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4 settembre 2016

 

Prosegue la guerra degli Houthi, che arrivano in Arabia Saudita

di di Francesco Cirillo

 

Mentre i media internazionali si focalizzano sul summit del G20 e sulla crisi siriana e libica, la guerra civile in corso nello Yemen è considerata da pochi.

Da ormai un’anno le forze degli Houthi, sciiti-zayditi, stanno combattendo una guerra cruenta nel paese contro le forze governative sunnite del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi.

L’Arabia Saudita, potenza confinante, è intervenuta pesantemente nel conflitto appoggiando le forze di Hadi nel tentativo di sconfiggere i ribelli sciiti che nel settembre del 2014 hanno occupato il nord del paese e la capitale Sana’a, costringendo il governo yemenita e il presidente Hadi a trasferirsi nella città di Aden, porto principale del paese.

Riyadh, sentendo minacciati i propri interessi, ha formato una coalizione di paesi arabi comprendenti Egitto, Senegal, Sudan, Marocco, Emirati Arabi Uniti e Qatar ed è intervenuta militarmente nel conflitto con pesanti raid aerei sulle postazioni dei ribelli sciiti.

L’Iran, maggiore sostenitore degli Houthi e potenza sciita del Medio Oriente, è sospettato di appoggiare e addestrare le forze ribelli pur ribadendo la sua completa estraneità alle accuse rivolte dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti.

Tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 le forze della coalizione a guida Saudita (intervenuta a inizio 2015) sono intervenute con pesanti bombardamenti colpendo la capitale Sana’a e le postazioni dei ribelli Houthi nel nord del paese e in altre parti dello Yemen.

Nel caos del conflitto frange armate sotto lo stendardo di al-Qaeda e dell’Isis hanno iniziato a prendere il controllo delle zone montuose e desertiche dello Yemen centro-orientale. Le milizie jihadiste hanno compiuto diversi attentati nei confronti di ambo le parti; a Sana’a sono state colpite due moschee da attacchi kamikaze del Daesh nell’ottobre del 2015.

La Tregua, iniziata nel maggio del 2015, ? stata violata da entrambe le parti e l’aviazione Saudita ne ha approfittato per colpire le postazioni militari degli Houthi, mentre gli questi hanno continuato ad avanzare verso la città di Aden e hanno rafforzato il controllo nelle zone da loro conquistate. Come risposta ai raid sauditi gli Houthi hanno iniziato aspri combattimenti nelle zone di confine con il Regno saudita e continui lanci di missili di fabbricazione iraniana verso le postazioni militari di Riyadh al confine dello Yemen.

La guerra yemenita rischia, per il Regno saudita, di diventare il Vietnam della penisola visto che la posizione del paese, strategicamente fondamentale per quanto riguarda in traffico marittimo, rischia di cadere nelle mani indirette di Teheran.

L’amministrazione statunitense ha annunciato di voler trovare una risposta per risolvere il conflitto; il segretario di Stato John Kerry sta spingendo per la creazione di un governo di Unità Nazionale che comprenda sia le forze fedeli ad Hadi sia quelle degli Houthi. Per ora la situazione rimane tesa anche a causa di una presunta incursione di truppe Houthi, supportate dalla Guardia nazionale yemenita fedele all’ex presidente Saleh, in territorio saudita dimostrando la debacle della campagna aerea promossa da Ryhad. Secondo la AMN (al-Masdar News) le truppe Houthi tra luglio e agosto del 2016 hanno occupato lo stabilimento industriale di Jizan e la base militare Sang al confine tra Yemen e Arabia Saudita e continuano i combattimenti nel sud dell’Arabia Saudita tra le incursioni continue e i lanci di razzi dalle zone degli Huthi verso postazioni militari saudite.

Fonte: Hispan Tv

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Set 04, 2016

 

Israele preoccupato per il fallimento totale delle guerre del suo alleato Saudita

Traduzione di Manuel de Silva

 

In Israele i responsabili governativi iniziano a preoccuparsi per i gravi fallimenti della strategia saudita nella regione Medio Orientale. Questi fallimenti del loro alleato hanno prodotto come effetto il rafforzamento dell’Iran nella regione, come spiegano alcuni analisti israeliani.

In questo senso il maggiore generale Jacob Amidror, vecchio consigliere israeliano per la sicurezza nazionale, ha constatato il fallimento della strategia saudita e dei suoi alleati in Siria, considerando che l’Arabia Saudita non ha ottenuto neppure uno solo dei suoi obiettivi, nè in Siria, nè nello Yemen nè in Iraq, come ha informato il Sabato, la Tv libanese Al Manar.

Amidor ha aggiunto che la posizione dell’Iran si è rafforzata nella regione e adesso questo paese è il maggiore vincitore di quanto accaduto in Medio Oriente ed in specie per quanto riguarda la sopravvivenza del Goveno di Bashar al-Assad.

 

Gli analisti israeliani qualificano come “uno scenario dell’orrore” quello che asta avvenendo in Siria, che ha causato anche il notevole rafforzamento del Movimento di Resistenza del Libano, Hezbollah, con la sua esperienza guadagnata in Siria.

Inoltre, il regime di Tel Aviv si lamenta per il miglioramento delle relazioni avvenuto tra Turchia, Russia e d Iran e per quello che considera un tradimento degli USA verso le formazioni curde (appoggiate da Israele in funzione anti Assad), motivato dal desiderio di Washington di evitare una rottura con Ankara.

 

Allo stesso modo, il giornale considera che Damasco è di fatto il maggiore vincitore per l’intervento militare turco. Il desiderio espresso dal primo ministro turco, Binali Yidirim, di svolgere negoziati con Damasco, che significa con Al-Assad,viene ad aggiungersi a questa situazione.

Lo scorso 24 di Agosto, l’Esercito turco ha inizato una operazione militare terrestre battezzata “Scudo dell’Eufrae” con il pretesto di combattere il gruppo takfiri dell’ISIS (Daesh in arabo) e i combattenti curdi nella città di Yarablus (nord della Siria).

Le forze turche, con l’appoggio del denominato Esercito Libero siriano (ELS), hanno preso il controllo di questa località. Damasco ha qualificato l’operazione militare della Turchia di flagrante vilazione della sua sovranità nazionale.

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