Originale: Counterpunch

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16 agosto 2016

 

I sostenitori stranieri inondano la Siria

di Patrick Cockburn

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

L’esercito siriano e la sua milizia alleata che proviene dal mondo sciita, stanno preparando una controffensiva per interrompere il corridoio aperto di recente che collega Aleppo est con il territorio dei ribelli. Le aviazioni siriana e russa colpiscono le rovine di questo angolo di Aleppo attraverso il quale corre anche la principale via per i rifornimenti per la parte occidentale della città tenuta dalle truppe governative.

I punti di forza e quelli deboli di tutte le parti nella guerra siriana, sono in evidenza nella battaglia attuale. Prima c’è stata una vittoria delle forze del Presidente Bashar al-Assad che il 28 luglio hanno interrotto la linea dei rifornimenti alla parte est di Aleppo. Questo è stato, però, bilanciato nel giro di pochi giorni da un successo dei ribelli in un’altra parte della città, il che dimostra come siano ugualmente  in equilibrio le due parti. Le rivendicazioni di vittorie decisive nelle offensive locali, scivolano via perché nessuna delle due parti può mantenere lo slancio dopo i progressi iniziali. Ogni parte ha un numero limitato di soldati da combattimento effettivi di cui non possono permettersi di perderne troppi. Si riferisce che i ribelli abbiano perduto 500 individui nella loro recente offensiva.

Ogni parte replica a qualsiasi battuta d’arresto sul campo di battaglia, chiedendo e ottenendo maggior appoggio dai propri sostenitori stranieri. In questo caso, il governo siriano sta guardando a Russia, Iran e alle milizie sciite in arrivo dal Libano e dall’Iraq per rinforzi e attacchi aerei. Come hanno ripetutamente dimostrato fin dal 2011, nessuno di questi alleati si può permettere di veder sconfitto Assad e ripongono molte speranze sul fatto che resti al potere. Sono stati colti di sorpresa il 1° agosto, quando il gruppo ribelle  “ombrello” , Jaish al-Fatah, di cui la principale componente combattente è il Fronte al-Nusra, jihadista-salafita, ha sfondato le linee nella parte sud-occidentale di Aleppo. I combattenti ribelli, che si calcolavano tra i 5.000 e i 10.000, sono sostenuto da Arabia Saudita, Qatar e Turchia. L’esercito siriano, massacrato dagli attentatori suicidi, si è ritirato e il suo comandante è stato licenziato.

Abbiamo visto questo prima. L’esercito siriano ha sufficienti truppe da combattimento per lanciare offensive vittoriose, appoggiare da attacchi aerei, ma non ha il personale per tenere le posizioni stabili, spesso sorvegliate da uomini che fanno poco a parte custodire i posti di controllo, molestare i civili e tenersi fuori dal pericolo. Questa è stata una caratteristica della guerra fin dal 2012: è impressionante vedere quante poche unità militari si vedono nelle strade o anche sulla linea del fronte. Questo rende vulnerabile ogni parte a un attacco a sorpresa.

Si riferisce che le forze di Assad siano state rafforzate da 2.000 combattenti che provengono da Hezbollah libanese e dall’Iraq che hanno un’esperienza militare, addestramento e un morale che li rende superiori all’esercito regolare. Se queste unità, appoggiate da pesanti attacchi aerei non possono riguadagnare il piccolo ma fondamentale pezzo di territorio perduto in precedenza, dimostrerà che il governo di Assad è più debole di quanto si pensasse, ma non significa che sia affatto prossimo alla sconfitta.

Lo stallo nella guerra è dimostrato dal fatto che sia Aleppo est che Aleppo ovest che è  in mano alle truppe governative, sono ora sotto assedio. Le forniture d’acqua sono scarse e si può ottenere poco cibo dall’esterno. L’11 agosto l’UNICEF ha dichiarato che due milioni di persone vengono lasciate accesso all’acqua corrente mentre i combattimenti di intensificano.” Nessuno sa davvero quante persone rimangono ad Aleppo, ma ce ne sono probabilmente 250.000 nella metà in mano dei ribelli e il resto nella parte  del governo.

E’ impressionante vedere quanto pochi cambiamenti ci siano sul terreno  nella Siria Occidentale dalla fine del 2012. Questo contrasta con gli spazi ampi  ma sotto-popolati della Siria Orientale dove l’Isis e in seguito i Curdi hanno fatto vasti progressi.

Un ulteriore fattore che rafforza lo stallo nella guerra, è che molti combattimenti in Iraq e in Siria vengono condotti su tutti i lati da signori della guerra senza nessun interesse per il benessere e neanche per la sopravvivenza della popolazione civile. Tale cinismo, però, mentre di solito è realistico, può essere anche ingannevole perché incoraggia la convinzione che nessuno ha un nucleo di sostenitori decisi che combatteranno fino alla fine.

Ogni combattimento in Siria ha luogo in panorami politici, settari, etnici e sociali così diversi che falsificano le generalizzazioni sul corso del conflitto. Fabrice Balanche dell’Istituto per la politica del Vicino Oriente, di Washington, ha espresso il punto di vista che ad Aleppo il divario maggiore tra la fazione dei ribelli e quella favorevole al governo, non è basata sull’opposizione tra le sette – eccetto che per la minoranza cristiana filo-governativa – ma principalmente sulle divisioni tra classi sociali e la frattura storica tra città e campagna. Le possibilità di un’insurrezione contro Assad nella parte occidentale di Aleppo sono, perciò, inesistenti. Se i ribelli vogliono conquistare la porzione di Aleppo in mano al governo, la battaglia sarà dura.”

Balanche osserva, però, che qualsiasi assedio di Aleppo da parte del governo non sarà più difficile e prolungato di quello alla Città Vecchia di Homs, durato 18 mesi. Era stato fatto da circa mille combattenti ribelli che avevano occupato circa mezzo miglio quadrato di edifici fatti a pezzi, mentre ad Aleppo est ci sono circa 10.000 combattenti ribelli che occupano 8 miglia quadrate. Inoltre, Aleppo è situata in una zona arabo-sunnita molto ostile al regime di Assad”, mentre a Homs le zone rurali che la circondano erano per lo più leali al regime perché erano Cristiani, Alawiti o Sciiti e perché Hezbollah era in grado di chiudere il confine con il Libano.

Le fazioni indigene in Siria non porranno fine alla guerra se non con la vittoria sul campo di battaglia e questa è una cosa di là da venire. Il conflitto, però, è diventato progressivamente più internazionalizzato , in cui gli Stati Uniti hanno iniziato la loro campagna aerea contro lo Stato Islamico nel settembre 2014, e la Russia che fa lo stesso in difesa di Assad un anno dopo. L’ambito della geopolitica potrebbe rivoltarsi contro i ribelli dopo un riavvicinamento tra la Russia e la Turchia?  Il supporto turco o la sua tolleranza è stata sempre fondamentale per la causa dei ribelli. L’incontro tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin il 9 agosto, ha scatenato congetture che la Turchia potrebbe fare un’inversione a U in Siria, accettare il fatto che Assad resti al potere e abbandonare i suoi ribelli protetti anti-Assad.

Non è molto probabile. E’ vero che la politica della Turchia in Siria fin dal 2011 è stata un disastro. Non è riuscita a destituire Assad e a stabilire un regime sunnita, ma ha aperto la porta a un stato curdo-siriano di fatto, governato dal ramo locale del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) contro cui Ankara combatte una guerra di guerriglia fin dal 1984. Peggio ancora, i Curdi siriani sono i principali alleati militari degli Stati Uniti in Siria.

E’ probabile che la Turchia sia assorbita dalle sue faccende interne subito dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio, ma cambiare parte in Siria, anche se è politicamente fattibile, non farebbe ottenere molti amici a Erdogan, mentre gli alienerebbe l’Arabia Saudita e il Qatar. Può darsi, tuttavia, che la capacità e la disponibilità della Turchia di aiutare i ribelli anti-Assad, sarà più limitata in futuro. I ribelli spereranno che questo non accada e aspettano di vedere se saranno salvati dalla Presidenza di Hillary Clinton. Essendo più bellicosa del Presidente Obama verso Assad, potrebbe passare  dal dare la priorità,  alla distruzione dello Stato Islamico, ma è più probabile che si attenga alle sue politiche.

 


Patrick Cockburn è autore del libro, The Rise of Islamic State: ISIS and the New Sunni Revolution [L’ascesa dello Stato Islamico e la Nuova Rivoluzione Sunnita)


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.counterpunch.org/2016/08/16/foreign-backers-flood-syria

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