Fonte: Il Faro sul Mondo

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Nov 17, 2016

 

Hezbollah, strada per Gerusalemme passa da Aleppo

 

Domenica Hezbollah ha celebrato “Il Giorno dei Martiri” a Qusayr, in Siria, con una imponente parata che ha messo in mostra numerosi mezzi pesanti (anche carri M-60).

 

I significati della manifestazione, che solitamente viene svolta a Beirut, sono precisi e costituiscono messaggi mandati a tutta la regione e, in particolare, ad Israele: 1) Hezbollah non è un semplice movimento di guerriglia, ma ha uomini e mezzi per condurre operazioni militari complesse di lunga durata; 2) La sua presenza in Siria non è contingente, ma è considerata stabile e strategica; 3) Hezbollah combatte in Siria per difendere l’intera Regione dai takfiri e dal disegno destabilizzatore che vi è dietro.

 

In buona sostanza, per il Partito di Dio la strada per la liberazione di Gerusalemme passa per Aleppo, e per la sconfitta della strategia portata avanti da Stati Uniti, Golfo ed altri attori regionali volta a destabilizzare Siria ed Iraq. È in questa ottica che acquista un significato preciso il pesante tributo di sangue pagato dai martiri di Hezbollah caduti in quella guerra.

 

La scelta di Qusayr è anch’essa significativa; nel 2013 Hezbollah intervenne contribuendo in maniera decisiva a cambiare le sorti di un conflitto che sembravano segnate. La battaglia che si svolse al confine con la Valle della Beqa’a spazzò via i takfiri che stavano spezzando in due la Siria e minacciavano di traboccare in Libano.

 

Con la parata che vi ha svolto, Hezbollah fa comprendere a tutti che non è una milizia al servizio di qualcuno, tutt’altro: è un attore regionale di primo livello con un’agenda propria, che è quella della Resistenza; ovvero, che il suo fine è la sconfitta delle forze che hanno oppresso il Medio Oriente, e in particolare la Palestina. La battaglia che Hezbollah conduce in Siria è contro di esse, ed è una fase irrinunciabile della loro sconfitta.

 

Aleppo è insomma sulla via di Gerusalemme; Israele lo sa bene ed è per questo inquieta, perché la sconfitta dei takfiri (e dei manovratori che vi stanno dietro) è il preludio della resa dei conti con l’entità sionista. Finalmente.

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