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Nov 27, 2016

 

Gli accordi segreti sulla Siria

di Giampaolo Rossi

 

Un centinaio di militari dell’UNDOF (La Forza di Disimpegno di Osservatori dell’Onu) ha ripreso possesso della base di Camp Faouar nel Golan, da dove, il 28 Agosto del 2014, dovettero ritirarsi dopo che i ribelli di Al-Nusra (legati ad Al Qaeda e appoggiati dall’Occidente) rapirono 40 soldati delle isole Fiji in forza al contingente.

Era il tempo in cui nelle Cancellerie occidentali si contavano le ore e i giorni alla caduta di Assad. Un mese prima, il 29 giugno, l’Isis aveva proclamato il Califfato sui territori occupati di Iraq e Siria; il 10 agosto, con la vittoria nella battaglia di Tabqa, lo Stato Islamico arrivava ad occupare la regione di Raqqa e le orde islamiste sembrano dilagare da est; mentre l’avanzata dei ribelli a nord ovest e soprattutto a sud (dove Al-Nusra sembrava essere irresistibile) chiudeva in una morsa il regime.

La priorità di Washington e degli alleati europei e sauditi non era quella di combattere l’Isis (che al contrario veniva favorito) ma di generare la caduta di Assad.

La notizia del ritorno dei Caschi Blu dell’Onu nella zona cuscinetto tra Israele e Siria è di fondamentale importanza per capire come sta evolvendo la guerra siriana e qual è il nuovo atteggiamento di Usa e Israele per la soluzione del conflitto.

Secondo Debka, sito vicino all’intelligence israeliana, sarebbero in atto colloqui segreti tra Israele, Siria e Giordania (con la supervisione di Usa e Russia) per stabilizzare i confini riportando la situazione esistente nel Golan a quella prima dello scoppio della guerra nel 2011; e il ritorno dei Caschi Blu nella zona cuscinetto è un segnale chiarissimo.

Da settimane, inoltre, su ordine del neo Presidente Usa Donald Trump, il nuovo capo della Sicurezza Nazionale, il Gen. Flynn ha attivato colloqui segreti con Nikolai Patrushev, capo del Consiglio di Sicurezza russo (l’alter-ego di Putin per la politica estera) e con i vertici militari turchi. Anche questo è un segnale fondamentale per capire come cambieranno i rapporti tra Mosca e Washington: Patrushev infatti è oggi nella lista delle personalità russe sanzionate dall’UE (in quanto ritenuto lo stratega dell’annessione della Crimea) ma è già diventato l’interlocutore privilegiato del nuovo corso di Washington.

Obiettivi di questi colloqui è organizzare un’offensiva congiunta anti-Isis non appena Trump avrà i pieni poteri. Non è mai successo che un Presidente americano s’impossessasse della politica estera prima dell’insediamento ufficiale (che ricordiamo avverrà il 20 Gennaio prossimo); di fatto Obama e i falchi anti-russi sono già esautorati.

Per Israele e per gli Usa, Assad non è più un problema, anzi rappresenta l’unico argine all’espandersi dell’islamismo e alla frantumazione ingovernabile della regione. Per Israele la questione è chiara da tempo e la convergenza tra Netanyahu e Putin sta ridisegnando la geopolitica mediorientale. Per gli Usa, si doveva aspettare l’uscita di scena di Obama e della Clinton per arginare la strategia del caos che Washington ha costruito in questi anni in Medio Oriente e il tentativo di trasformare la Siria in una seconda Libia.

Se il realismo di Trump si sposa con il realismo di Putin forse questa volta è l’Isis ad avere le ore contate.

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