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19/02/2016

 

Lo Stato islamico decapita un 15enne a Mosul, perché ascolta “musica occidentale”

 

La vittima è il giovane Ayham Hussein, fermato dai miliziani mentre si trovava all’esterno del negozio del padre. L’esecuzione è avvenuta sulla pubblica piazza e ha scatenato l’indignazione (muta) degli abitanti. Due ragazzi giustiziati per non aver partecipato alla preghiera del venerdì. Donne vittime di stupro lapidate perché “adultere”. 

 

Le milizie dello Stato islamico (SI) hanno decapitato un giovane di 15 anni per aver ascoltato musica pop occidentale; i jihadisti hanno inoltre ucciso a colpi di pistola altri due ragazzi, per non aver partecipato la settimana scorsa alla preghiera del venerdì. Le tre esecuzioni rientrano in una più ampia campagna di repressione ancor più violenta delle libertà personali, lanciata dai vertici del movimento a Mosul, roccaforte di Daesh [acronimo arabo per lo SI] nel nord dell’Iraq. 

Secondo quanto riferiscono fonti locali, rilanciate dai media curdi, la vittima è il 15enne Ayham Hussein, sorpreso dai miliziani a Mosul mentre ascoltava musica occidentale dal suo lettore cd. Al momento del fermo, egli si trovava all’esterno del negozio di alimentari di proprietà del padre, nella zona ovest della città.

Condotto davanti ai giudici della sharia (la legge islamica), il ragazzo è stato condannato a morte; la decapitazione, avvenuta nella pubblica piazza, è avvenuta a inizio settimana. Il 16 febbraio il corpo è stato restituito ai genitori, per la sepoltura. 

La decapitazione - la prima per aver ascoltato musica proibita - ha sollevato l’indignazione muta della cittadinanza, che però non ha la forza né i mezzi per ribellarsi alla ferocia jihadista. 

Sempre a Mosul, la scorsa settimana due giovani sono stati arrestati per non aver partecipato alla preghiera del venerdì nella più importante moschea della città. Due giorni più tardi, entrambi sono stati giustiziati a colpi di pistola nella piazza antistante il luogo di culto. Prima di ucciderli, un membro dello SI ha letto una nota in cui i jihadisti assicurano “la stessa punizione” per chi non partecipa al rito collettivo. A fine gennaio un ragazzino di 14 anni era stato decapitato per lo stesso motivo e i suoi genitori costretti ad assistere. 

Le nuove violenze jihadiste giungono in un periodo in cui, sul piano militare, lo Stato islamico sta subendo sconfitte sia in Iraq che nelle vicina Siria, pur continuando a controllare vaste porzioni del territorio e rimanendo una grave minaccia per la sicurezza. 

Sempre da Mosul arriva infine la notizia della lapidazione di quattro donne “colpevoli” di adulterio. I jihadisti la avrebbero “sorprese” mentre stavano intrattenendo relazioni illecite con altri uomini. In realtà le quattro donne sono state vittima di violenza e il rapporto non si era consumato in modo consensuale. Fonti locali aggiungono inoltre che le quattro, prima di essere uccise in una piazza centrale della città, sarebbero state oggetto di ulteriori abusi a sfondo sessuale da parte di miliziani. 

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