata una scelta sbagliata e ha preferito affidarsi “all’usato sicuro” rappresentato dal suo ex ministro degli Esteri. La domanda, pertanto, nasce spontanea: è solo l’ideologia di Glick a suscitare la rabbia di Cohen? Nena News

 

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