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01/09/2016

 

Israele sfida l'Onu e approva 464 nuove case in Cisgiordania

 

In programma la realizzazione di 234 case di cura a Elkana, 30 abitazioni a Beit Arye e altre 20 a Givat Zeev. Rilasciati 179 permessi retroattivi per abitazioni “illegali” già esistenti. Critiche Onu verso Israele: la politica espansionista "è contro la pace". Il governo Netanyahu parla di affermazioni “assurde”. 

 

Israele ha approvato la costruzione di 285 nuove case, all’interno di un insediamento ebraico nei Territori occupati in Cisgiordania. È quanto denunciano gli attivisti di Peace Now, Ong pacifista isreaeliana in prima linea nel denunciare le confische dei territori; provvedimenti, in violazione del diritti internazionale, che si sono inaspriti negli ultimi tempi con il governo del Primo ministro Benjamin Netanyahu.

Nei giorni scorsi l’esecutivo ha dato il via libera per la prosecuzione dei lavori che porteranno alla realizzazione di 234 case di cura a Elkana, 30 abitazioni a Beit Arye e altre 20 a Givat Zeev. Le autorità hanno inoltre rilasciato permessi retroattivi per 179 case già realizzate a Ofarim.

Gli Stati Uniti esprimono “profonda preoccupazione” per la decisione dell’esecutivo israeliano; la politica espansionista legata agli insediamenti pone una “seria e crescente minaccia” alla pace con i palestinesi e alla soluzione dei due Stati. Fra i punti più controversi l’approvazione “retroattiva” di alloggi costruiti in precedenza e senza permessi. 

Secondo le ultime statistiche aggiornate fornite da Peace Now, nel 2016 l’amministrazione israeliana - in mano ai militari - che controlla i territori della Cisgiordania ha dato il via libera a 2.623 nuovi insediamenti. Fra questi vi sono 756 case abusive e “legalizzate” a posteriori. 

In questi giorni si è consumato anche un nuovo scontro fra i vertici del governo israeliano e i massimi organismi delle Nazioni Unite. In una nota l’ufficio del premier Netanyahu ha definito “assurde” le critiche alla politica degli insediamenti. Una risposta alle dichiarazioni dell’inviato speciale Onu, secondo cui le attuali decisioni dell’esecutivo rivelano la mancanza di una “genuina intenzione” di lavorare a una soluzione di pace. 

Commentando le parole di Nickolay Mladenov, il portavoce del Primo ministro David Keyes sottolinea che “l’affermazione” secondo cui è “illegale per gli ebrei costruire a Gerusalemme è assurda”. Questo principio, aggiunge l’alto funzionario israeliano, equivale ad affermare che “gli americani non possono costruire a Washington o i francesi a Parigi”. 

L’inviato speciale Onu aveva inoltre aggiunto che dal primo luglio scorso Israele ha avviato i piani per la realizzazione di oltre mille unità abitative a Gerusalemme est e 735 unità in Cisgiordania. Proseguono inoltre i piani per la costruzione di un nuovo insediamento alla periferia di Betlemme. 

La politica espansionista di Israele è finita di recente anche nel mirino del Quartetto per il Medio oriente, organismo composto da Nazioni Unite, Stati Uniti, Unione europea e Russia; in un rapporto i vertici del gruppo hanno chiesto a Israele di assumere “provvedimenti urgenti” per fermare l’espansione degli insediamenti nei Territori palestinesi. 

Ad oggi almeno 570mila cittadini israeliani vivono in oltre 100 insediamenti costruiti da Israele a partire dal 1967, data di inizio dell’occupazione dei Territori in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Il diritto internazionale considera illegali questi insediamenti; una posizione contestata dal governo israeliano, che negli ultimi anni ha rafforzato la politica espansionista.

I colloqui di pace tra le due parti si sono interrotti nel 2014, scatenando una escalation di violenze nella regione.

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