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12 marzo 2016

 

L’Isis sta cercando di fare di Ben Guerdane il proprio avamposto in Tunisia

di Saber Yakoubi 

 

MONASTIR – Se non è guerriglia, poco ci manca. Il confine tunisino-libico sta diventando sempre di più incandescente, con i jihadisti che cercano di impiantare nella zona di Ben Guerdane, governatorato di Médenine, il proprio avamposto in Tunisia.

In pochi giorni i miliziani penetrati in qualche modo dal valico di Ras Agedir e uccisi negli scontri con le forze di sicurezza sono stati una cinquantina, segno della determinazione dell’Isis di allargarsi dalla Libia verso ovest.

Le vittime sono quasi tutte di nazionalità tunisina, ma questo non è l’unico segnale che sotto le ceneri della disoccupazione giovanile, della corruzione dilagante e della crisi economica vi sono le braci vive di un radicalismo dilagante, fatto di imam fondamentalisti che promettono ai giovani le prospettive che lo Stato non sa dare. Si pensi alla strage del Bardo e a quella di Susa, con obiettivo i turisti proprio per mettere in ginocchio il principale settore economico del paese e quindi creare disoccupazione e malcontento, ma anche ai nugoli di jihadisti che controllano il monte Chaambi nella zona di Kasserine o ancora dei cronici disordini di Kaurouan.

E’ di oggi l’ultimo jihadista ucciso l’esercito tunisino nei pressi della città di Ben Guerdane, mentre nell’attacco a una caserma nella stessa zona di pochi giorni fa il bilancio è stato di 35 jihadisti morti e 7 arrestati, 11 fra agenti di sicurezza e militari rimasti sul terreno oltre a e 3 civili, tra i quali una bambina di 12 anni.

Ieri il ministero dell’Interno tunisino ha comunicato di altri 6 “terroristi” morti negli scontri nell’area di Benniri, sempre lungo il confine libico, coinvolti anche loro nell’attacco alla caserma.

La strada per Zarzis e Djerba è stata chiusa e in entrambi i luoghi ancora una volta turistici è stato introdotto il coprifuoco.

L’impressione che se ne trae è comunque che lo Stato tunisino riesca al momento gestire la situazione e a contrapporsi all’offensiva dello Stato Islamico, ed anche la popolazione, a differenza di quanto è avvenuto in Iraq, in Libia e in Siria, si mostra repulsiva nei confronti del jihadismo.

A Ben Guerdane, realtà che da sempre vive sul commercio e sul contrabbando, si sono avuti casi di cittadini che sono morti proprio per essersi contrapposti all’assalto alla caserma, mentre nelle ultime ore si sono tenute in città manifestazioni di protesta contro lo Stato Islamico e a favore delle brigate antiterrorismo.

Il ministro della Difesa Farhat Horchani ha comunicato che “Il lavoro di protezione delle frontiere iniziato quattro mesi fa è terminato. Ora la Tunisia è capace di lottare contro il terrorismo in maniera attiva ed efficace”.

Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri tunisino Khemaies Jhinaoui ha incontrato il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, al quale ha esternato la preoccupazione per la gravità della situazione che interessa la confinante Libia, ma anche l’espansione del jihadismo in Tunisia.

Lo stesso Jhinaoui si è visto poi con l’inviato dell’Onu per la crisi libica Martin Kobler, al quale ha ribadito la disponibilità della Tunisia ad assumere i propri impegni nel quadro di ogni iniziativa della coalizione in Libia.

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