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14 aprile 2016

 

E' morto Pietro Pinna, fondatore del Movimento nonviolento

 

E' ricordato come il primo obiettore di coscienza "politico" italiano. Dal suo rifiuto dell'uso delle armi, che gli costò anni di carcere, ha preso il via la campagna per la nascita del servizio civile. Organizzò con Aldo Capitini la prima marcia Perugia-Assisi. Aveva 89 anni

 

E' morto ieri pomeriggio a 89 anni a Firenze, dove abitava da anni, Pietro Pinna, obiettore di coscienza al servizio militare nel 1948 e fondatore con Aldo Capitini del Movimento Nonviolento in Italia. Nato nel 1927 a Finale Ligure (SV), di origine sarda, Pinna è ricordato come il primo obiettore di coscienza “politico” italiano. Dalla sua personale scelta nonviolenta e di rifiuto dell’uso delle armi, per la quale subì due processi militari e dovette scontare vari mesi di carcere militare prima di essere riformato per motivi medici, nascerà una campagna sostenuta da molti intellettuali, come Aldo Capitini, giuristi e uomini politici che porterà alla ribalta del dibattito pubblico italiano la questione dell’obiezione di coscienza e del servizio civile “alternativo”.

Con Capitini, filosofo antifascista considerato il “Gandhi italiano”, Pinna organizzerà la prima Marcia della Pace Perugia-Assisi nel 1961 e successivamente fonderà nel 1962 il Movimento Noviolento e nel 1964 la rivista “Azione nonviolenta”, della quale è stato fino ad oggi direttore responsabile. “Capitini e Pinna si resero conto che se si voleva incidere sull’avanzamento di una proposta di pace occorreva darsi una struttura organizzativa. Da qui l’idea di fondare il Movimento Nonviolento, che incentra le sue prime azioni fondative, portate avanti con i Gruppi d’Azione Nonviolenta (G.A.N.), nel riconoscimento del diritto dell’obiezione di coscienza attraverso una legge”, ci dice Pasquale Pugliese, della Segreteria nazionale del Movimento Nonviolento

“Se oggi, dopo quasi 70 anni, si è arrivati alla sperimentazione dei Corpi Civili di Pace – prosegue Pugliese – è grazie proprio alla scelta di obiezione di Pietro nel 1948, nata nello stesso anno dell’entrata in vigore della Costituzione italiana. Il suo ragionamento, frutto di una consonanza di pensiero con Capitini, era che se la Repubblica “ripudia la guerra” (art. 11), allora anche io devo farlo rifiutando quegli strumenti, come l’esercito e le armi, che portano verso di essa e pensare a strumenti diversi. Da qui nasce anche l’idea di un servizio ‘civile’ alternativo a quello militare e quindi un'altra modo di difendere la Patria (art. 52)”. 

 

“Pietro Pinna – Piero, per tutti – ha avuto sempre chiaro che non si può sconfiggere la guerra senza eliminarne lo strumento che la rende possibile, gli eserciti”, ricorda con una nota oggi il Movimento Nonviolento. “E in questo impegno per la nonviolenza specifica – fatto di disobbedienze civili, marce antimilitariste, azioni dirette nonviolente per il disarmo unilaterale – ha speso ogni momento della sua esistenza, coerente e rigoroso soprattutto con se stesso, sempre aperto all’incontro con l’ altro nella tensione e familiarità della ricerca della verità. Oggi, i giovani, che tanto a cuore stavano a Piero, che si affacciano all’esperienza del servizio civile, sanno – o dovrebbe sapere – che la loro esperienza di difesa civile non armata e nonviolenta è possibile soprattutto grazie all’impegno di una vita di Pietro Pinna. Ciao Piero”, conclude la nota.

Pinna nel 2008 è stato insignito del Premio Nazionale Nonviolenza e nel 2012 la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pisa gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze per la Pace. I funerali si svolgeranno sabato prossimo a Firenze. (FSp) 

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