http://it.radiovaticana.va/

31/01/2016

 

Attentati dell' Is in Siria. A Ginevra i colloqui di pace

di  Benedetta Capelli

 

Giornata di sangue in Siria con tre esplosioni, rivendicate dal sedicente Stato islamico, a sud di Damasco nei pressi di un santuario sciita. Incerto il bilancio delle vittime, potrebbero essere oltre una sessantina e più di cento i feriti. Gli attacchi arrivano mentre a Ginevra si cerca una soluzione tra le parti grazie alla mediazione dell'Onu.

 

Prima l'esplosione di un'autobomba vicino ad una stazione degli autobus poi, all'arrivo dei soccorsi, due kamikaze si sono fatti saltare in aria. E' la drammatica sequenza, rivendicata dall'Is, avvenuta oggi a sud di Damasco presso il santuario di Sayyida Zeinab, luogo di sepoltura della nipote di Maometto, meta di pellegrinaggio per gli sciiti. Gli attentati arrivano mentre a Ginevra, nei colloqui di pace mediati dalle Nazioni Unite e condotti separatamente tra le parti, si cerca di trovare una soluzione anche alla crisi umanitaria, ma il clima non è dei migliori. Non mancano scambi di accuse. “L'attacco di Damasco – riferisce il capo della delegazione del governo siriano a Ginevra, Jaafari – dimostra il legame tra l'opposizione e il terrorismo”. Basta  raid sulle zone controllate dai ribelli: è la risposta dell'opposizione giunta ieri in Svizzera. Via dai colloqui la principale formazione dei curdi siriani che ha lamentato di non aver ricevuto l’invito ufficiale. Resta drammatica la situazione a Madaya, la gente è allo stremo, ieri la morte per fame di 16 persone. “Sembriamo scheletri coperti solo di pelle”: riferisce un testimone. Per Amnesty International ormai si usa la fame come arma di guerra.

 

http://www.asianews.it

30/01/2016

 

Conflitto siriano: ai colloqui di pace anche il principale gruppo di opposizione

 

L’Alto comitato per i negoziati ha detto che invierà a Ginevra 30-35 persone. Al negoziato di pace partecipano anche delegati Onu, del governo siriano e di Washington. L’obiettivo è porre fine al conflitto che insanguina il Paese dal 2011 e ha provocato 260mila morti. La risoluzione Onu di dicembre prevede l’immediato cessate il fuoco, un governo di transizione in sei mesi e l’elezione entro i prossimi 18 mesi.

 

Dopo il no dei giorni scorsi, il principale gruppo di opposizione siriana ha annunciato che parteciperà ai colloqui di pace in corso a Ginevra. Un delegato dell’Alto comitato per i negoziati (Hnc), appoggiato dai sauditi, ha riferito che il gruppo invierà al tavolo di pace in Svizzera “30-35 persone”, mentre in precedenza aveva escluso ogni spiraglio di trattativa con le forze leali al presidente Bashar al-Assad.

La dichiarazione del rappresentante apre timide speranze di risoluzione del pantano siriano. A Ginevra sono riuniti da ieri negoziatori di Nazioni Unite, Siria e Stati Uniti. Il gruppo ribelle aveva posto due condizioni necessarie per la sua partecipazione: il cessate il fuoco e l’invio di aiuti umanitari nelle città assediate. Farrah el-Atassi, una attivista dell’Hnc, aveva dichiarato alla Reuters che la delegazione non avrebbe “negoziato” senza l’accoglimento delle richieste.

La situazione sembra essersi sbloccata dopo una telefonata di John Kerry, segretario di Stato USA, che avrebbe chiesto al gruppo di non opporsi agli incontri. John Kirby, portavoce di Kerry, ha poi dichiarato che per Washington “è importante continuare questi colloqui senza precondizioni”.

L’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha annunciato di avere “buone ragioni per ritenere” che anche il principale gruppo di opposizione siriana arriverà domani a Ginevra per partecipare ai colloqui di pace. In un video messaggio rivolto al popolo siriano, de Mistura aveva sottolineato che i colloqui “non possono fallire”.

L’obiettivo dei negoziati – che dovrebbero durare sei mesi – è quello di fermare la guerra in Siria, che da marzo 2011 ha fatto oltre 260mila morti, 4,6 milioni di profughi e almeno 12 milioni di sfollati interni. I colloqui si concentreranno sulla tabella di marcia fissata a dicembre dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che prevede l’immediato cessate il fuoco, un governo di transizione in sei mesi e l’elezione entro i prossimi 18 mesi. L’opposizione insiste sulla posizione attuale, che guarda a un “governo di transizione” che metta la parola fine al dominio del presidente Assad. 

http://www.asianews.it/

01/02/2016

 

L'Isis colpisce un mausoleo sciita, 71 morti.

Al via i colloqui di pace sulla Siria

 

Nel mirino il luogo di culto dedicato a Sayyida Zeinab; fra i morti 42 combattenti fedeli ad Assad, 29 civili di cui cinque bambini. A Ginevra iniziano oggi i colloqui indiretti fra rappresentanti del governo e opposizione. Polemiche sulla presenza dell’Esercito dell’islam, che Mosca considera un gruppo “terrorista”. 

 

È di almeno 71 morti il bilancio aggiornato dell’attentato che ha colpito il mausoleo sciita di Sayyida Zeinab, a sud di Damasco; l’esplosione ha investito anche una stazione di bus e un edificio dell’esercito siriano che si trovano nella zona, provocando danni. Dietro l’attacco vi sarebbero le milizie dello Stato islamico, che hanno voluto colpire in concomitanza con l’inizio dei colloqui di Ginevra. Questi mirano al raggiungimento di un accordo politico per portare la pace - o quantomeno una tregua del conflitto - nel Paese. 

Secondo alcuni testimoni a sferrare l’attacco suicida di ieri al tempio sciita sarebbero stati due kamikaze; tuttavia, altri testimoni parlano di almeno tre esplosioni. 

L’Osservatorio siriano per i diritti umani, gruppo con base a Londra e una fitta rete di informatori sul territorio, afferma che dei 71 morti almeno 42 sarebbero combattenti fedeli a presidente Bashar al-Assad; il gruppo aggiunge che altre 29 vittime sono civili, fra cui cinque bambini. 

L’esplosione ha preso di mira, senza però danneggiarla, la famosa moschea di Sayyida Zeinab dalla cupola dorata; il luogo di culto sciita è famoso per ospitare le spoglie di una delle pronipoti di Maometto e attira da sempre numerosi pellegrini. 

In cinque anni di conflitto in Siria sono morte almeno 250mila persone, tra cui moltissimi civili, e oltre 11 milioni hanno abbandonato le loro case in cerca di rifugio. Le violenze hanno innescato anche una delle peggiori crisi migratoria degli ultimi decenni in Europa. 

Intanto a Ginevra sono iniziati i colloqui indiretti fra i rappresentanti del governo siriano e una delegazione del fronte dell’opposizione; le trattative dovrebbero durare almeno sei mesi, con le due delegazioni sedute in stanze diverse e funzionari delle Nazioni Unite, guidati dall’inviato speciale Onu Staffan de Mistura, a far la spola fra i due gruppi.

 

Alla vigilia dei colloqui il segretario generale Onu Ban Ki-moon si è rivolto a entrambe le parti, invitandole ad agire mettendo in primo piano il benessere del popolo siriano. 

Il principale gruppo di opposizione presente all’incontro ha sottolineato che, prima di ogni trattativa, il governo di Damasco deve rispondere della crisi umanitaria sul campo. In risposta, il rappresentante dell’esecutivo siriano Bashar al-Jaafari ha accusato i membri dell’Alto comitato dei negoziati (l’opposizione siriana, Hnc) di “mancanza di serietà” per la decisione all’ultimo minuto di partecipare ai colloqui. 

In queste ore si muove anche la diplomazia statunitense, con il segretario di Stato Usa John Kerry che invita entrambi i fronti a cogliere l’opportunità e mettere fine al bagno di sangue. 

I colloqui sarebbero dovuti iniziare il 25 gennaio, ma sono stati rimandati di alcuni giorni su richiesta delle opposizioni (sostenute da Turchia, Arabia Saudita e altre nazioni del Golfo). Prima di confermare la propria adesione, i rappresentanti dell’Hnc hanno chiesto la fine dei raid russi in Siria a sostegno dell’esercito di Assad (appoggiato da Mosca e Teheran), la fine degli assalti alle aree civili, la fine dell’assedio a città controllate dai ribelli e la liberazione dei prigionieri. 

Da sottolineare, infine, la polemica nata attorno alla presenza al tavolo dei colloqui fra i membri dell’opposizione dell’Esercito dell’islam e del suo leader, Mohammed Alloush. Mosca, principale alleato di Damasco, considera l’Esercito dell’islam un gruppo “terrorista”; anche fra i membri dell’opposizione vi è forte scontento, perché considerano “inaccettabile” che la delegazione sia guidata dal leader di un gruppo armato. Tuttavia, Alloush ha respinto al mittente le critiche affermando che è Assad il “vero terrorista”. 

top