Enrico Peyretti Ricorda Nanni Salio
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07/02/2016

 

Ricerca, educazione, azione. Gli impegni che Nanni Salio consegna al movimento per la pace

di Pasquale Pugliese

 

E così il primo febbraio se n’è andato Nanni Salio, fondatore e presidente del Centro Studi Sereno Regis di Torino, nonché insostituibile punto di riferimento delle persone di buona volontà impegnate per la pace e la nonviolenza.

 

Qualche ricordo personale

Avevo poco più di vent’anni quando conobbi Nanni, nella comunità carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto, dove partecipavo al mio primo corso di formazione alla nonviolenza da “aspirante” obiettore di coscienza presso la Caritas di Messina, con questo “fisico nonviolento” venuto da Torino. Da allora in avanti, la lucidità della sua analisi – che già nel 1991 parlava, al plurale, de “Le guerre del Golfo” (EGA) – e la generosità del suo impegno, hanno fatto sì che diventasse anche per me un preciso riferimento culturale e politico. Alcuni anni dopo, eletto nel Coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento – di cui lui era da tempo una delle guide “scientifiche” – organizzammo insieme due seminari sul tema “Economia e Nonviolenza” (nel 1998 a Desenzano del Garda, nel 1999 all’Impruneta di Firenze): per il Movimento Nonviolento furono alla base dell’impegno decennale nella Rete Lilliput per un’economia di giustizia, per Nanni probabilmente anche il pretesto per buttare giù “Elementi di economia nonviolenta” (Quaderno di “Azione nonviolenta”, 2001). Molte volte, inoltre, l’avevo invitato a Reggio Emilia – dove vivo – per condurre momenti di formazione alla teoria ed alla pratica della nonviolenza (di particolare rilevanza il Seminario di studio sui “Modelli di sviluppo e sviluppo delle guerre” svolto a Salvarano di Quattro Castella, tra il 30 settembre e il primo ottobre del 2000), fino a coinvolgerlo – insieme all’Amministrazione Comunale – nel percorso di accompagnamento alla costituzione della Scuola di Pace di Reggio Emilia. L’ultima volta l’ho incontrato giusto il primo febbraio di due anni fa, al Congresso del Movimento Nonviolento, ospitato a Torino nel “suo” Centro Studi Sereno Regis. Le sue parole furono volte a indicare quel che c’è ancora da fare, anziché a celebrare quanto già fatto. Come sempre guardava avanti e invitava tutti a fare altrettanto.

 

Il movimento per la pace è un movimento che non c’è. Ancora

Chiamato a parlare in giro per l’Italia in tantissime grandi e piccole inziative – viaggiando, senza risparmiarsi, zaino in spalla, sui treni di notte per essere puntuale agli incontri del giorno dopo – Nanni Salio introduceva i suoi interventi dicendo provocatoriamente, ma non troppo, che “il movimento per la pace è un movimento che non c’è”. Troviamo esplicitato questo pensiero – oltre che in numerosi articoli – nel suo testo più completo “Il potere della nonviolenza” (EGA, 1995): non si può chiamare “movimento per la pace” un insieme di occasionali – e sempre inefficaci – manifestazioni contro la guerra convocate all’ultimo momento, quando i cacciabombardieri sono già in volo. Ciò che manca è “una struttura organizzata e permanente, con un suo preciso programma di azione politica proiettato nel tempo, non soltanto contingente e genericamente contrario alla guerra, ma costruttivo, che si basa su un’ampia riflessione teorica e culturale”. Ricerca, educazione e azione sono per Nanni Salio i filoni fondamentali – e strettamente interconnessi – lungo i quali deve svilupparsi l’impegno per la pace, e sui quali ha impostato il lavoro del Centro Studi Sereno Regis (che oggi, non a caso, contiene la più grande biblioteca tematica italiana).

 

Andare alle radici, culturali e scientifiche, dei modelli di difesa e di sviluppo

Per anni ricercatore di fisica all’università di Torino, Salio è stato in realtà per tutta la vita un ricercatore di nonviolenza, venendo presto in contatto e stabilendo una proficua e duratura collaborazione con Johan Galtung, uno dei padri della peace research internazionale e fondatore del metodo e della rete Transcend per la risoluzione dei conflitti con mezzi pacifici. Nanni Salio, che ne era il punto di riferimento italiano, ha fatto tradurre le più importanti opere di Galtung, contribuendo così ad introdurre, anche nell’approccio della nonviolenza italiana, una innovazione fondamentale: la consapevolezza di dover costruire le alternative – contemporaneamente – alla violenza culturale, strutturale e diretta. “Se vogliamo realmente estirpare la guerra dalla storia umana” – scriveva in un pezzo pubblicato recentemente su il manifesto – “dobbiamo andare alle radici, culturali e teoriche, dei modelli di difesa e di sviluppo che stanno a monte dell’intera catena di comando della macchina da guerra. Le dottrine del falso realismo che vengono insegnate nelle accademie sia civili, le università, sia militari, le scuole di guerra, sono inadeguate e continuano a provocare il sacrificio incessante di vite umane con la violenza diretta della guerra e con quella strutturale dei modelli di sviluppo, delle spese militari, delle priorità che ignorano i bisogni fondamentali delle popolazioni”. Per questo Salio ha continuato per tutta la vita ad animare iniziative e impegni per il disarmo e la riconversione ecologica dell’economia; per la ricerca, la formazione e l’educazione alla pace ed alla trasformazione nonviolenta dei conflitti, nelle dimensioni micro, meso e macro; per la promozione dell’arte per la pace e il sostegno alle azioni dirette nonviolente e di disobbedienza civile in giro per il mondo, che lo portarono tra l’altro anche ad affrontare un pellegrinaggio a Kailash, la montagna sacra del Tibet.

 

Un decalogo contro i due terrorismi, patologia mortale dell’umanità

Anche di fronte ai “due terrorismi” – quello degli Stati, che viene chiamato guerra, e quello degli insorti – che si alimentano reciprocamente, di cui parla nell’ultimo scritto pubblicato su Azione nonviolenta, dopo gli attentati di Parigi dello scorso novembre, Nanni Salio ricorda che la via di uscita sta nel lavorare, con lungimiranza, a progetti di medio e lungo periodo, proponendone un decalogo (che riproponiamo in sintesi):

“1 Costituire e addestrare Corpi Civili di Pace con compiti di mediazione, interposizione e prevenzione.

2 Riconvertire le industrie belliche e l’intero complesso militare-industriale in industrie civili e centri di ricerca per la pace e la sperimentazione di tecniche di risoluzione nonviolenta dei conflitti.

3 Promuovere percorsi di educazione alla pace e alla nonviolenza sia nel mondo della scuola sia nella società in generale.

4 Riconversione ecologica e intellettuale dell’economia mondiale verso forme di economia gandhiana nonviolenta ispirate al paradigma della semplicità volontaria.

5 Utilizzare al meglio le attuali capacità di comunicazione su scala globale per costruire un “giornalismo di pace” alternativo al “giornalismo di guerra”.

6 Dialogo tra le religioni per riscoprire il comune fondamento basato sulla nonviolenza. Far conoscere in particolare le componenti più coerentemente nonviolente presenti in ciascuna religione.

7 La cultura scientifica e la tecnoscienza svolgono una funzione cruciale nei processi evolutivi dell’umanità, ma occorre orientarle anch’esse verso la cultura della nonviolenza.

8 La cultura artistica, in tutte le sue principali manifestazioni, può e deve essere orientata verso lo sviluppo di una creatività che favorisca la ricerca di soluzioni nonviolente ai conflitti umani.

9 Affrontare la grave crisi delle democrazie rappresentative e partitiche occidentali. Promuovere la partecipazione attiva e diffusa e l’autogoverno della cittadinanza.

10 Considerare i due terrorismi come una malattia mentale, una patologia mortale dell’umanità”

 

Diventare liberi di sperimentare la nonviolenza

Ricostruire integralmente la biografia culturale e politica di Nanni – uno dei maestri della nonviolenza italiana – è dunque un compito che richiederà molto tempo. Personalmente, tra i molti ricordi, mi rimane anche quello di un Seminario a Bologna con Johan Galtung di una decina di anni fa, nel quale il grande sociologo e matematico norvegese citava Salio, dandone per scontata la conoscenza da parte di tutti i presenti e, ad una partecipante che chiedeva chi fosse, rispose con incredulità: “Lei non sa chi è Nanni Salio? E’ un santo e vive a Torino!”. Al movimento per la pace, consegna molti impegni da portare avanti: ricerca, educazione e azione, per sperimentare a tutti i livelli il “Potere della nonviolenza”. Tuttavia, avvverte, “per poter camminare lungo il sottile crinale che separa l’ordine autoritario dal disordine creativo occorre coltivare alcune caratteristiche che ci permettono di essere più liberi: liberi dal pregiudizio, liberi dalla menzogna, liberi dall’attaccamento, liberi dalla violenza, liberi dall’angoscia dell’incertezza, liberi dalla preoccupazione della certezza. Tutto questo per diventare via via più liberi di sperimentare la nonviolenza, al fine di autorealizzarci reciprocamente nella crescita del rapporto tra il sé personale e il Sé transpersonale, come suggeriscono i lavori e le esperienze, tra gli altri, di Arne Naess, di Gandhi, di Thich Nhat Hanh.” E – appunto – di Nanni Salio.


Centro Studi Sereno Regis

Rassegna stampa in ricordo di Nanni Salio
a cura della redazione Sereno Regis

Nanni Salio: Ridurre la spesa militare, aumentare la sicurezza e vivere più felici
Nanni Salio, Maestro della Pace, presidente del Centro Studi Sereno Regis, è mancato il 1 febbraio. Chi scrive, come tanti, era un suo amico personale ed aveva condiviso con lui molte iniziative, battaglie, conferenze, bei momenti. Pubblichiamo qui un suo pezzo parzialmente inedito; crediamo non ci sia modo migliore per ricordarlo, di far leggere cosa scriveva, e come, lo scriveva. Con affetto, Nanni, da Massimo Zucchetti (continua)

Con Nanni Salio. Gandhi: «In mezzo alla morte persiste la vita»
di Enrico Peyretti

Dalla morte di Nanni Salio, molti di noi sono stati spinti a riflettere sul nostro morire. Noi viviamo una piccola vita, e una vita grande. La piccola vita è questa individuale, molto limitata, fragile, Nanni diceva “impermanente”. Una vita tanto più piccola e misera se è un vivere egoista, tutto per noi, dalle prospettive piccine, ristrette. La vita è troppo piccola in una società in cui ognuno vive per sé, tutti in competizione e rivalità, per avere più che essere, per prendere più che dare: una società di rivali e non di soci, di alleanze armate e non di amicizie, di guerre private che producono guerre di stati e di bande. (continua)

Nanni Salio, le sue parole per ricordarlo
di Daniele Biella

Arrivederci Giovanni "Nanni" Salio, e grazie. Si è spento ieri sera, lunedì 1 febbraio 2016, il ricercatore fisico torinese classe 1943 stimato da tutto il mondo della nonvioenza e del pacifismo italiano, fondatore tra l'altro dell'Ipri, Italian peace research institute e del Centro studi Sereno Regis di Torino. Di seguito alcuni estratti di un'intervista rilasciata tempo fa da Salio a Giselle Dian, pubblicata sul sito della Rete dei Corpi civili di pace.
(continua)

Nanni Salio (1943-2016), maestro della 'Peace Research'
di Pino Cabras

Conobbi Nanni Salio, uno dei padri italiani di quella che viene definita nel mondo come Peace Research, vent'anni fa. Ebbi la fortuna di trascorrere assieme a lui molte giornate, mentre partecipavo all'organizzazione delle sue conferenze in Sardegna a cura della Comunità di Sestu, e da subito mi colpì il suo ragionare mite ma robusto, capace di collegare i grandi temi internazionali, le guerre, le questioni dei limiti ecologici della crescita economica.
(continua)

In memoriam. Nanni Salio
di Roberto Minganti

Nel febbraio del 1996 l'Istituto stava preparando a Roma la sua prima mostra sui diritti umani e, come eventi paralleli, volevamo organizzare una serie di conferenze presso L'Università La Sapienza. Alla nonviolenza era dedicata un'intera sessione: qualcuno – cui sarò sempre grato – mi consigliò di sentire Nanni per invitarlo. (continua)

Un saluto a Nanni Salio
di Davide Mattiello

Nanni Salio è per noi un compagno di strada e un punto di riferimento. In tanti anni di collaborazione mi ha sempre dato l’idea di essere quello che protegge i semi buoni dentro le mura mentre imperversa la peste, convinto che la forza della nonviolenza avrebbe vinto, persuadendo a poco, a poco, ma inesorabilmente. (continua)

http://serenoregis.org/

sabato 6 febbraio 2016

 

Il nostro saluto… ciao Nanni!

 

Caro Nanni,

giustamente le tue figlie, Mariolina e Chiara, hanno pensato che ti sarebbe piaciuto essere avvolto nella bandiera della pace, nel momento in cui ti davamo l’ultimo saluto.

E’ stata la tua bandiera, dalle prime manifestazioni per il riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza al servizio militare, alla campagna per l’obiezione alle spese militari, all’impegno antinucleare ed ecologista.

Ma ben presto hai compreso e sostenuto con sempre maggiore convinzione che per costruire la pace non bastano le manifestazioni, le azioni sporadiche, le aggregazioni che si creano e si sciolgono in un batter d’ali, ma che ci vogliono strutture, organizzazione, lavoro quotidiano; che “se vuoi la pace , prepara la pace”; che è necessario saldare la ricerca con l’azione e la formazione; che bisogna saper contare solo sulle proprie forze , per essere liberi da condizionamenti, …che “un euro al giorno, toglie la guerra di torno…”

E così è nata l’avventura , temeraria e un po’ folle, di creare un Centro capace di offrire spazi aperti nei quali ricercare e sperimentare la nonviolenza a diversi livelli: interpersonale, sociale, internazionale, nei confronti della natura.

Sono così nati la Biblioteca, Il Gruppo di Educazione alla Pace, l’Ecoistituto e tutte le iniziative, le collaborazioni, le attività del Centro, per approfondire e diffondere, in questi anni, la cultura della nonviolenza.

A noi che ti abbiamo conosciuto, che abbiamo collaborato con te, restano nel cuore il calore della tua umanità, della tua attenzione per tutte e tutti, la riconoscenza e la gratitudine per quanto ci hai donato e l’esempio della tua testimonianza rigorosa e coerente. “Vivere semplicemente, per permettere agli altri semplicemente di vivere” è diventato un po’ il motto del Centro. E tu lo hai perseguito con costanza e determinazione.

Nel 2010 scrivevi queste riflessioni sulla morte, ricordando tre diverse persone mancate in quello stesso anno, Elise Boulding, Enzo Tiezzi e Rina Gagliardi:

La “grande livellatrice”, l’”eterna vincitrice”, ci ricorda la nostra fragilità e l’impermanenza di tutte le cose, suggerendoci di essere più umili, saggi, distaccati, profondi.

Pur nella continua incertezza esistenziale delle nostre vite, ci è di conforto pensare e percepire, care/i Elise, Enzo, Rina, la vostra presenza nel grande oceano della compresenza capitiniana, dell’inter-essere, delle onde di coscienza individuali nel quale un giorno anche noi confluiremo.

In questi anni hai accompagnato nell’ultimo saluto anche alcune persone a te molto vicine e prematuramente scomparse.

Tra queste, Domenico, alla cui memoria di instancabile suscitatore di partecipazione e azione dal basso il Centro è dedicato; Marilena , prima responsabile del Gruppo di Educazione alla Pace; Luca, precedente Direttore del Centro e, da ultimo, Daci.

Ora noi accompagnamo te in questo tuo viaggio.

Siamo certi che, nel seguire le tue orme, ti avremo sempre al nostro fianco.

 

La morte non è la nostra fine,

Perchè più grande di noi

È il nostro desiderio, che raggiunge

Quello dell’Inizio,

Desiderio di Vita.

 

Ciao Nanni, tutti gli amici e i collaboratori del Centro Studi Sereno Regis ti salutano in un grande abbraccio.

danilodolci.org


Telegrammi della nonviolenza in cammino

Numero 2251 del 7 febbraio 2016

 

Amico Dolci Ricorda Nanni Salio

 

Ieri e' stata una giornata importante per tutti noi, il sessantesimo anniversario dello Sciopero alla rovescia sulla "Trazzera vecchia": eravamo infatti a Partinico, sia la mattina che il pomeriggio, per le manifestazioni organizzate in particolare dalla Cgil e dal Liceo Scientifico di Partinico.

In serata, durante una successiva riunione, ci eravamo detti che occorrera' al piu' presto definire le date e le modalita' dei prossimi Campi di lavoro estivi, gia' pensati e concordati con il nostro carissimo amico di Torino Nanni Salio, grande sostenitore della nonviolenza.

Solo piu' tardi, tornando a casa, ho appreso della sua improvvisa scomparsa.

Il suo Centro Studi "Sereno Regis" di Torino e', da lungo tempo, un punto di riferimento per tantissimi come noi, piu' giovani e meno giovani, impegnati con gli strumenti della nonviolenza. Un Centro di irradiazione di iniziative plurime, che si ramifica ovunque in Italia e all'estero, facendo nascere relazioni e nuove associazioni impegnate nel mondo del volontariato, ma non solo. Anche l'infinita' degli spazi fisici del Centro, la qualificatissima Biblioteca, la recente Sala Cinema danno l'immagine di come un gruppo di lavoro possa essere al contempo punto di arrivo e di partenza di tante iniziative; persone, libri e idee che si mettono in continuo contatto tra loro.

Tutto questo grazie all'intuizione di Nanni (e alla sua meticolosa realizzazione operativa) che occorre studiare, prepararsi ed attrezzarsi per affinare insieme le metodologie dell'impegno nonviolento.

In questo ambito ha lasciato tantissimo materiale, articoli, libri, traduzioni, oltre all'organizzazione continua di seminari, convegni e un'infinita' di altri progetti.

L'acutezza con cui esprimeva il suo pensiero lasciava ammirati, e coinvolti, per l'estrema semplicita' e la massima profondita' che raggiungeva; e questo, unito a una enorme capacita' di ascolto, lo rendeva immediatamente una figura di riferimento per tutti coloro che lo incontravano.

Ci manchera' quel suo sorriso, quell'espressione ricca di empatia e invito all'impegno; un sorriso consapevole delle tragedie da cui siamo circondati, ma pieno di voglia di condividere un sapere che ci porti all'attivo rifiuto del male, per combatterlo insieme, con il meglio di ciascuno di noi.

Il nostro ultimo incontro e' stato a Torino, organizzato dall'Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani, nell'ambito della Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, il 19 e 20 novembre 2016:

- http://www.torinoclick.it/?p=34048

- http://serenoregis.org/2015/11/09/seminario-inventare-il-futuro


Carissimo Nanni, proprio in quell'occasione avevamo concordato di dar vita ad alcuni seminari residenziali e campi di lavoro al Borgo di Trappeto, per questa estate: certamente daremo seguito a questa idea, dedicando in particolare a te il frutto di questi prossimi lavori.

Grazie Nanni, per la profondita' con cui hai saputo avvicinare persone diverse tra loro, unite da una maggiore consapevolezza della necessita' del contributo di ciascuno. Ricambieremo facendo conoscere il piu' possibile il tuo impegno e la tua opera, che ci aiuteranno ancora a migliorare il nostro essere e qualificare le nostre relazioni.

 


https://lorenzoguadagnucci.wordpress.com

Telegrammi della nonviolenza in cammino

Numero 2251 del 7 febbraio 2016

 

Lorenzo Guadagnucci Ricorda Nanni Salio

 

Nanni Salio e' scomparso ieri a Torino: non era un personaggio da prima pagina, ma e' stato una figura di riferimento per il movimento dei nonviolenti e antimilitaristi. Ha fondato con altri il Centro studi "Sereno Regis" di Torino, un piccolo-grande presidio della cultura nonviolenta, tuttora assai poco accreditata nel panorama culturale e politico italiano.

Nanni Salio aveva la tempra dell'attivista-studioso: ha approfondito meglio di ogni altro il tema della difesa popolare nonviolenta; aveva uno sguardo aperto al mondo, il che gli permetteva di conoscere, confrontare, studiare le azioni e i movimenti sulla scala internazionale.

Pochi mesi fa, per un pezzo su "Altreconomia" dedicato allo stato di salute del movimento per la pace, mi aveva offerto l'analisi piu' acuta e piu' sferzante: "Io non credo che al momento esista un vero movimento per la pace. Esistono molte lodevoli iniziative ma restano frammentate. Manca una struttura organizzativa e logistica adeguata all'impegno che dobbiamo affrontare".

Le sue molte attivita' e i testi che ha lasciato testimoniano la grande qualita' del suo lavoro di militante. Fra i suoi recenti contributi, forse il piu' significativo e' la postfazione al libro di Will Tuttle "Cibo per la pace" (Sonda). Nanni Salio, con quel testo, ha spinto il filo del ragionamento un poco piu' in la', spalancando una finestra di attenzione sulla questione animale, un tema di riflessione e di azione che il movimento nonviolento italiano ha sempre trascurato, nonostante le pionieristiche aperture dello stesso Aldo Capitini.

La postfazione si chiude cosi': "Le lotte prevalentemente nonviolente avvenute nel corso della storia (contro lo schiavismo, il sessismo, per i diritti delle donne, dei lavoratori, delle minoranze) sono una fonte preziosa di isipirazione e speranza per far compiere un passo ulteriore all'umanita' e al mondo animale nella liberazione dalle catene e dalla malattia della violenza".


http://www.labottegadelbarbieri.org/

Telegrammi della nonviolenza in cammino

Numero 2251 del 7 febbraio 2016

 

Karim Metref Ricorda Nanni Salio

 

Mentre scrivo questo pezzo a Milano, a Torino si svolgono i funerali di Nanni Salio, uno degli ultimi grandi intellettuali nonviolenti italiani. Non potendo assistere alla cerimonia di commiato, gli dedico da qui queste parole di ricordo e di saluto.

Giovanni Salio, detto Nanni, si e' spento questo lunedi' primo febbraio a Torino. Nato nel 1943, in piena guerra, fu uno dei protagonisti delle lotte negli anni '70, per il disarmo, la denuclearizzazione, per l'obiezione di coscienza, per il ripudio vero e proprio della guerra e il superamento della cultura della violenza.

Nel 1982, insieme a Domenico Sereno Regis, Franco Sgroi e Piercarlo Racca, fondano a Torino un centro di documentazione, studio, educazione e azione per la nonviolenza.  Quando nel 1984 muore il compagno di lotte Sereno Regis, il centro prende il suo nome e Nanni Salio ne diventa presidente. Oggi il Centro Sereno Regis di Torino e' il principale centro di cultura nonviolenta in Italia.

Ma nonostante fosse uno dei piu' grandi studiosi di nonviolenza in Italia, Nanni non era il tipo presidente "onorario" che si presenta solo nelle occasioni importanti. Lui era il cuore pulsante, una mente pensante, e una mano operante del Centro. Il Centro era il suo lavoro, la sua casa, il suo mondo. Chi arrivava il mattino, lo trovava gia' seduto alla sua scrivania sommersa di libri e documenti. Chi partiva tardi la sera, lo salutava e chiedeva: Nanni, allora ci pensi tu a spegnere e chiudere tutto?

Oltre che responsabile del Centro Sereno Regis, era anche un grande formatore che girava l'Italia per iniziare generazioni di ragazze e ragazzi, donne e uomini alla cultura della nonviolenza. Ed e' in questa veste che lo incontrai per la prima volta, piu' di venti anni fa.

Era il 1994, l'Algeria era in piena guerra, ero animatore di una piccola associazione nella galassia del movimento per il riconoscimento dei diritti culturali dei Berberi in Nord Africa. Una amica presidente di una associazione di donne (che sara' assassinata meno di un anno dopo) mi passa un invito di un centro italiano per una universita' estiva sulla lotta nonviolenta e la gestione nonviolenta dei conflitti. Parole a me vagamente conosciute ma che mi attirarono subito. Due mesi dopo scendevo dal treno nella ridente cittadina trentina di Rovereto per prendere parte alla terza edizione della Universita' Internazionale delle Istituzioni Popolari per la Pace (Unip) organizzata dal Forum Trentino per la Pace. Come formatori c'era il meglio del mondo della nonviolenza di allora (e anche di oggi) nomi internazionali, come Johan Galtung, e personalita' italiane tra cui Giuliano Pontara, Antonio Papisca e Nanni Salio.

Per me fu una scoperta. Nato nel 1967, cioe' cinque anni dopo la "vittoria" della lotta armata contro il colonialismo, ho vissuto i miei primi 25 anni nel culto della lotta armata come unica via di uscita dalla schiavitu'. Convinzione che comincio' a tremare con gli orrori della guerra civile. E che crollo' completamente dopo quello incontro con questi personaggi straordinari. Con loro imparai a capire che il vero coraggio non e' rispondere al male con altro male.

Da quel giorno il mio cammino incrocio' varie volte quello di Nanni. Come formando, come formatore, come attivista. Con la sua esperienza e la sua saggezza accompagnava, senza mai mettersi in vista, molti movimenti giusti. Le bandiere che sventolano dai balconi del Centro Sereno Regis su Via Garibaldi, il salotto buono di Torino, riassumono benissimo questi impegni: La bandiera arcobaleno della pace, la bandiera del Movimento nonviolento con le due mani che spezzano un fucile, la bandiera "No Tav" e la bandiera del popolo Rom. Tutto e' qui: pace e democrazia, azione nonviolenta, difesa dell'ambiente e diritti degli ultimi tra gli ultimi. Tutto qui!

Con lui e altri come lui imparai a conoscere il cuore buono dell'Italia. Una bonta' che mai nessuna scemenza di un militarista o di un razzista qualunque potra' cancellare.

Oggi Nanni e' andato verso un riposo ben meritato, dopo una vita anche se non tanto lunga ma intensa e piena. Ci lascia nel momento in cui la cultura della guerra sta diventando egemonica. Nel momento in cui il governo italiano si sta preparando a violare la propria costituzione per tornare in guerra in Libia e in Iraq. Ci lascia nel momento in cui c'e' piu' bisogno della sua esperienza e della sua saggezza.

Ma quello che sta per succedere non e' piu' l'affare della sua generazione. Loro, quello che hanno potuto, l'hanno fatto. Tocca a chi e' rimasto fare almeno altrettanto per salvare le conquiste, e forse anche qualcosa di piu' perche' le sfide si annunciano grandi molto grandi.

Va' in pace, uomo di pace.

 

La nonviolenza è in cammino

anno XVII Numero 32

del 5 febbraio 2016

 

Enrico Peyretti Ricorda Nanni Salio

 

Dalla morte di Nanni Salio, molti di noi sono stati spinti a riflettere sul nostro morire. Noi viviamo una piccola vita, e una vita grande. La piccola vita e' questa individuale, molto limitata, fragile, Nanni diceva "impermanente". Una vita tanto piu' piccola e misera se e' un vivere egoista, tutto per noi, dalle prospettive piccine, ristrette. La vita e' troppo piccola in una societa' in cui ognuno vive per se', tutti in competizione e rivalita', per avere piu' che essere, per prendere piu' che dare: una societa' di rivali e non di soci, di alleanze armate e non di amicizie, di guerre private che producono guerre di stati e di bande.

Ma c'e' anche una vita grande: un vivere che guarda a obiettivi degni di una umanita' piu' compiuta: un vivere gli uni con gli altri, gli uni per gli altri, dove ognuno da' il meglio di se', cerca di collaborare a costruire valori, riceve e dona, dona e riceve; un vivere in cui, nonostante i nostri limiti e difetti, c'e' una buona dose di sincerita', fiducia, gratitudine, generosita', gratuita'. Anche se la societa' e' governata dal denaro e dalla speculazione predatoria, ci sono pure reti di persone che vivono in grande, non perche' siano o si credano superiori, ma perche' respirano una vita piu' grande. La nostra vita ha il valore di cio' che va cercando.

La vita piccola e meschina si accartoccia nel suo limite, la troviamo tutta finita nei limiti di spazio e di tempo che ci circoscrivono. L'avaro muore dentro la sua avarizia. La vita grande, vissuta da persone anche modeste e umili, vive tutti i valori piu' umani, piu' veri, piu' aperti alla giustizia, alla liberta' e all'amore, e percio' ad una umana felicita' possibile. E' vita grande perche' ci associa a tutti i viventi, anche di ieri e di domani, a tutte le vite piu' illuminate, come a quelle schiacciate, soppresse, ignorate. E' quella che Aldo Capitini chiama "compresenza dei vivi e dei morti", e di tutto cio' che vive o ha vissuto. Nanni aveva Capitini come uno dei suoi maestri di vita.

Noi, piccoli e mortali, fragili e incerti, siamo avvolti, abbracciati, come dal cielo e dall'universo, da una realta' viva che sapienze, religioni, filosofie, tradizioni, chiamano e pensano in vari modi, oppure anche mettono del tutto in dubbio. Noi possiamo pensare, e in certi momenti anche intuire, che questa sfera di vita piu' grande di noi, ci abbracci e ci nutra silenziosamente, e anche amorevolmente, come il seno di nostra madre ci ha formato e nutrito, con un bene di carne e di spirito, prima e dopo la nostra nascita personale. Possiamo pensare, sperare, ipotizzare, possiamo anche credere, sulla fiducia verso qualche "grande anima" - per molti di noi Gesu' Cristo -, che quella superiore sfera di vita ci accolga, come braccia materne, quando la malattia, la vecchiaia, la morte ci rifanno piccolissime creature prive di tutto, bisognose di tutto, sull'orlo della ricaduta nel nulla.

Possiamo sperare questo? Forse un segno e' nel fatto che chi muore e' per noi un appello radicale ad una crescita della nostra umanita': siamo feriti dalla perdita di una calda presenza, ma siamo chiamati a coltivare intensamente il ri-cordo (ritenere dentro di noi, come una madre, vicino al cuore) del volto, delle parole, dell'azione di chi e' morto. La sua vita passa un poco in noi: mentre la perdiamo la troviamo. Per questo dei morti si dice bene: perche' e' il loro bene che viene a noi, non il resto, non le scorie, e abbiamo bisogno di riconoscere tutto quel bene.

Se tutta la nostra umanita', tutto il suo significato e' appellato e messo in gioco dalla morte dell'amico, vuol dire che quel suo passaggio oltre l'orizzonte visibile, ci mette in qualche (almeno momentaneo) contatto con una sfera di umanita' non solitamente sperimentata. Che cosa e' il nostro vivo intenso ricordo dei cari morti, così tanto silenziosi, se non l'ascolto intimo e tacito di una sfera di vita piu' grande di questa? Si puo' pensare cosi', senza certezza ferrea, o anche restare incerti, scettici, ma forse non si puo' avere la certezza negativa, di un nulla decisivo che annulli questa vita.

Il morto caro ci porta con se', affettivamente piu' che cognitivamente, in una sua sfera che, pur nel dolore, ci consola: infatti diciamo che i morti sono nella pace, nel riposo dai travagli e dalle illusioni di questa vita, che pure amiamo e difendiamo. Li sentiamo nella pace, che e' il compimento ideale della vita. Essi sono passati nel travaglio della morte, a volte atroce, ma forse ora respirano una pace viva. Possiamo intuire questo perche' noi cerchiamo una vera pace qui, per tutti, nelle vicende della storia.

Allora, chi, come Nanni, ha vissuto e lavorato per quei valori della vita piu' grande, possiamo ora pensarlo e sentirlo appartenente alla sfera di luce che riscalda e chiama avanti questa nostra piccola vita che incontra la morte. Noi siamo cio' che cerchiamo. Chi, come Nanni, ha vissuto per costruire la pace nonviolenta (una pace non imperiale) tra i popoli, le culture, le persone, chi come Nanni ha vissuto per gli altri, e' accolto e vive nella Grande Vita.

*

Gandhi, su colui che comunemente e' chiamato Dio, scrive: "... vi e' una forza vivente, immutabile, che tiene tutto assieme, crea, dissolve e ricrea. Questa forza o spirito informatore e' Dio (...). E questa forza e' benevola o malevola? La vedo esclusivamente benevola, perche' vedo che in mezzo alla morte persiste la vita, in mezzo alla menzogna persiste la verita', in mezzo alle tenebre persiste la luce" (Gandhi, Antiche come le montagne, Edizioni di Comunita', Milano 1965, p. 100).

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