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04 lug 2016

 

Attentati nella città santa di Medina, a Gedda e Qatif

 

Due agenti sarebbero morti quando un kamikaze si è fatto saltare in aria nei pressi della moschea del Profeta Maometto. Nell’attacco a Gedda sono rimaste ferite due guardie di sicurezza saudite. Morto l’aggressore. Dinamica simile davanti a una moschea sciita a Qatif, nell’est del Paese. Anche in questo caso sarebbe morto solo l’attentatore.

 

AGGIORNAMENTO

Due guardie di sicurezza sono morte in un attacco suicida compiuto da un uomo davanti a una stazione di polizia  nei pressi della Moschea  del Profeta Maometto, a Medina, città santa dell’Islam assieme alla Mecca e Gerusalemme.

 

AGGIORNAMENTO

Un attacco suicida è avvenuto questa sera anche a Qatif, nell’Est dell’Arabia saudita. Un kamikaze si è fatto esplodere all’ingresso di una moschea sciita dopo essere stato scoperto. Sarebbe lui l’unica vittima.

 

Roma, 4 luglio 2016, Nena News –

 

Un attentatore suicida si è fatto esplodere stanotte vicino al Consolato degli Stati Uniti nella città saudita di Jeddah. Secondo la versione fornita dal ministero degli interni del regno wahhabita, l’uomo avrebbe attivato l’esplosivo all’interno di un parcheggio di un ospedale quando alcune guardie di sicurezza, insospettite dal suo atteggiamento, si sarebbero avvicinate troppo a lui.

Secondo le autorità locali, l’attacco ha causato la morte dell’attentatore e il leggero ferimento delle due guardie. Sebbene non sia ancora possibile stabilire con certezza se l’obiettivo dell’attentato fosse davvero la sede diplomatica statunitense, per motivi di sicurezza lo staff del consolato è stato trasferito temporaneamente in una nuovo sito. Le autorità saudite hanno detto di aver aperto una inchiesta volta a stabilire l’identità dell’attentatore e chi, nel caso, ha pianificato l’attacco al momento non ancora rivendicato da nessun gruppo.

Il Consolato Usa a Jedda non sarebbe tuttavia nuovo ad attacchi: nel 2004 al-Qa’eda ha colpito la sede diplomatica americana uccidendo cinque impiegati sauditi. L’assalto rientrava allora nella serie di attacchi qa’edisti contro occidentali e militari presenti nel Paese. I radicalisti islamici considerano le autorità di Riyad – stretta alleata di Washington – come eretiche. Inoltre, sebbene più a parole che a fatti, Riyad è parte della coalizione anti-Is (“Stato islamico”) a guida Usa che è impegnata da quasi due anni a sconfiggere l’autoproclamato “califfato” nei suoi domini in Iraq e Siria. In questo periodo i jihadisti hanno compiuto diversi attentati nel regno: lo scorso giugno il ministro degli interni ha parlato a tal riguardo di 26 “attacchi terroristici” provocati dal radicalismo islamico di matrice sunnita. Le vittime della violenza e della barbarie dell’Is sono stati principalmente gli sciiti nella zona orientale del Paese (minoranza in un regno rigidamente sunnita) e le forze di sicurezza locali.

Conscia del rischio sicurezza, l’ambasciata Usa in Arabia Saudita invia spesso messaggi di avvertimento ai connazionali presenti nel regno. In due di questi, uno pubblicato domenica e un altro rilasciato poco dopo l’attacco suicida, Washington ha invitato gli statunitensi ad “essere consapevoli di dove si trovano e a prendere maggiori misure di preucazione se viaggiano nel Paese” esortandoli a “considerare attentamente i rischi [che si possono incorrere] nel viaggiare in Arabia Saudita”. Nena News

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