https://it.sputniknews.com/

16.12.2016

 

Siria, la sporca guerra mediatica dell’Occidente

 

Aleppo è stata liberata, ma sulla città continuano a piovere come bombe le menzogne dei giornalisti occidentali, ai quali stanno molto più simpatici quegli angioletti dei “ribelli moderati” e terroristi vari piuttosto che Assad e Putin. Continua così la sporca guerra mediatica dell’Occidente.

 

I terroristi alla fin fine sono brava gente, purché combattano contro Vladimir Putin e Bashar Assad. È questa l'impressione che si ha stando al mainstream italiano e alle reazioni dell'Occidente dopo la liberazione di Aleppo. La Tour Eiffel viene spenta in segno di lutto, perché evidentemente se una città in Siria viene liberata dai terroristi, allora è una brutta notizia. Il tutto ha raggiunto veramente un livello surreale. 

 

Il problema principale di tutta la faccenda è che una guerra non può essere seguita da una scrivania a colpi di tweet, copia-incollando notizie di Al Jazeera o pubblicando articoli senza disporre di alcuna fonte attendibile. Vedere la realtà sul campo con i propri occhi, questo sarebbe un grosso passo avanti. Sputnik Italia ha raggiunto per un'intervista Sebastiano Caputo, reporter, tornato recentemente dalla Siria, autore del libro "Alle porte di Damasco".

 

Sebastiano, sei stato più volte in Siria, anche recentemente. In quali zone sei stato esattamente?

Sono stato in Siria come reporter in tre occasioni nel giro dell'ultimo anno. La prima volta fu a settembre 2015, andai principalmente a Damasco, Maaloula, le città limitrofe. La seconda volta andai ad aprile 2016, mi fermai più di 20 giorni, non mi fermai soltanto a Damasco, ma con lo zaino in spalla sono andato a Palmira, che era stata appena liberata, poi sono passato a Homs, a Tartus e soprattutto ad Aleppo. È stato un viaggio interminabile lungo una strada tesissima, dove ci sono postazioni di Al-nusra, di Daesh. È stato un viaggio infernale, ma ancor più infernale è stata la permanenza ad Aleppo, vivevo nel quartiere cristiano della parte Ovest. Ad aprile la città era ancora divisa in due, come Berlino tanti anni fa.  Di recente, circa due settimana fa sono tornato a Damasco, ho seguito la missione di medici italiani che andavano ad operare i feriti di guerra civili e militari all'ospedale civile Youssef Al Asma. È stata un'occasione per seguire come funziona la diplomazia parallela, perché sappiamo che l'Ambasciata italiana a Damasco è stata sospesa, l'Ambasciatore in questo momento si trova a Beirut. Di conseguenza, questo scambio di cultura medica fra medici italiani e siriani è un'altra forma di diplomazia che ha sostituito le funzioni che dovrebbe svolgere un'Ambasciata. 

 

Qual è la situazione in cui versa il Paese ora?

La situazione che ho visto è quella di un Paese ferito, non è mai vincitore anche se libera delle città, perché è un Paese che soffre, perde i suoi abitanti, vede scappare una parte della sua popolazione. Fatto sta che è in corso una guerra, ci sono più fazioni e quando c'è la guerra non esistono più le categorie pacifiche e pacifiste che noi conosciamo nei nostri Paesi, dove la guerra ci tocca solo da un punto di vista mediatico o cinematografico. Quando c'è una guerra esistono dei rapporti di forza e una deve prevalere sull'altra.

 

Qual è il tuo punto di vista sul coro mediatico in Italia che bombarda di notizie sulla Siria dove il problema principale sarebbero Putin e Assad, non tanto i terroristi di Daesh e i ribelli, ritenuti dall'Occidente degli angioletti? 

Con la narrazione della battaglia di Aleppo stiamo raggiungendo l'apice della menzogna più totale, però ricordiamoci che questo racconto mediatico è totalmente falsato da cinque anni. La guerra siriana è una guerra sporca, che di fatto non è più siriana, perché sono intervenuti Paesi stranieri da una parte e dall'altra.

L'informazione è stata sempre manipolata, i giornalisti in Occidente piuttosto che andare là, hanno riportato principalmente le notizie che arrivavano da due media: Al Arabiya e Al Jazeera. Sono i due principali media del mondo arabo musulmano, controllati rispettivamente da Arabia Saudita e Qatar, due Paesi coinvolti che hanno le mani sporche di sangue da più di 5 anni e di fatto non hanno alcun interesse a fornire un racconto obiettivo. Il loro racconto corrisponde ai lori interessi di destabilizzare la Siria e di colpire da una parte l'Iran, dall'altra la Russia. Il Qatar e l'Arabia Saudita in politica estera sono gli alleati degli Stati Uniti in Medio Oriente.

Per parlare di Aleppo i giornalisti si basano su fonti totalmente anonime, su profili twitter che spuntano improvvisamente. Ho visto addirittura Repubblica che rilanciava il messaggio di un terrorista famosissimo in Medio Oriente, un membro di Al-qaeda. L'Occidente è molto ipocrita, pone lo sguardo sui civili, come se stessero morendo solo da un lato. I civili ammazzati in questi 5 anni che vivevano nelle zone controllate dal governo siriano non hanno mai fatto notizia. È un racconto strappalacrime totalmente ipocrita.

 

Perché avviene questo?

Questo non mi stupisce più di tanto, perché l'Europa e l'Occidente, come li conosciamo noi, sono nati sulla più grande ipocrisia della liberazione degli americani. Gli Stati Uniti ci hanno liberati dal nazifascismo con due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, bombardando a tappeto città come Dresda, Milano, la stessa Roma quando la guerra era già finita. Gli ultimi a poter parlare di civili uccisi in maniera innocente e ingiusta sono proprio loro. E con la narrazione su Aleppo stanno raggiungendo livelli molto bassi.

 

I terroristi sono brava gente purché siano contro Putin e Assad, è questa la posizione dell'Occidente in sostanza?

Infatti, dopo tutti questi decenni che si parla di lotta al terrorismo, vediamo che la lotta al terrorismo da parte dell'Occidente è una farsa. Ci sono tre eserciti, quello siriano, iraniano e russo che combattano realmente sul campo il terrorismo, mettendo a disposizione i propri uomini, perdendo vite umane. Improvvisamente il terrorismo non deve essere più combattuto, i terroristi diventano dei ribelli moderati e combattenti per la democrazia. In realtà lo sanno tutti che i ribelli siriani sono fazioni radicalizzate, nelle loro file ci sono mercenari. Nelle evacuazioni dei civili i ribelli non vogliono essere filmati, perché le loro facce non sono siriane, fra loro ci sono georgiani, ceceni, afghani, pakistani. Si raggiungono livelli ancora più bassi quando viene spenta la Tour Eiffel in solidarietà dei civili di Aleppo Est come a voler discreditare l'avanzata dell'esercito siriano e russo proprio ad Aleppo. Lo fa lo stesso governo francese, colpito tre volte dalle stragi terroristiche, che ora però difende i suoi carnefici. È paradossale, è un suicidio.

 

Come si può parlare di guerra senza andare sul campo? Come valuti questo giornalismo da scrivania?

La classe giornalistica, come un po'tutto il mondo occidentale, è diventata intellettuale, non ha più gli attributi, non va sul campo, perché questo significa sporcare le mani, spenderci dei soldi, andando spesso a rimetterci. In un mondo dove contano soltanto i soldi, non serve più andare sul posto. Uno può diventare famoso dal nulla senza sporcarsi le mani. La situazione è nauseante, io ho parlato però con diversi amici miei, cittadini siriani che in questo momento si trovano a Damasco e Aleppo: a loro non interessa minimamente della narrazione mediatica che noi stiamo contestando ora. A loro non interessa più essere accettati dalla comunità internazionale, rimarranno in Siria, sono disposti a liberare la Siria dai gruppi terroristici e andranno avanti anche da soli, non hanno bisogno di noi. È triste perché soprattutto noi italiani, europei, avevamo un rapporto privilegiato con tutti i Paesi che fanno parte della nostra civiltà mediterranea. Sta andando tutto quanto in fumo. Spero che potrà nascere un'alleanza, se non fra le nazioni, almeno fra i popoli.

 

top