La domenica della nonviolenza

anno XVII Numero 357 del 7 febbraio 2016

 

Sette Domande a Nanni Salio (2011)

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Nanni Salio: Don Milani era scettico a proposito delle marce, ma la prima marcia ebbe un significato di rottura in un clima politico assai difficile e Capitini seppe fare un lavoro straordinario per mettere insieme componenti diverse e superare molte avversita'. In seguito la marcia e' stata sempre piu' edulcorata e sebbene in alcuni casi molto partecipata, i contenuti e la qualita' della partecipazione (soprattutto da parte di personaggi politici di rilievo che intervenivano pur essendo responsabili di decisioni nient'affatto condivisibili) lasciava a desiderare. Pur con questi limiti, la marcia e' stata un punto di riferimento soprattutto nei momenti piu' cruciali.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Nanni Salio: Il tema centrale e' ancora una volta quello della nonviolenza e del ripudio della guerra. Per ragioni di compromesso, non si e' giunti a delineare contenuti piu' avanzati, come quello della difesa popolare nonviolenta, che bisognerebbe sempre avere presente, e dei corpi civili di pace.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Nanni Salio: Sul piano teorico abbiamo buone elaborazioni e riflessioni. Molto meno sul piano dell'azione collettiva e su quello organizzativo. Per queste ragioni siamo poco appariscenti nella societa'.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini?

- Nanni Salio: Deve continuare a proporre e riproporre il messaggio capitiniano e andare oltre, verso la realizzazione di alternative nel campo della difesa, della trasformazione nonviolenta dei conflitti e della costruzione di una societa' e di una economia sostenibili e nonviolente. Occorre riprendere con forza il tema dell'obiezione di coscienza, estendendolo anche ai militari in servizio (obiezione selettiva), ai lavoratori nelle fabbriche belliche, ai ricercatori. Inoltre, bisogna promuovere forme di organizzazione tra i vari gruppi e movimenti che condividono la cultura della nonviolenza per rendere piu' efficace e incisivo il lavoro collettivo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Nanni Salio: In Italia: il successo dei movimenti promotori dei referendum e la capacita', nonostante tutto, del movimento No Tav di continuare a resistere. Sul piano internazionale la primavera araba sta dimostrando che e' possibile lottare mediante la nonviolenza collettiva su larga scala, in ogni ambiente culturale, smontando le tesi di coloro che hanno relegato l'islam in una concezione violenta. Infine, l'Islanda ha indicato la strada da seguire per non accettare supinamento il ricatto e l'esproprio operato dai centri criminali della finanza internazionale.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Nanni Salio: Organizzare la protesta e l'opposizione alle manovre finanziarie, seguendo l'esempio islandese, degli indignados, ecc. Continuare l'opera avviata con i referendum per concretizzare le alternative. Tessere una rete di movimenti di base per un'alternativa che dia speranza e metta fuori gioco l'attuale sistema di potere politico.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Nanni Salio: La nonviolenza e' la capacita' di trasformazione creativa e costruttiva dei conflitti, dal micro al macro, per ridurre ogni forma di violenza e pertanto di sofferenza e accrescere le possibilita' di vita felice e armoniosa. La inviterei al nostro Centro Sereno Regis, dove vedrebbe cosa significa operare quotidianamente nella ricerca, nell'educazione e nell'azione e chiederei di coinvolgersi man mano nel nostro lavoro.

La domenica della nonviolenza

anno XVII Numero 357 del 7 febbraio 2016

 

4 Novembre, Compresenza dei Morti e dei Viventi (2011)

di Nanni Salio

 

Chi meglio di Aldo Capitini ha saputo esprimere le insufficienze della realta' che ci circonda, sino a includere la vita di ogni essere, in una visione che anticipa quella di Raimon Panikkar della cosmoteandria (cosmo, divino, umano)?

Dice Capitini: "Quando incontro una persona, e anche un semplice animale, non posso ammettere che poi quell'essere vivente se ne vada nel nulla, muoia e si spenga, prima o poi, come una fiamma. Mi vengono a dire che la realta' e' fatta cosi', ma io non accetto. E se guardo meglio, trovo anche altre ragioni per non accettare la realta' cosi' com'e' ora, perche' non posso approvare che la bestia piu' grande divori la bestia piu' piccola, che dappertutto la forza, la potenza, la prepotenza prevalgano: una realta' fatta cosi' non merita di durare. E' una realta' provvisoria, insufficiente, ed io mi apro ad una sua trasformazione profonda, ad una sua liberazione dal male nelle forme del peccato, del dolore, della morte. Questa e' l'apertura religiosa fondamentale, e cosi' alle persone, agli esseri che incontro, resto unito intimamente per sempre qualunque cosa loro accada, in una compresenza intima, di cui fanno parte anche i morti...".

La compresenza capitiniana si applica a ogni vittima di tutte le guerre, passate presenti e future, e si applica in particolare anche a quei personaggi che il nostro mondo mediatico deumanizzante ha trasformato in icone, positive e negative: Che Guevara, Saddam Hussein, Osama Bin Laden, Gheddafi, per ricordarne solo alcune.

Vedere i corpi straziati di queste persone e delle innumerevoli vittime delle guerre dovrebbe muoverci a un rifiuto integrale della violenza in tutte le sue forme. Non meno drammatiche sono infatti le immagini delle innumerevoli vittime della violenza strutturale nella sua forma piu' endemica, quella della fame.

Ma tutto cio' non succede, o meglio non succede ancora, nonostante l'enorme quantita' di documentazione e di denunce degli orrori della guerra, da Bertha von Suttner (Abbasso le armi! Storia di una vita, a cura di Giuseppe Orlandi con prefazione di Laura Tirone, Centro Stampa Cavallermaggiore, 1996) alla raccolta di fotografie che illustrano il libro di Ernst Friedrich, Guerra alla guerra (Mondadori, Milano 2004), con la bella prefazione di Gino Strada. www.carmillaonline.com/archive-s/2004/11/001068.html, alle immagini della distruzione nucleare di Hiroshima e Nagasaki, a tantissime altre.

L'umanita' e' affetta da una sorta di patologia dalla quale deve riuscire a guarire, se non vuole autodistruggersi. Oggi, la lotta contro la guerra e' una lotta contro il potere del complesso militare-industriale-corporativo-scientifico-mediatico. Siamo entrati in una pericolosa fase di crisi sistemica, prevista quarant'anni fa dal Club di Roma.

I movimenti che da piazza Tahrir a Wall Street stanno coinvolgendo soprattutto giovani e donne fanno ben sperare, ma a condizione che sappiano assumere pienamente mezzi e fini della lotta nonviolenta, seguendo le orme dei grandi maestri, da Gandhi a Capitini, da Mandela a Dolci. Anche i movimenti nonviolenti italiani debbono coinvolgersi in tali lotte, per aiutare a elaborare modelli di sviluppo, di difesa e di trasformazione nonviolenta dei conflitti che traducano in termini politici i principi fondamentali della nonviolenza.

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