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04/03/2016

 

La guerra non dichiarata della Francia in Libia

di Vladimir Platov

esperto di Medio Oriente

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Lavorando sodo per trasformare il pianeta nel mondo unipolare, gli Stati Uniti dimostrano nel modo più esplicito che mai disprezzo per regole e istituzioni internazionali. Impiegando anche tecniche semillecite per convincere sempre più Paesi a sostenere la loro politica. Il partenariato per gli investimenti e il commercio transatlantico (TTIP) tra Washington e Unione europea, nonché il Partenariato Transpacifico (TPP) sono stati fondati da Washington per applicare le sue regole e ricavarne benefici. Il loro scopo è essere alternativi al commercio esistente e alle organizzazioni economiche internazionali come WTO, ASEAN e APEC. Il loro obiettivo è dare alle imprese statunitensi il pieno controllo delle relazioni commerciali ed economiche in Europa e nel Pacifico. Gli Stati Uniti agiscono nello stesso modo quando sono impegnati negli interventi militari non autorizzati dalle Nazioni Unite: Jugoslavia nel 1995 e nel 1999, Afghanistan nel 2001, Iraq nel 2003 e bombardamento odierno di città pacifiche in Siria e Iraq. Impegnando gli alleati della NATO in tali crimini, Washington in ultima analisi l’incoraggia ad attuare azioni militari simili in altri angoli del pianeta, sostenendone le operazioni militari non autorizzate dalle Nazioni Unite. Il quotidiano francese Le Monde parla approfonditamente di preparazione e avvio della campagna militare francese in Libia; un buon esempio di tale idea. Negli ultimi mesi, Francia e Gran Bretagna di fronte al problema dell’immigrazione clandestina si sono rese conto che l’infiltrazione di jihadisti, militanti di SIIL e altre organizzazioni terroristiche, verso l’Europa attraverso il flusso di profughi, costituisce una grave minaccia alla loro sicurezza. Agenti dei servizi speciali di questi Paesi vedono tale minaccia arrivare da due direzioni: dai Paesi del Medio Oriente attraverso Turchia e Stati balcanici, e dal Nord Africa, soprattutto dalla Libia. Cosa fanno Parigi e Londra per affrontare la minaccia? Cercano di scaricare la responsabilità di badare al flusso di migranti dal Medio Oriente su Germania e Paesi dell’Europa centrale. Nel frattempo, in considerazione del fatto che Francia e Gran Bretagna hanno già un considerevole numero di migranti provenienti dall’Africa, hanno fissato come priorità contrastare la minaccia rappresentata dai profughi provenienti dal Nord Africa. Vi sono molte ragioni a che la Libia sia percepita quale prima minaccia alla sicurezza di questi Stati europei. In primo luogo, l’intervento militare del 2011 di Francia e Gran Bretagna creò caos e anarchia in Libia. Tra i risultati di tale “campagna” scatenata dagli alleati occidentali, fu l’assassinio del tanto inviso a Washington Muammar Gheddafi; la proliferazione incontrollata delle armi nella regione; l’impegno di vari gruppi armati ed estremisti nella lotta sul controllo delle risorse naturali del Paese, assieme alla repressione della popolazione. Tali circostanze continueranno ad essere fonte di sentimento anti-francese e anti-inglese tra i libici e i cittadini di altri Paesi del Nord Africa, per molti anni ancora.

In secondo luogo, le operazioni antiterrorismo degli Stati Uniti e della coalizione russa in Siria e in Iraq hanno contribuito a trasformare la Libia nella base dello SIIL. E sono proprio i gruppi armati che operano nel territorio libico che recentemente giocano un ruolo fondamentale nel traffico di clandestini, tra cui militanti dello SIIL, verso l’Europa. Ecco perché Parigi s’è dedicata alla preparazione della campagna militare camuffata in Libia con la partecipazione di unità speciali del ministero della Difesa e dei Servizi speciali francesi per contrastare lo SIIL. Nel discorso dopo gli attentati di novembre a Parigi, il presidente francese Hollande dichiarò l’intenzione del Paese di andare in guerra contro lo SIIL anche in Libia. Utilizzando canali segreti, coordinò queste azioni con Washington che promise di sostenere fornendo informazioni specifiche d’intelligence e inviando istruttori militari anglo-statunitensi in Libia. Alla fine di gennaio, il Financial Times riferiva che, negli ultimi mesi, le forze statunitensi preparavano un’operazione in Libia. Secondo il giornale, esperti statunitensi avevano visitato la Libia per stabilire contatti con gruppi militari locali e i loro capi, in previsione di una campagna militare contro i militanti dello SIIL, in collaborazione con le alleate Francia e Regno Unito. Vi sono foto di personale militare statunitense con i soldati dell’esercito libico nella base aerea al-Watiya, liberamente disponibili sui social network. Secondo il New York Times (e questo dato è stato confermato dal Pentagono), la mattina del 19 febbraio aerei da guerra statunitensi attaccavano la città di Sabratha nella Libia occidentale. Diverse decine di persone, tra militanti e civili, morirono (secondo il New York Times i militanti uccisi furono almeno 30. Reuters riferiva di 41 morti e 6 feriti. Al-Arabiya menzionò 46 vittime). In precedenza fu detto che i militari degli Stati Uniti in Libia avevano effettuato almeno un altro attacco aereo a novembre. Così, proprio come previsto, gli Stati Uniti aprivano il terzo fronte della lotta allo SIIL, oltre alle operazioni in Iraq e Siria.

Sulla partecipazione di militari francesi nell’operazione in Libia, secondo le informazioni di numerosi siti francesi, unità francesi saranno dispiegate in Libia da metà febbraio nelle regioni orientali. Un gruppo opera sotto gli auspici del Ministero della Difesa. Un secondo è un’unità della DGSE, i servizi d’intelligence francesi. Inoltre, secondo l’Opinon, la portaerei francese Charles de Gaulle è stata schierata presso le coste libiche. Circa un migliaio di militari francesi, riporta direttamente il Palazzo dell’Eliseo, sono segretamente arrivati in Libia. Secondo la dottrina militare francese, unità speciali e segrete sono considerate forze d’avanguardia. Notizie via internet dell’Huffington Post statunitense, riferendosi all’Huffington Post Arabia, confermano l’arrivo di militari francesi in Libia per un’operazione contro lo SIIL. Le autorità libiche, tuttavia, si oppongono all’intervento internazionale, che la Francia pianifica da diversi mesi. Si sono accordati sugli attacchi contro lo SIIL, ma resistono all’idea della presenza di una coalizione di Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia nel Paese. Inoltre, molti esperti ritengono che le operazioni militari “segrete” di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna contro lo SIIL in Libia istigheranno conflitti in altri Paesi del continente. Anche se la coalizione occidentale lanciasse attacchi aerei contro le posizioni dello SIIL, e le sue forze speciali svolgessero “incursioni sotto copertura” in Libia, rimane qualche dubbio sulla possibilità di trovare forze sul campo affidabili, in grado di controllare il territorio tolto ai militanti. Questo dilemma potrebbe “invogliare” statunitensi e francesi ad inviare forze di terra in Libia per “risolvere problemi tecnici specifici”, come negli scenari siriani e iracheni, facendo esplodere un altro focolaio di tensioni nel mondo. Anche se le azioni occidentali contro i terroristi dello SIIL in Libia possono essere in qualche modo giustificate, va comunque chiarito che non sono legali in quanto mai autorizzate dalle Nazioni Unite e in violazione delle norme internazionali. Se la mancanza di rispetto delle norme e delle leggi internazionali, nonché delle istituzioni internazionali, recentemente dimostrate da Stati Uniti e alleati occidentali in molte occasioni, continua, l’ONU sarà consegnata all’oblio. In questo caso, le decisioni su eventuali conflitti e disaccordi in futuro non saranno più generate attraverso negoziati internazionali, e il mondo sarà schiacciato dal dominio degli Stati Uniti determinando la subordinazione generale della popolazione del pianeta a Washington. Per assicurarsi che tale scenario non si materializzi mai, è fondamentale che le azioni non autorizzate dalle Nazioni Unite cessino.

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