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13 settembre 2016

 

Tregua in corso, potrebbero riprendere le trattative di Ginevra

di Guido Keller

 

Il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov si è detto convinto che già agli inizi di ottobre si concretizzerà un incontro a Ginevra, “de Mistura inviterà tutti”, volto a trasformare la tregua che ha preso il via ieri sera in Siria in una fase che possa rappresentare il primo passo della risoluzione della crisi siriana.

La tregua, seguita agli incontri del segretario di Stato Usa John Kerry con il collega russo Sergei Lavrov e benedetta da Damasco, durerà una settimana: ne sono esclusi i jihadisti dell’Isis, mentre dalla città martoriata di Aleppo i jihadisti di al-Qaeda, cioè di Jabhar Fath al-Sham, ex Jabat al-Nusra, ed i loro alleati ribelli di Yaysh al-Islam e di Ansar al-Sham, che controllano metà della città, hanno già fatto sapere di non intendere rispettare il cessate-il-fuoco e di voler continuare a combattere contro l’esercito regolare al fine di prevenirne la possibilità di riorganizzarsi.

Da parte sua il governo di Damasco ha comunicato che “Il regime di calma si applicherà in tutto il territorio della Repubblica araba siriana per sette giorni con inizio alle ore 19:00 del 12 settembre 2016 alle 23:59 del 18 settembre 2016 mantenendo la riserva di rispondere utilizzando tutte le armi su qualsiasi violazione da parte dei gruppi armati”. “Al momento – ha osservato lo statunitense Kerry – sembra stia prevalendo la calma”, per quanto sia ancora presto per avere un panorama generale della situazione.

 

La riapertura del tavolo di Ginevra a cui ha accennato Bogdanov rappresenta un fattore positivo, basti pensare che l’ultimo round di colloqui intra-siriani risale al 13 aprile, e che successivamente l’inviato dell’Onu Staffan de Mistura si era dovuto arrendere all’evidenza dei fallimento delle trattative.

Trattative che – va ricordato – vedono l’esclusione dei curdi siriani su volere della Turchia e dell’Arabia Saudita, e sempre su iniziativa di Ankara e di Ryad partecipano alla rappresentanza dei ribelli (Hcr, 32 gruppi) proprio i jihadisti di Yaysh al-Islam e di Ansar al-Sham, i quali sono per l’occidente “ribelli” e per i russi e i siriani terroristi, tant’è che non solo hanno ceduto armi ed equipaggiamenti forniti loro dagli Usa ai qaedisti, ma continuano a combattere al loro fianco.

Uno dei nodi principali del tavolo di Ginevra è rappresentato dal ruolo del presidente Bashar al-Assad, che Usa e ribelli vorrebbero fuori dai giochi, mentre i russi, alleati di Damasco, lo vorrebbero al potere per garantire i propri interessi che però, va detto, nel paese mediorientale ci sono sempre stati, si pensi alla base ex-sovietica di Tartus.

Qualcuno azzarda tra le ipotesi possibili della trasformazione del paese in una realtà fortemente federale, con i vari gruppi che controllano i propri spazi sotto la formale presidenza di Damasco, un’ipotesi possibile ma complicata per via del mosaico di etnie e confessioni di cui è fatto il tessuto sociale del paese mediorientale.

Per ils ergoterait di Stato Usa John Kerry l’occasione di oggi potrebbe “rappresentare l’ultima chance per salvare la Siria unita”.

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