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27 agosto 2016 ·

 

A Ginevra Kerry e Lavrov mancano l’obiettivo. Nessun accordo su Aleppo

di Enrico Oliari

 

Annunciato come la panacea di tutti i mali, dell’incontro di Ginevra tra il segretario di Stato Usa John Kerry, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e l’inviato dell’Onu per la crisi siriana Staffan de Mistura non se ne è parlato molto. Non tanto perché l’attenzione nazionale è incentrata sul dramma del terremoto che ha sconvolto Amatrice, Accumuli e Pescara Piceno, bensì per il fatto che l’incontro, che doveva servire per trovare una base comune per riavviare il negoziato di pace, ha mancato l’obiettivo.

D’altronde continuano a pesare le divergenze ma anche le contraddizioni che caratterizzano la posizione degli Stati Uniti, i quali hanno sostenuto con la Turchia e le monarchie del Golfo la ribellione siriana per vedere poi le proprie armi passate dai ribelli ai qaedisti di Jabat al-Nusra (oggi Jabar Fath al-Sham), lo Stato Islamico che scavalca due paesi e che compie attentati in occidente, l’Esercito libero siriano perdere ogni giorno terreno e la Turchia, che per hanno ha fatto transitare decine di migliaia di foreign fighter, armi e petrolio, flirtare oggi con Mosca e persino con Damasco.

Anche in tema di tregua per Aleppo, che de Mistura avrebbe voluto di 48 ore alla settimana, non si è raggiunta l’intesa: metà della città è in mano più che ai ribelli, ai jihadisti di Jabar Fath al-Sham e la posizione della Russia è quella di far arrivare alla popolazione stremata gli aiuti via aerea, onde evitare, com’è già successo in passato, che insieme ai medicinali e ai generi alimentari arrivino anche armi.

Girando i pollici, Kerry ha affermato in conferenza stampa che “Non vogliamo un accordo qualsiasi, vogliamo ottenere qualcosa di efficace, che serva al popolo della Siria, che renda la regione più stabile e sicura e ci porti al tavolo dei negoziati qui a Ginevra per trovare una soluzione politica”.

Fino ad oggi i negoziati di Ginevra non hanno portato a nulla, al punto che de Mistura lo scorso 18 agosto ha dichiarato che “è inutile continuare”: il tavolo delle trattative vedeva da una parte 32 gruppi di opposizione raccolti nella sigla Hnc e tra loro, su pressione dei sauditi, i jihadisti di Ansar al-Sham e di Jaysh al-Islam (terroristi per Damasco e Mosca), dall’altra il governo di Damasco, rappresentato dal ministro degli Esteri Walid al-Muallem; lo scoglio è sempre stato, come anche nei colloqui tra Kerry e Lavrov, quello del ruolo del presidente siriano Bashar al-Assad, che le opposizioni vorrebbero fuori dai giochi da subito, mentre il governo lo vorrebbe artefice della fase di transizione e ricandidabile alle elezioni. Turchia e Arabia Saudita hanno preteso e ottenuto che al tavolo di Ginevra non partecipassero i curdi delle vittorie di Kobane e di Manbij, i cui rappresentanti erano già arrivati nella cittadina elvetica ed erano subito stati costretti a rientrare.

Kerry ha spiegato che, mentre i tecnici delle delegazioni russa e statunitense continueranno a confrontarsi, verranno esercitate pressioni sulle parti per smussare il più possibile i contrasti. “Abbiamo concordato su campi specifici sui quali lavoreremo con le parti in conflitto – ha spiegato Lavrov -, la Russia con il governo siriano, gli Stati Uniti con l’opposizione”.

Una delle richieste di Kerry è stata l’interazione al volo degli aerei siriani, proposta respinta da Kerry anche perché su paese mediorientale vola un po’ di tutto, dai jet russi a quelli statunitensi, a quelli turchi fino a quelli francesi.

Incominciate alcuni mesi fa, le operazioni siriane su Aleppo sono state un attacco preventivo dopo che i satelliti russi avevano permesso di appurare l’ammassamento di jihadisti pronti a lanciarsi in un’offensiva approfittando del cessate-il-fuoco appena proclamato. Si trattava dei miliziani di Jabat al-Nusra (oggi Jabhar Fath al-Sham), diramazione siriana di al-Qaeda e come tale esclusi dalla tregua del 27 febbraio, e dei loro alleati di Jaysh al-Islam e di Ansar al-Sham.

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